Parlare, o presentare Tiziano è contemporaneamente facile e difficile. È facile perché le sue opere sono di una tale bellezza, che non è possibile negarla, coinvolge tutti gli spettatori. È difficile, perché è, per certi versi rivoluzionaria, nuova, provocatrice nel suo essere provocante. La nuova stagione dell’arte al cinema di Nexo digital si apre con il documentario: Tiziano. L’impero del colore, diretto da Laura Chiossone e Giulio Boato e scritto da Lucia Toso e Marco Panichella con la supervisione di Donato Dallavalle, una produzione che ha coinvolto più parti: Sky, Kublai Film, Zetagroup, Gebrueder Beetz e Arte ZDF. 

Tiziano. L'impero del colore. La regista Laura Chiossone.
Tiziano. L'impero del colore. La regista Laura Chiossone.

Graziati, nella sfortuna, dalla possibilità di girare in una Venezia deserta, durante la pandemia, quindi straniante e ancora più immersiva, gli spettatori hanno la possibilità di avvicinarsi alle opere come mai sarà possibile, quasi di testare la qualità materica della pennellata, di assorbire la luce incredibile dei colori tizianeschi, così vividi e caldi da rendere estetico, l’estatico. In questo Tiziano fu rivoluzionario e a ragione è definito il pittore del colore. Fu anche un eccellente imprenditore, organizzando la propria bottega come una moderna impresa d’arte. Paragonabile, come capacità innovativa a quell’altro genio che cambiò le leggi del mercato: Andy Warhol (altro artista che utilizzò il colore in modo innovativo).

Tiziano. Amor Sacro Amor Profano
Tiziano. Amor Sacro Amor Profano

Seguiamo la vita di Tiziano da quando era bambino, fra le sue montagne, all’approdo a Venezia, alle ricerche di committenze sempre più ricche e importanti. E anche qui bisogna riflettere sul concetto di arte, spesso instillata malamente, in modo falso e ipocrita: l’arte non è mai stata libera, dietro a qualsiasi opera d’arte ci sono interessi, finanziamenti e sovvenzioni. Tiziano voleva la fama e il successo. Era ambizioso e aveva l’intelligenza per organizzare la propria carriera in modo quasi “mafioso”, come ha detto provocatoriamente il brillante critico Bernard Aikema, Professore di Storia dell’arte moderna all’Università di Verona, aveva l’acutezza di interpretare i voleri dei committenti accontentandoli.

Tiziano. L'impero del colore
Tiziano. L'impero del colore

Menzione speciale alla scelta di alcuni critici intervistati: Amina Gaia Abdelouahab, curatrice indipendente e storica dell’arte, co-founder e vicepresidente di Progetto A, fresca, diretta, capace di comunicare in modo semplice ed efficace; Francesca Del Torre, assistente scientifica all’Istituto di storia dell’arte della Fondazione Cini e curatrice per la pittura italiana del Rinascimento al Kunsthistorisches Museum di Vienna; l’entusiasta e coinvolgente Miguel Falomir Faus, Direttore del Museo Nacional del Prado a Madrid, studioso di pittura italiana del Rinascimento e del Barocco; Giorgio Tagliaferro, Professore Associato in Arte Rinascimentale all’Università di Warwick;  Sylvia Ferino-Pagden, curatrice di mostre, in precedenza Curatrice della Pittura rinascimentale italiana e Direttrice della Pinacoteca del Kunsthistorisches Museum di Vienna; oltre al già citato, provocatore e acuto Bernard Aikema. Questi gli interventi più interessanti, al netto degli inserimenti, forse un po’ di dovere. Va segnalato, perché è sicuramente un successo per i registi, la partecipazione di Jeff Koons, amante e affascinato da Tiziano, con cui si sente di poter dialogare. Ognuno crede e percepisce se stesso in relazione con il mondo, con il passato, il presente, il futuro in modi molto personali. 

Tiziano. L'impero del colore
Tiziano. L'impero del colore

Purtroppo, ogni tanto infastidiscono quegli stacchi da fiction, che fanno tanto pubblicità di Sky, somiglianti ai video promozionali degli schermi di ultima generazione. Nulla aggiunge la visione del pennello che spruzza il colore, di dubbia utilità l’insistenza dello sguardo sul corpo dell’attrice, che interpreta Cecilia, nessuna utilità invece lo sguardo dell’attore che interpreta Tiziano, a Venezia, durante un viaggio in gondola. Tutti orpelli che allungano un brodo denso e assolutamente autoconsistente. Ma neanche oggi l’arte è libera e a volte si devono inserire parti, forse poco gradite, per accondiscendere ai voleri dei committenti. Dovrebbero essere i committenti a promuovere e finanziare prodotti di qualità, cercando di far diventare quest’ultima veicolo per guadagni commerciali. Comunque, vale la pena godere di questo documentario, che sarà nelle sale il 3,4 e 5 ottobre 2022.