172 anni prima di Daenerys Targaryen.
La precisazione con la quale inizia The Heirs of The Dragon, il primo episodio di House of the Dragon, puntella da subito il mondo in cui stiamo tornando. Westeros, ma non come l'abbiamo conosciuto nelle otto stagioni di Game of Thrones, ovvero Il trono di spade, serie tratta dalle Cronache del Ghiaccio e del Fuoco di George R.R. Martin.
Si tratta di uno spin-off della serie che ha battuto diversi record di ascolto e di premi, ma non è avulso dall'universo letterario ideato da Martin.
Il primo episodio in realtà inizia un po' prima, con un re morente, Jaehaerys Targaryen (Michael Carter), il quale privo di eredi diretti si trova costretto a designare un successore.
Mozione d'ordine: da qui in poi, se non nomino esplicitamente il cognome, il personaggio è un Targaryen. Trattandosi di una serie che riguarda direttamente le beghe interne a questa famiglia, capirete che saremmo penalizzati dai motori di ricerca per uso eccessivo di parola chiave.
Jaehaerys non vuole però scegliere, pertanto delega a un consiglio di nobili tale incombenza, ovvero scegliere tra una donna e un uomo: Rhaenys (Eve Best), la nipote maggiore e figlia del primogenito di Jaehaerys, e Viserys (Paddy Considine), nipote maschio maggiore e figlio del secondogenito. I tempi non sono maturi perché un consiglio di Lord maschilisti e misognini accetti una donna al potere, pertanto viene nominato Viserys.
Lo stacco successivo ci porta al nono anno del regno di Viserys, il quale si trova parecchie gatte da pelare.
Dal suo matrimonio non sono nati figli maschi, e il Re ripone le sue speranze nell'ennesima gravidanza di sua moglie Aemma Arryn (Sian Brooke).
Rhaenyra (Emma D'Arcy), unica figlia del Re non sembra voler stare al suo posto di principessina designata, da impalmare a qualche nobile lord.
Daemon (Matt Smith), fratello del Re, scalpita e freme, sentendosi l'unico erede al trono, almeno finché non nascerà un erede a Viserys. Trama nell'ombra e ha creato una milizia personale a lui fedele, con la quale amministra la giustizia in modo sommario ad Approdo del Re.
Queste sue ambizioni sono malviste dal Primo Cavaliere, Otto Hightower (Rhys Ifans), che ritenendo Daemon troppo sanguinario per governare spera anch'egli nel buon esito della gravidanza della Regina.
Il primo episodio di House of The Dragon è diretto da Miguel Sapochnik, un trionfante reduce di Il trono di spade, serie in cui ha diretto sei episodi, tra i quali La battaglia dei bastardi (Premio Emmy) e La lunga notte (candidato agli Emmy), vincendo anche un premio come produttore esecutivo dell'ultima stagione.
Sapochnik in pratica dirige con il pilota automatico un episodio scritto dallo showrunner della serie Ryan Condal.
Il testo originale, il libro Fuoco e Sangue, sempre scritto da Martin, non è un vero e proprio romanzo, bensì un compendio storico alla saga principale, incentrato sugli eventi della dinastia dei Targaryen, che culmineranno in una guerra fratricida denominata "La danza dei draghi". Il passaggio dalla cronaca storica alla narrazione impone almeno all'inizio molto lavoro di presentazione dei personaggi.
Condal, pur non provenendo dalla serie precedente, sembra addentrarsi nella materia sin da subito, con una fitta rete di dialoghi tra i personaggi, con lo scopo di sentirli nominare e di comunicare allo spettatore quale sia il ruolo nel quadro generale. Nella miscela non possono mancare scene esplicite di sesso e violenza alle quali ci ha abituato la serie madre, nonché un certo grado di tensione per il destino dei personaggi principali sin dal primo episodio.
I draghi sono ovviamente parte della messa in scena, così come gli ambienti noti di Westeros, nella versione di quasi due secoli prima. Anche in questo caso la macchina è ben rodata e il budget, a differenza della prima stagione de Il trono di spade, è da subito alto.
Personaggi ce ne sono molti altri, e molti altri ancora devono entrare in scena negli episodi successivi. Il cast è mediamente di buon livello, e credo che per i migliori attori ci saranno occasioni per emergere.
A differenza di quanto accadeva nel 2011, c'è già un finale scritto per questa storia, che darà una precisa direzione verso la quale la serie deve proseguire non entrando in contraddizione con il seguito già noto. Una direzione che non solo è stabilita e ribadita allo spettatore dall'introduzione dell'episodio, ma anche da alcune noiose linee di dialogo con "effetto oracolo", che sarebbe stato meglio evitare. È uno scivolone che accade nei prequel o nei biopic, per il quale alcuni personaggi presagiscono già il futuro noto agli spettatori.
In ogni caso, la prima impressione è quella di un prodotto con tutti gli ingredienti al loro posto, con un respiro potenziale almeno pari alla serie che ha originato il franchise. Negli anni anni è successo che alcuni spinoff siano arrivati a essere considerati pari o superiori alla serie che li ha originati. È ancora presto per dire se accadrà a House of The Dragons, ma le premesse per un buon prodotto ci sono.
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