Si è tenuta a Bologna, dal 21 al 25 settembre, la prima parte del Future Film Festival, Il primo festival italiano dedicato ai film d’animazione, VFX e alle media arts.
Tema di questa edizione, che avrà una sua conclusione a Modena dal 30 settembre al 2 ottobre, è il Retrofuturo, ovvero guardare a come in passato è stato rappresentato il futuro, che in alcuni casi poi era la nostra epoca, se pensiamo a film come Soylent Green (1973), il quale, come evidenziato dal titolo italiano, 2022: I sopravvissuti, era proprio ambientato quest'anno, o Blade Runner (1982), ambientato nel 2019, quest'ultimo proiettato nella retrospettiva del Festival nel suo Final Cut. Film ispirati da romanzi, rispettivamente di Harry Harrison e Philip K. Dick.
Con un programma ricco di eventi e proiezioni, essendo in solo in due alla manifestazione, scegliere cosa vedere e seguire è stato decisamente complicato. Ma non essendo ubiqui, è stato necessario.
Sabato 24
Il primo passaggio è stato al foyer del cinema Arlecchino. Lì era allestita una mostra dedicata proprio al Retrogaming. Una mostra in realtà dinamica, poiché era possibile mettere le mani e giocare con il flipper di Ritorno a Futuro, un cassone arcade, alle console Super Nintendo, Sega Megadrive, Playstation (quella senza numero!) e sua sua maestà Commodore 64, l'home computer più venduto degli anni '80.
Da ex spectrumiano posso solo dire che ormai la guerra degli home è finita da tempo. Mi dispiace per come sia finita, ma è difficile non tributare al C64 gli onori che merita.
Ma prima di recarmi al MamBo per gli incontri sul retrogaming, non potevo non fare una deviazione per la mostra Anime Robot & Cyborg, in una sede leggermente decentrata rispetto alle sale cinematografiche (una ventina di minuti a piedi o cinque di bicicletta comunque), al Museo della Musica. È stata l'occasione per ammirare i cel, ovvero i fogli lucidi trasparanti usati in animazione per disegnare i singoli movimenti, di anime storici degli anni '70 e '80, selezionati della collezione di Alessandro Cavazza.
Tornando al C64. Tutti gli onori gli sono stati tributati al Mambo, con una serie di incontri della serie, Retro-Future Videogames, nei quali esperti del settore hanno illustrato la storia dei videogame dagli albori, con dovizia di aneddoti e curiosità culminati con la Reunion Simulmondo. Un incontro che merita un approfondimento ulteriore, sul quale torneremo senz'altro.
E al cinema? Mentre giravo per convegni l'inviata Letizia inallava tre proiezioni ricche di spunti: I vicini dei miei vicini sono i miei vicini (My Neighbors’ Neighbors) di Anne-Laure Daffis e Léo Marchand, I am what I am di SUN Haipeng
e Metamorphosis, produzione italiana in anteprima mondiale, presentata dal regista Michele Fasano e dall’art director & character designer Elena Brighittini.
Di questi film vi daremo una completa recensione.
Domenica 25
La domenica mattina è stata caratterizzata dall'incontro Retro-Future Buildings & Animation, tenutosi allo IAAD, nel quale Sho Ito, architetto inglese e fondatore dello Studio Ito, ha raccontato al pubblico di interessanti collegamenti tra movimenti archittetonici come e la fantascienza, partendo da un video da lui realizzato sul Capsule Tower di Tokyo, edificio abbattuto nel 2022, emblema del movimento architteonico del Metabolismo.
A sviscerare contenuti fantascientifici avrebbe dovuto esserci Franco Forte, direttore editoriale di Urania, ma ritardi ferroviari ci hanno messo lo zampino. Le due ore sono state così dense di spunti e contenuti che meritano un servizio a parte.
Il pomeriggio al cinema ci ha visti poi davanti allo schermo fino a sera tarda. Si è cominciato con la rassegna di corti del Linoleum Contemporary animation art festival di Kiev, una rassegna che sta subendo, come tutta l'Ucraina, lo stato di guerra. Di seguito è stato possibile ammirare: Deep Love di Mykyta Lyskov (2019), Deep Water di Anna Dudko (2020), Paper or Plastic di Nata Metlukh, (2020), The Responsible Hero di Roman Lysenko (2021), The Surrogate di Stas Santimov (2020), Unnecessary Things di Dmytro Lisenbart (2020), Until it Turns Black di Anastasiia Falileieva (2019). Senza nulla togliere agli altri, vi posso dire che il mio preferito è stato Unnecessary Things di Dmytro Lisenbart, tratto dal racconto The Old Curiosity Shop di Robert Sheckley. Una singolare storia di amicizia tra un uomo e un robot, entrambi chiamati Rob. Notevole inoltre la smitizzazione del supereroe condotta in Responsible Hero.
Nel prosieguo abbiamo visto Princess Dragon di Jean-Jacques Denis, Anthony Roux, produzione francese dalle atmosfere miyazakiane.
In serata, divisi su due fronti, abbiamo affrontato Inu-oh di Masaaki Yuasa, film che poi è stato il vincitore del concorso riservato ai lungometraggi.
Gli altri premiati, con tutte le motivazioni, li trovate elencati nella galleria in fondo all'articolo e nell'articolo dedicato.
Inu-oh di Masaaki Yuasa conquista il 22esimo Future Film Festival
Gli artisti del teatro giapponese medievale ritratti come rock star, le seconde generazioni alle prese con i traumi dei genitori, le storie provenienti dall’estremo oriente o dall’Europa raccontate con le tecniche di animazione più innovative: questa edizione mette in luce più che mai il potenziale del settore, portando all’attenzione del pubblico delle vere perle di creatività.
LeggiSull'altro fronte, dopo le premiazioni, la mia serata, e la mia escursione al festival si è degnamente completata con il musical afro-futurista Neptune Frost di Saul Williams e Anisia Uzeyman, fuori concorso, essendo un live action, ma sul quale è necessario tornare perché i temi che lancia sono tanti e degni di attenzione.
Conclusioni
Un festival di ampio respiro lascia soddisfazione e rimpianti. Si ha la percezione che sia più quello che si è perso che quello che si è visto. Ma non è così. Ognuno sceglie un proprio percorso, che ho tracciato in queste brevi note, raccoglie spunti e li metabolizza per svilupparli in futuro. Non si può essere ovunque nello stesso tempo, ma per fortuna le occasioni di approfondimento non mancheranno. Ci siamo persi le retrospettive, tra le quali una dedicata a Croneneberg, ma gli spettatori non sono mancati. A noi il compito francamente di guardare avanti.
Cos'altro ancora potremmo dire? Che c'erano i libri di fantascienza di Zona 42? Che c'erano maratone di corti horror? Il programma lo abbiamo presentato negli scorsi giorni.
Insomma c'era tanta offerta, tanta possibilità di scelta per costruire un proprio percorso. Questo è il vantaggio di un programma denso e ricco. Male per noi che non possediamo il dono dell'ubiquità. Ci lavoreremo.
Il Future Film Festival continua a Modena, dal 30 settembre al 2 ottobre, e qualche occasione a voi che potrete andarci ve la offrità ancora.
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