Il progetto Press Start prevede il lancio di tre librogame caratterizzati dal concept dell'emulazione dei coin-up da sala giochi anni '80; a illustrazioni in pixel art e allo stile di gioco vintage si affiancano giocabilità e realizzazione "moderni".
Per approfondire un po' il tema abbiamo virtualmente incontrato Samuel Marolla, autore di uno dei tre volumi presentati, ovvero di Games of Death 2. Come il titolo lascia intuire, si parla di picchiaduro e letali mosse di arti marziali… ma ora bando alle ciance, e lasciamo la parola proprio all'autore, che ringraziamo per la prodigalità con cui ha risposto alle nostre domande e per il personalissimo tocco finale sul suo personaggio preferito.
Gentile Samuel Marolla, in qualità di autore, ci parleresti del progetto ─ firmato Acheron Books, N3rdcore e Officina Meningi ─ di “Press Start”?
Eccomi! É presto detto: Press Start è, semplicemente ─ e modestamente! ─ il primo tentativo al mondo di emulare le dinamiche di un videogame con un’opera narrativa, e, in particolare, con un librogame, i famosi “libri gioco” molto di moda negli anni '80 e che oggi stanno rivivendo una seconda giovinezza. Press Start è una serie, composta per ora da tre titoli che usciranno in contemporanea, e che quindi cercheranno di ricreare atmosfere, meccaniche e suggestioni dei grandi videogame arcade anni '80. I titoli sono Games of Death 2 (rimando a Street Fighter 2), quindi un picchiaduro a incontri; Shugendo (che emula Shinobi), in ambito ninja; e infine Ghast n’ Gremlins (Ghost n’ Goblins, chiaramente), il celeberrimo platform a scorrimento horror-fantasy con il cavaliere che quando colpito perdeva l’armatura e rimaneva in mutande.
É in corso una campagna crowdfunding sulla piattaforma Gamefound, con la quale finanzieremo l’uscita dei libri sia in italiano che in inglese. Difatti, Press Start sarà la prima serie italiana di librogame a essere distribuita negli Stati Uniti.
La campagna prevede inoltre contenuti esclusivi che non saranno più messi in commercio una volta concluso il crowdfunding: si va da un vero e proprio cabinato in cui inserire i tre libri, a una reale moneta celebrativa, simile ai gettoni delle sale giochi dell’epoca…
Veniamo subito al sodo: perché i coin-up da sala giochi anni ‘80? Non si rischia di sembrare troppo nostalgici?
Sì, ed è quello che volevamo. É un’operazione nostalgia a tutti gli effetti. Inedita invece è la scatola e il modello: una campagna crowdfunding, la traduzione in inglese, e la distribuzione internazionale.
L'aspirazione però è anche quella di creare qualcosa di nuovo, cioè rendere in letteratura quel mitologico mondo videoludico, svelandone aspetti e angolazioni diverse e più profonde. Senza dimenticarsi però dell’aspetto puramente di entertainment che quei videogame sapevano rendere alla grande.
Nella vostra pagina “Acheron Games” definite la produzione italiana dei librigioco “all’avanguardia” rispetto alla scena internazionale. Perché?
La nuova giovinezza dei librogame di fatto parla italiano. É nata qui, ed è in Italia che ci sono oggi alcuni dei massimi autori di librogame. Ci sono chiaramente grandi produzioni internazionali, ma il trend che oggi sta vivendo l’Italia è abbastanza unico. Qui da noi la passione per la narrativa a bivi è più radicata che altrove.
Ci parleresti del librogame che porterà la tua firma: Games of Death II?
Certo!
Il mio librogame è appunto un tentativo di emulare un picchiaduro a incontri, come Street Fighter, Mortal Kombat o Tekken. Ci sono tutte le caratteristiche di storytelling: il torneo con un “patron” malvagio, fighter buoni e altri cattivi, un’isola criminale (oggi diremmo uno “stato canaglia”), folkloristici villain che crescono di potenza mentre si prosegue verso le finali del torneo, e protagonisti con backstory e motivazioni particolari per partecipare al torneo.
Si potranno difatti giocare tre personaggi: BLUES, giovane fighter dagli abiti e i capelli blu, e dal carattere irruento fino a rasentare l’incontrollabilità; MAYA SANDEKAO, cantante inglese ma che discende da una nobile famiglia malese il cui capostipite era un leggendario pirata (il nome e la geografia vi ricorda qualcosa?), maestra dell’arte marziale Pentak Silat; e Dirk “Grey” Wilding, ex Navy Seals, ex campione di MMA e di lotta. Ognuno di loro persegue obiettivi diversi e avrà variazioni di percorso, che renderanno quindi il gioco più longevo.
Il tuo titolo, anche per i non addetti ai lavori, sembra affondare le radici in un certo tipo di cultura relativa ad alcuni particolari film e videogiochi. Ci daresti qualche indizio più preciso e, perché no, anche le tue preferenze in merito?
Come il titolo fa intuire, è ispirato al leggendario film incompiuto di Bruce Lee, uno dei miei idoli assoluti. Parlo naturalmente di Game of Death, sui cui stralci di pellicola è stato poi costruito il film “L’ultimo combattimento di Chen”, che ha l’unico merito di aver diffuso alcuni dei migliori combattimenti del Piccolo Drago, nonché gli ultimi.
Però è anche un omaggio a Street Fighter. Il numero 2 è un ulteriore segno di affetto, visto che di fatto non esiste il volume precedente…!
Allora, io avrei potuto o forse dovuto rimanere vincolato nei confini dei videogame a incontri già citati. Iniziando a scrivere, però, mi sono accorto che i personaggi uscivano un po’ dalla pagina, e che il Games of Death iniziava a vivere di vita propria. Quando succede, per esperienza so che è meglio seguire quel che l’opera stessa sta cercando di dirmi.
Mi sono quindi accorto che sarebbe stato troppo limitante ricreare pedissequamente il mero meccanismo di combattimento di Street Fighter. Ho quindi allargato il discorso e, attingendo alla “Biblioteca di Babele” del mio personale immaginario, ho allargato a film, fumetti e cartoni animati dell’epoca a tema “torneo di arti marziali”, dall’Uomo Tigre a Dragon Ball, da Bruce Lee a Van Damme. Il risultato è un maelstrom di cultura marzial-pop anni 80, un super concentrato di quel meraviglioso mondo immaginifico fatto di campioni di lotta, mosse incredibili, figure iconiche e costumi sgargianti dal pessimo gusto estetico.
Leggendo qua e là abbiamo visto che, presentando tutto l'ambaradan, hai citato Miyamoto Musashi, samurai realmente esistito e figura anche letteraria di riferimento. Ci diresti due parole in merito a questo genere di letteratura?
Ho grande ammirazione per la letteratura marziale, sono stato ad esempio un avido divoratore della trilogia dei Ninja di Eric Van Lustbader, così come del Tao of Jeet Kune Do.
Il Libro dei Cinque Anelli di Miyamoto Musashi è stato un altro grande testo della mia giovinezza. Il boss finale di Games of Death 2, il mefistofelico Re-Satana, ha come super mossa il “Colpo del Corpo”, insegnato proprio da Musashi.
C’è qualcosa che vorresti aggiungere in merito al tuo libro o al progetto?
Se posso, volentieri: la figura di Blues, uno dei tre personaggi giocabili.
Il personaggio Blues ha una storia difficile.
Come scrittore, oggi sono conosciuto principalmente per la mia narrativa horror o perlomeno fantastica, ma da ragazzino per molti anni sono stato un accanito scrittore di storie action, e il mio personaggio di riferimento, che ho utilizzato per anni in modo quasi esclusivo, era appunto Blues. Un giovane ribelle, malinconico e cinico, brutale ma capace di enormi slanci emotivi, spietato coi nemici ma in fondo di buon cuore. Nella mia folle weltanschauung autoriale della giovinezza, Blues era un Frankenstein di personaggi, veri o di finzione, che amavo: dentro di lui ci sono parti di Bruce Lee, Jim Morrison, James Dean, Axl Rose, e persino un giovane Conan il Cimmero. Le sue erano avventure molto contaminate, dove mescolavo action, arti marziali, poliziesco, pulp, avventuroso, spy-story, ma più di tutti, Blues era un giovane ed estremamente tormentato atleta di arti marziali.
Io ho vissuto un’adolescenza e una prima giovinezza piuttosto turbolente, e Blues era di fatto il mio alter ego di finzione. Ne abbiamo passate tante, insieme.
Poi, da giovane adulto, il lavoro e la famiglia hanno assorbito la mia vita e ho smesso di scrivere per alcuni anni, abbandonando Blues a un incerto destino fatto di pagine bianche. Mi è sempre dispiaciuto, mi sono sentito in colpa per averlo in qualche modo abbandonato. L’ho vissuta come un tradimento nei suoi confronti.
Games of Death 2 era l’occasione PERFETTA, il suo concept sembrava ideato apposta per far riemergere Blues dal quel mondo immaginario e inedito seppellito nei miei vent’anni.
Così, eccolo qui.
Blues è tornato sul ring, dopo oltre vent’anni di silenzio.
E sento che il tempo non ha scacciato i fantasmi che lo tormentavano.
Al contrario: lo sento ancora più incazzato di prima.
Non so se ho fatto bene a farlo tornare…
Salutaci e convincici in poche parole a finanziare il tutto ─ termine entro il 11/04!
Beh, Press Start è l’occasione irripetibile di rituffarsi negli anni 80 tramite l’inedita fusione di due dei suoi gioielli più amati: i librogame, e i coin-op da sala giochi! Soltanto Stranger Things potrebbe gareggiare con un amarcord così affascinante!
Un grazie e Samuel Marolla e un in bocca al lupo per la campagna di crowdfunding!
Grazie a te e a tutti i lettori di Fantasy Magazine!
P.s: nelle risorse di rete, il link al crowdfunfing!
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