In una miniera di coltan, in un punto imprecisato dell'Africa, uno dei minatori subisce una trasformazione che lo rende parte integrante di quel mondo virtuale che nell'occidente viene vissuto sui dispositivi realizzati con il minerale che costa letteralmente la vita dei suoi estrattori.
Non solo lui, gradualmente tutti gli altri minatori oltrepassano la barriera, compresa Neptune (Cheryl Isheja e Elvis Ngabo), che si evolve come essere intersessuale. Il minatore originale assume il nome di Matalusa (Bertrand Ninteretse) e compie atti dimostrativi nella rete.
Nel collettivo si crea una spaccatura, tra chi vorrebbe compiere più che atti dimostrativi, sovvertendo il sistema che li ha resi schiavi, e chi vorrebbe continuare con un'opera di comunicazione e sensibilizzazione. Ma chi è al potere è alla loro ricerca, e urge prendere decisioni di vita o di morte.
Inizia con una potente carrellata nella miniera dei nuovi schiavi delle era informatica, Netpune Frost del rapper statunitense Saul Williams con la moglie, l’attrice, drammaturga e regista ruandese Anisia Uzeyman.
Con un budget ridottissimo il film racconta, avvalendosi delle componente musicale e di paesaggi che mozzano il fiato, una storia che riconnette in modo profondo gli i primi afro-americani, uomini e donne schiavizzati e deportati nel nuovo continente, con i nuovi schiavi prigionieri a casa propria.
Viene descritta con forza una dittatura connivente con le multinazionali, come un kapò poteva esserlo nei lager, che esclude dalla tecnologia proprio chi perde la vita contribuendo a produrla.
Quando negli operai avviene la mutazione, i loro corpi s'innestano nel silicio, nei cavi, nei rimasugli tecnologici che prendono vita ed energia grazie ai loro nuovi poteri. Espedienti semplici che rendono con efficacia il senso della trasformazione, ricollegandosi a pitture e trucchi cerimoniali della tradizione.
Musiche e canti, estrapolati dalla loro funzione di alleviamento della sofferenza del lavoro, sono il mezzo espressivo della rivolta, ma anche di comunicazione di un transumanesimo che supera le usuali coordinate di vita, sessualità, contatto con il corpo.
Neptune Frost è un'esperienza immersiva e coinvolgente, una visione che non lascia indifferenti e che ci fa guardare al nostro cellulare con un certo senso di colpa. Uno Spartacus 2.0, colorato e vibrante di passione.
Presentato in Italia allo scorso Future Film Festival, auspico che possa trovare spazio nella programmazione cinematografica. Intanto il film è disponibile fino alla mezzanotte del 2 ottobre sulla piattaforma MyMovies, al link https://www.mymovies.it/ondemand/future-film-festival/.
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