Ha debuttato ieri sera al Piccolo Teatro Strehler di Milano, lo spettacolo speculativo Earthbound ovvero le storie delle Camille. Si tratta di un monologo a più voci, interamente recitato da Marta Cuscunà, autrice del testo, in scena insieme a pupazzi animatronici.
Con una messa in scena minimalista, e l'azione principale centrata dentro una sfera rotante che somiglia tanto a un gigantesco globo oculare che guarda dritto verso gli spettatori, lo spettacolo di Marta Cuscunà, ispirato al saggio eco-femminista Staying with the Trouble di Donna Haraway, esplora gli orizzonti di un futuro che oggi sembra lontano tanto quanto sembrava il 2000 agli inizi dello scorso secolo, ma che potrebbe arrivare prima di quanto possiamo immaginare.
In un mondo arido e sterile, gli esseri umani si sono ibridati con specie animali il cui patrimonio genetico rischiava di estinguersi per sempre, curati da intelligenze artificiali che provvedono ai loro bisogni, dando vita alle Camille, creature tutte con lo stesso nome, che si differenziano tra loro per il numero, oltre che per una diversa morfologia.
Marta Cuscunà dà la propria voce alle Camille, "interpretate" da pupazzi animatronici, progettati da Paola Villani dalle fattezze ispirate alle opere dell’artista Patricia Piccinini. Queste creature discutono, elucubrano sul senso della loro esistenza, sul loro anelito a riprodursi, a trovare nuove forme con la quale esprimere la sessualità. Gradualmente, da un fitto e sofisticato dialogo tra loro e la AI che ottempera i loro bisogni, interpretata fisicamente da Cuscunà, scopriamo i dettagli di questo mondo, di come è arrivato a questo stadio per garantire una sopravvivenza dopo le scelleratezze compiute dagli esseri umani con il loro pianeta.
Le Camille ci guardano, si rivolgono al pubblico rompendo la quarta parete, consapevoli di essere osservati da "strane creature", riunite in una ritualità sociale per osservarle e partecipare dei loro destini.
Qual è il futuro che ci aspetta? Earthbound ovvero le storie delle Camille propone un transumanesimo nel quale anche la tecnologia ha senso solo se ci riporta a dialogare con la Natura, dove le stesse AI cercano un modo per evolversi. Ma non per soppiantare gli esseri umani, ma per essere parte dello stesso ecosistema.
Il dialogo è veloce, brava è Cuscunà nel gestire le voci e le movenze delle creature meccaniche, caratterizzate non solo vocalmente e fisicamente, ma anche da loro gestualità, tic verbali, espressioni.
Un atto unico che, pur chiudendo il suo cerchio, lascia ampi margini alla riflessione e alla speculazione tipiche della fantascienza, dimostrando come non sia necessario lo sfoggio ipertecnologico del cinema per restituire un adeguato sense of wonder.
Earthbound ovvero le storie delle Camille è in scena fino al 30 aprile al Piccolo Teatro Strehler di Milano, in Largo Greppi, 1, 20121 Milano MI, fino al 30 aprile.
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