Un bel po' di anni fa, oltre una ventina nella continuità della serie, Willow (Warwick Davis), uno stregone nelwyn un po' pasticcione salvò una neonata, la futura imperatrice di Andowyne Elora Danan, da essere uccisa da una crudele strega. Suoi alleati furono Madmartigan (Val Kilmer) guerriero cialtrone ma di buon cuore, e Sorsha (Joanne Whalley), la principessa guerriera di Tir Asleen, adesso Regina.
Il tempo è passato. Scopriamo che per crescere in sicurezza la piccola Elora è stata nascosta, e Madmartigan e Sorsha hanno avuto due figli gemelli: il maschio Airk (Dempsey Bryk) sembra avere ereditato l'inclinazione a sedurre belle fanciulle del padre, ne sa qualcosa l'aiutante di cucina Dove (Ellie Bamber); la femmina Kit (Ruby Cruz), ha il temperamento guerriero della madre.
Inoltre di Madmartigan si sono perse le tracce in circostanze misteriose, e Sorsha è rimasta da sola a governare su Tir Asleen.
Quando dopo anni il male si risveglia e il principe Airk viene rapito, la sorella vuole andare all'inseguimento dei rapitori. La madre chiede quindi assistenza al vecchio amico Willow, dal quale però lo divide una divergenza di opinioni vecchia di anni.
Ad aggreggarsi alla principessa e allo stregone si formerà una eterogenea compagnia: la sua migliore amica Jade (Erin Kellyman), aspirante guerriera; il principe Graydon (Tony Revolori), promesso sposo suo malgrado di Kit; la stessa Dove che, spinta dall'amore per Airk, vuole essere di supporto; Boorman (Amar Chadha-Patel), un ladro che si aggrega alla compagnia in cambio dell'amnistia.
Willow – La serie, scritta e ideata da Jonathan Kasdan, presenta tutti gli elementi della quest eroica. Nulla di rivoluzionario da questo punto di vista. Il film di Ron Howard, nel raccontare una storia di eroi umani e per nulla "epici", fu forse più innovativo per la sua epoca, nella quale il fantasy cinematografico era ancora associato per il grande pubblico alle epopee heroic fantasy di Conan. La serie mescola alcuni dei tratti ironici che caratterizzarono il film all'oscurità più nota al pubblico dei tempi attuali, abituato al clima cupo di serie come Il Trono di Spade. La mescolanza di linguaggi caratterizza tutti gli episodi della serie, anche nelle scelte musicali.
Prove avventurose, pericoli di ogni sorta a ogni puntata, si accompagnano a eventi cruciali per ciascuno dei personaggi. Ciascuno di essi dovrà affrontare dei momenti cruciali per il proprio futuro e la propria crescita personale, scoprendo di se stesso lati sconosciuti e imprevisti. Alcuni con un passato più complesso, perché meno giovani, dovranno anche confrontarsi con le conseguenze di scelte sbagliate effettuate in precedenza, in quell'area della loro storia al di fuori della cornice narrativa dalla serie.
La differenza, come sempre, non è quindi quello che viene raccontato, ma il come. Non tutti gli episodi sembrano avere lo stesso passo, e a volte si ha l'impressione che la fermata obbligata sia quasi un pretesto. Poi la narrazione riprende, con un colpo di scena, un cliffhanger che ti porta verso l'episodio successivo. Lo spazio narrativo consente alla fantasia degli scenografi di mostrarci aspetti spettacolari di Andowyne, nonché l'inserimento di creature di ogni sorta. Il respiro visivo è quindi ampio quanto quello di una produzione cinematografica.
Non posso garantire, al momento, che il finale rispetterà le aspettative, poiché gli episodi visti in anteprima sono "solo" i primi sette, ma quanto visto finora mi porta a ben sperare che quantomeno molti nodi vengano sciolti e che la prova finale sia un momento cruciale per le trame aperte, anche se l'impressione è che alcuni punti potrebbero rimanere sospesi come gancio verso future stagioni.
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