Bentornati su Pandora. Sono passati almeno una quindicina di anni terrestri dagli eventi di Avatar, film di James Cameron che raccontava la vicenda del marine Jake Sully (Sam Worthington) e di come si sia integrato in quel lussureggiante mondo.
Jake e Neytiri (Zoe Saldaña) hanno messo su famiglia, avendo dei figli dalla natura ibrida, ma la pace e la felicità non potevano durare. Gli umani non potevano lasciarsi sfuggire le ricche risorse di Pandora e tornano in forze, con tecnologie più avanzate. Con loro una vecchia conoscenza, un clone versione avatar del loro vecchio nemico, il colonello Miles Quaritch (Stephen Lang), mosso dal proposito di vendicarsi di colui che ha ucciso la sua controparte umana.
Quaritch guida un plotone scelto di avatar ex umani, che conducono una caccia senza quartiere. Jake decide pertanto di spostarsi dalle foreste, convinto di salvaguardare la sua tribù delle foreste. Si rifugia quindi delle popolazioni che vivono sul mare, chiedendo asilo per se e la sua famiglia. Ma è fin troppo prevedibile che Quaritch non ha nessuna intenzione di mollare la sua caccia e la guerra, fin troppo presto, si sposterà sul fronte acquatico.
È inutile nasconderlo, per me la decisione di Sully di fuggire è un MacGuffin bello e buono. Pensare che possa essere risolutiva non è nella logica delle cose e non è altro che il pretesto per Cameron di non replicare la formula del primo film, ma di mostrarci altre visioni di Pandora.
Il campionario cinematografico messo in campo attinge a tanti generi: western, fantascienza militare ed ecologista, dramma familiare.
C'è la storia del marine fuggitivo, ma anche quella della sua difficoltà nel gestire i figli che crescono. Ci sono anche le dinamiche tra i fratelli, di complicità e antagonismo. Senza dimenticare in questo panorama la figura di una madre guerriera che farà di tutto per difendere la sua famiglia.
Se 192 minuti sembrano troppi, posso alla fine dire che sono il minimo indispensabile per stendere compiutamente tutti gli elementi, anche se qualche dettaglio qua e là nella costruzione narrativa a una prima visione non sembra ben connesso.
Pandora è il protagonista assoluto, ora come allora. I suoi fondali non sono meno pieni di stupefacente meraviglia delle sue foreste. Le sue creature marine, potenti e intelligenti, dagli occhi profondi e saggi, possono sciogliere il cuore dei più scettici.
Anche stavolta, se si vuole fare le pulci, la struttura narrativa è semplice, e per nulla originale, ma è funzionale a una storia in cui sono le immagini a raccontare i personaggi, il loro mondo e i loro destini. Un progetto per il quale Cameron si conferma un artista sperimentatore e ricercatore, che cita se stesso senza pudore, mostrandoci versioni migliorate delle sue già brillanti intuizioni visive (Aliens, Titanic, The Abyss, tanto per dirne alcuni) capace di fare progredire la tecnologia cinematografica, con film che distinguono i tempi in prima e dopo la loro uscita.
Il 3D di Avatar: La via dell'acqua è tutt'altro che pretestuoso, ci riporta ai tempi in cui la bellezza e la meraviglia dello spettacolo cinematografico era nella capacità di immergere gli spettatori nella visione del suo regista. Cinema allo stato puro, da vedere rigorosamente in una sala cinematografica.
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