Laini Taylor, scrittrice fantasy young adult americana, è giunta a Lucca in occasione di Lucca Comics & Games 2022, per incontrare i suoi fan e raccontare la magia dei suoi romanzi: miti e leggende, misteri e sogni, passione e vendetta sono la sostanza dentro cui vivono le sue storie. L'incontro del 29 Ottobre all'Audutorium San Girolamo, dal titolo Fantasy e Magia: L'universo di Laini Taylor, è stato condotto da Megi Bulla de La Biblioteca di Daphne.
Dici sempre che scrivere è un istinto per te. C'è stato un momento in cui hai pensato "ce l'ho fatta, sono una scrittrice!"?
Credo di essermi vista come una scrittrice da sempre, anche prima di diventarlo. Non so come abbia fatto a mantenere questa fede assoluta, perché io sono una perfezionista e per molti anni non ho scritto, eppure mi consideravo una scrittrice. Forse mi illudevo… ciò è pericoloso, perché il tempo passa in fretta, e a un certo punto arriva il momento di scrivere davvero. Alla fine ho cominciato a frequentare convention dove trovavo editori e altre persone che scrivevano. Il libro non deve rimanere un'idea nella mia testa, ma la devo fisicamente creare. Lo scrittore si fa scrivendo, è vero. Sognare idee è una cosa bellissima, anche l'editing, ma la parte più difficile è quella di scrivere, anche se è meravigliosa.
Qual è la cosa più difficile? Inserire le idee nel testo? Concluderlo? Cosa ti mette più alla prova?
La cosa che trovo più difficile è il passaggio delle prime bozze. Non mi interessa scrivere una storia perfetta già in bozza, devo scoprire dove va questa storia, ma poi le bozze diventano tantissime, perché sono perfezionista… ecco, questa è una fase di lavoro intensa e a volte anche scoraggiante. Poi, una volta fatta la bozza, con la parte di editing e di limare il testo giungo nella mia confort zone.
Tu ami viaggiare: quali sono i luoghi che ti hanno condizionata di più [nella stesura dei tuoi romanzi]?
Mio padre era un militare, così viaggiava molto e io viaggiavo con lui da bambina. Queste esperienza hanno dato forma alla fascinazione che nutro per le altre culture e per gli altri mondi. Per La Chimera di Praga mi sono ispirata al Marocco. Mi sono informata su quel paese mentre scrivevo, ma non l'avevo ancora visitato durante la prima bozza, ma per la seconda sono voluta andare prima in viaggio in Marocco, e questo ha influito grandemente soprattutto sul secondo libro della serie. Non so come sarebbe andata, se non avessi viaggiato in Marocco e vissuto la kasbah.
Nel 2014 iniziavi la tua prima trilogia, e nel 2017 ci stupivi con Il Sognatore. Non è facile immaginare di passare subito da una serie all'altra..
Dopo un periodo molto intenso su cui ho lavorato sulla trilogia, dovevo decidere cosa fare. In quel periodo ero con la mia famiglia in Messico, mi chiedevo quale sarebbe stato il mio prossimo progetto. La prima idea era una storia di fantascienza, ma non riuscivo a entrarci dentro, e l'ho abbandonata a favore de Il Sognatore, idea fantasy che mi era più congeniale.
Tra la trilogia del La Chimera di Praga e la saga de Il Sognatore, nel processo cretivo quali sono state le differenze e che punti hanno in comune?
Il processo creativo è stato diverso. In realtà provo a cambiare l'approccio, ma alla fine torno a quello che mi è più congeniale, cioè cercare elementi che si trovino insieme quasi per caso, ma che rechino la promessa di una storia più grande. La prima idea è sempre un embrione, poi la storia va in posti che non potrei mai immaginare, devo seguire il mio istinto e andare in vaggio seguendo questa storia. Il finale che scopro alla fine è sempre qualcosa di diverso e più grande rispetto a quello che pensavo all'inizio.
La prima bozza in realtà non esiste, la prima idea non arriva mai a compimento. Mando un'idea, ma è sempre in elaborazione, il file che nomino prima bozza in realtà è stato elaborato molto, quindi in realtà è simile più all'ultima bozza che alla prima idea. Per esempio, riguardo all ibro che sto scrivendo adesso, ho la bozza del prima quarto, che non sarà la bozza del libro completo.
Anche se sai che la perfezione non esiste, c'è sempre una vocina nella tua testa che ti impedisce di andare avanti fin quando non hai migliorato questa bozza. Forse è un processo distruttivo che fa mollare il progetto. Invece è una cosa che io ho superato, trovando delle scorciatoie mentali che ignori la vicina della troppa perfezione e il giudizio degli altri.
Non c'è solo un modo di fare le cose, bisogna trovare la maniera che ci è congeniale
Parlando sempre di creatività, in un fantasy la scelta dei nomi dei personaggi è una grandissima responsabilità. Un giorno ti svegli e dici, questa la chiamo Karou, oppura c'è una grande ricerca dietro?
Adoro trovare i nomi giusti, soprattutto per i protagonisti. Quando trovo il nome adeguato, sento che il personaggio prende vita. Ho un taccuino dove prendere appunti, faccio una lista sui nomi che mi piacciono, poi guardo la lista e cerco di trovare quello più corrispondente. Uso molto le mappe, perché prendo spunto da paesi reali ma non molto noti ai lettori, sono spunto per nomi che sembrano realistici e allo stesso tempo fantastici: voglio che i miei nomi abbiano una base nella realtà.
Per Il Sognatore per esempio questa lista dei nomi contiene i nomi delle lune del nostro sistema solare, legate quindi alla mitologia greca o nordica.
Parli spesso di sognare a occhi aperti, di folklore e mitologia. Da dove nasce questa tua passione e quanto è importante per te?
Fin da piccola ho amato mitologia e folklore, ho divorato un sacco di libri e ora attingo da quel bagaglio, una sorta di ispirazione che deriva da una vita da lettrice. Amo il folklore, la storia di tutto il mondo e tutte le culture. Un altro elemento di ispirazione è anche la scienza. Infine la storia, il terzo vettore delle mie ispirazioni.
Se potessi essere uno dei tuoi personaggi, chi saresti?
Non voglio far spoiler, ma per rispondere alla domanda mi piacerebbe essere Laslo, perché ha le ali, sono sempre stata ossessionata dalle ali, anche dal punto di vista visivo.
Il multiverso è un concetto interessante: possiamo sperare in un libro unito?
In realtà lo spero. Non ci sto lavorando adesso, ma mi piacerebbe l'idea. QUando ho cominciato la storia de Il Sognatore, non pensavo di costruire un multiverso, poi nel corso della scrittura è capitato. In futuro chissà…
Parliamo degli antagonisti… a te non basta renderli cento per cento cattivi. Vanno capiti. Perché per te è importante che abbiano una morale?
Non mi interessa molto entrare nella testa dei cattivi, bensì vedere come si riesce a sopravvivere al trauma che essi hanno sperimentato per diventare cattivi. Lo stesso archetipo si trova tante volte nei libri che legge, e alla fine ti stufi, e io mi ero stufata di questa dinamica. Volevo scrivere una storia in cui non c'è un vero cattivo nè un finale in cui uccidi il cattivo e tutto va bene: il protagonista non risolve la situazione uccidendo il nemico, ma anzi deve cercare di salvarlo.
È speranza quella che vuoi dare?
Sì, credo di sì. In ogni storia si cerca una speranza. Mi è sempre più difficile, vedendo le notizie del mondo, credere che sopravviveremo a noi stessi, alle catastrofi che ci tiriamo addosso. Scrivo anche per dire a me stessa che c'è una speranza di cambiare il mondo. Cerco di tirare questa speranza dentro le mie storie e vorrei che esistesse.
Il fantasy è un po' l'unico genere che ha questa tematica ricorrente, in cui anche solo una persona più fare la differenza e cambiare il mondo. Come lettori di fantasy siamo abituati a crederci, abbiamo la responsabilità di portare in fondo ciò che fa la differenza, come Frodo non vorrebbe la responsabilità dell'anello, ma ce l'ha.
A nome di tutti i lettori di fantasy che almeno una volta nella vita si sono sentiti dire che sono infantili a leggere questo genere, ti ringrazio. A quale altro progetto stai lavorando?
Se promettete di non dire niente a nessuno, sto lavorando su un lavoro fantasy, che mi sta insegnando tantissimo, ancora sto cercando il percorso giusto. Non vedo l'ora di condividere questa storia con voi lettori, ma ancora non posso.
Da quanto tempo gira nella tua testa questa storia, senza far spoiler su di cosa parla?
A volte le idee stanno molto spesso nella mia testa, come La Musa degli Incubi, è stata lì per anni. Alcuni personaggi nascono e muoiono nella mia testa, sono lì e aspettano di essere tirati fuori. L'idea su cui sto lavorando ora è proprio una cosa nuova, sono circa quattro anni che quest'idea mi frulla in testa, e tutte le altre idee precedenti sono arrabbiatissime di questa nuova idea che ha preso spazio.
Il Sognatore doveva essere un libro unico, poi cosa è successo?
All'inizio in effetti era uno stand-alone. Avevo appena terminato una trilogia, è stata una cosa faticosa, e dunque volevo fare un libro singolo, La Musa degli Incubi, in accordo con l'editore. Eppure volevo scrivere il libro anche da una diversa prospettiva, e il personaggio di Lazlo è entrato nella storia di prepotenza, tutto è cambiato, quindi mi sono resa conto che dovevo scriverci due libri. Ho mandato una mail all'editore, e il capitolo in cui compariva appunto Il Sognatore sarebbe stato il capitolo uno del nuovo libro progettato. Mi sono resa conto che Lazlo in fondo è un po' la mia dichiarazione d'amore per i lettori fantasy, la sua mente è plasmata dalle favole, è diversa, fa sì che lui pensi in modo diversa, con un modo diverso di approcciarsi ai problemi: il mio modo di vedere che i lettori fantasy sono i migliori.
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