Un po’ dolce e un po’ triste come molti addii, arriva il momento del commiato per la storia iniziata nel 2014 con Guardiani della Galassia, film di James Gunn che introduceva nel MCU il gruppo fino all’epoca meno conosciuto dal grande pubblico che non legge fumetti.
Star-Lord, Gamora, Nebula, Drax, Rocket e Groot, ai quali si è poi aggiunta nel secondo film Mantis, sono diventati grazie a Gunn dei personaggi popolari e amati. La loro storia si è intrecciata con gli eventi degli Avengers, con il blip di Thanos, con le gesta di Thor. All’inizio di Guardiani della Galassia Volume 3 li troviamo a Knowhere, una comunità assortita che vive in quella che una volta era la testa di un Celestiale. Star Lord si strugge ancora per l’amore perduto di Gamora. I suoi amici sono affranti per lui e per essere più o meno costretti a soccorrerlo quando si sbronza.
Ma non c’è tempo. Dallo spazio spunta Warlock, un guerriero dorato che oltre a essere potentissimo, è meno intelligente di Drax. Il suo obbiettivo è Rocket, delle cui origini sappiamo poco. In seguito allo scontro con Warlock, il guardiano che non vuole essere chiamato procione resta in fin di vita. Ne consegue che i suoi amici, vinti sia dal senso di colpa per non essere riusciti a fermare Warlock in tempo, mossi dal desiderio di salvargli la vita, intraprendono un viaggio nello spazio per curare il loro amico, trovandosi ad affrontare il committente del rapimento di Rocket: un potente alieno chiamato Alto Evoluzionario, la cui tecnologia avanzata ha creato Rocket come primo esemplare di una evoluzione che lo ha portato a creare un duplicato della Terra chiamato Controterra, popolato di animali senzienti antropomorfi.
Tra scontri con gli sgherri dell’Evoluzionario, scontri e battibecchi interni, ricorrendo anche all’aiuto della rediviva e riluttante Gamora e dei Ravagers, i Guardiani affronteranno una lotta sia per salvare il loro amico che l’intero universo da un folle forse meno potente, ma non meno ambizioso di Thanos nel lasciare la sua impronta, ossessionato da Rocket per motivi che scopriremo gradualmente, nei flashback che ci racconteranno la sua genesi.
James Gunn, nel film che non è solo il suo commiato dai Guardiani, ma anche dal Marvel Cinematic Universe, trasfonde nel film tutto l’amore e la passione per questi personaggi. Un gruppo non gruppo, una famiglia legata da un profondo legame nonostante differenze e battibecchi. Scava nella storia di uno dei personaggi chiave, Rocket, per chiudere il cerchio dei tanti accenni al passato di sofferenze che ne hanno plasmato un carattere duro e schivo. Non è l’unico personaggio del quale verrà completato l’arco narrativo tra i Guardiani. Gunn ne approfitta anche dare un epilogo al percorso degli altri componenti, lanciando un ponte verso un futuro in cui altri Guardiani prenderanno il posto di quelli che alla fine di questo film saranno portati in direzioni diverse.
Tanto amore, tanto entusiasmo che si traducono in 150 minuti che in molti momenti sono al cardiopalma, con lotte e inseguimenti forsennati, conditi anche da molta autentica comicità messa al posto giusto nel momento giusto. Così tanto entusiasmo che a volte si rischia di perdere la bussola degli eventi, mentre in altri momenti si ha l’impressione che indugi troppo, quasi a non volersi staccare troppo da personaggi che sente anche un po' suoi.
Sono difetti che un fan perdona a un altro fan, come tale è James Gunn, in un film che rialza l’asticella dei film Marvel dopo la china discendente di una Fase 4 sotto le aspettative. L’approccio sincero non fa dimenticare che forse tutto poteva essere più asciutto, ma chi vorrebbe veramente separarsi dagli amici dopo una bella serata? Non vi è mai capitato di alzarvi dal divano, andare verso la porta, ma di trattenervi ancora un po’ sull’uscio, per un’ultima battuta, un bicchiere della staffa?
Gunn sembra inserire molto di se stesso, della sua concezione sulla vita, l'universo e tutto quanto. Guardiani della Galassia Volume 3 vuole anche essere una storia che ci insegna più volte come le apparenze possano ingannare, come le diversità siano fonte di arricchimento, e che la presunzione che le forme umanoidi siano "superiori" sia del tutto velleitaria e frutto di una visione cieca dell'universo che ci circonda.
Siamo in presenza di un prodotto d'intrattenimento onesto e sincero, davanti al quale si ride, si piange, si riflette anche, trepidando per il destino di un gruppo di cari amici sapendo che stiamo per salutarli. Sappiamo già che ci mancheranno, anche se le due scene dopo i titoli di coda promettono il ritorno di alcuni di loro.
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