In occasione del FeST, il Festival interamente dedicato alle Serie TV, che si è tenuto per tre giorni a Milano presso la Triennale, abbiamo assistito al panel dedicato ai Zombi e a quanto siano presenti in questo momento al cinema, sul piccolo schermo e nei fumetti.
Ha moderare l’incontro il critico televisivo Attilio Palmieri che ha introdotto subito l’argomento partendo da quello che è stato forse il caso più eclatante di non morti nella serialità televisiva, ossia The Walking Dead. Come ha giustamente osservato Eugenia Fattori, Media Consultant, il tema degli zombi si può facilmente declinare in ogni tipo di scrittura. The Walking Dead infatti è passato dall’essere un prodotto di prestigio, nato come una mini serie, ad avere una struttura da soap opera nel momento in cui la serialità si è fatta lunghissima. Questo tipo di narrazione è caratterizzata dalla così detta “potatura di personaggi”, il che significa che quando il pubblico si affeziona a un eroe questo viene sistematicamente eliminato per poter andare avanti nella narrazione. Si è passati quindi, senza soluzione di continuità, dal genere horror alla soap con estrema naturalezza.
Alice Cucchetti, giornalista ed esperta di serie TV, ha sottolineato come sia nelle serie che nei film, gli zombi siano solo dei comprimari e raramente dei protagonisti perché, in quanto privi di personalità, è difficile riuscire a renderli character attraenti per il pubblico. Lo stesso genere horror, spesso ibridato con la fantascienza, è usato per serie antologiche come American Horror Story o Black Mirror evitando archi narrativi lunghi. Ci sono pochissime eccezioni tra cui IZombie, dove il genere si mescola con il poliziesco, oppure Les Revenants, in cui i morti tornano con una loro coscienza, diventando personaggi con cui empatizzare.
Gabriele Ferrari, critico che si occupa soprattutto di cinema, ha spiegato come gli zombi siano i mostri per eccellenza del grande schermo dove sono nati, a differenza di altri come vampiri o licantropi, che hanno i loro antenati nella letteratura. Il primo film a parlare di morti viventi è White Zombie (L’isola degli zombi) del 1932, ma per i primi trent’anni questi esseri sono mostrati come strumenti guidati dalla volontà di un vivo che ha la capacità di usarli. Bisogna aspettare il 1968 e La notte dei morti viventi George A. Romero perché acquistino una valenza politica, diventando la metafora di qualsiasi cosa. Il 2002 è invece l’anno dell’uscita di due film, Resident Evil e 28 giorni dopo, capaci di riportare al successo il genere, cambiando le caratteristiche fin ora avute dai non morti. In entrambe le pellicole gli zombi si muovono velocissimi a differenza di ciò che accadeva prima, dando il via a nuovi tipi di narrazione. Ad oggi però a parte qualche eccezione, il genere pare non riscuotere più il successo di un tempo e si fatica a capire che futuro lo attende.
Ultima a intervenire è stata Valentina Lotti, esperta del mondo dei fumetti, che ha fatto una breve panoramica su come gli zombi siano raccontati da questo medium. In questo caso sono stati usati anche in modo molto originale con la particolarità che nel fumetto il lettore ha l’opportunità di potersi soffermare su una tavola, cosa che consente un’attenzione maggiore rispetto a ciò che permettono di fare la tv o il cinema.
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