Preceduto – una felice consuetudine che mancava dal 2018 – dal cortometraggio L’appuntamento di Carl (9 minuti di fatto un’appendice della breve serie Dug Days del 2021 che prosegue le avvenutre del vecchio e il cane del film Up del 2009) scritto e diretto da Bob Peterson, dopo l’anteprima all chiusura del Festival di Cannes arriva anche nelle sale italiane Elemental, il 27° film della Pixar, che sembra richiamare Inside Out (2015) più che Soul (2020) entrambi dell’oggi suo direttore creativo Pete Docter, ma gode inaspettatamente di una sua autonomia e originalità, pur ammodernando storie senza tempo come l’eterno Romeo e Giulietta.
Nella metropolitana Element City, a metà fra la multizoologica Zootropolis (2016) e la classica New York, gli abitanti sono esseri antropomorfi fatti da uno dei quattro elementi universali: aria, acqua, terra e fuoco. Tra tutti, seguiamo la famiglia della fumantina Ember Lumen (voce di Valentina Romani) che, in procinto di ereditare dal padre il negozio di alimentari “Il Focolare” costruito dal nulla, incontra il dolce acquatico Wade Ripple (voce di Stefano De Martino) e colpita dalla sua famiglia “bene” è tentata di seguire le sue inclinazioni artistiche. Nel mezzo, le misteriose infiltrazioni di acqua nel quartiere di Fire Town contrarie al principio che “gli elementi non si mischiano”, che aiuteranno i protagonisti a conoscere meglio l’un l’altro e sé stessi.
Inevitabile pensare allo spunto autobiografico del regista Peter Sohn, 45enne figlio d’immigrati coreani nel Bronx sposato a un’italoamericana, che dopo aver diretto Il viaggio di Arlo (2015) e il corto Parzialmente nuvoloso (2009) che precedeva proprio Up, ha proposto alla Pixar questo Elemental a partire all’idea della propria infanzia mescolati in una grande insalatiera di culture, lingue e bellissimi piccoli quartieri
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Nei sette anni di sviluppo del film e dei personaggi (compresa la pandemia e il lavoro da remoto: l’annuncio del titolo è soltanto di un anno fa), il regista ha citato influenze pressoché inevitabili come Vacanze romane (1953), Indovina chi viene a cena? (1967), Stregata dalla luna (1987), C’è posta per te (1998), Il favoloso mondo di Amélie (2001), Il mio grosso grasso matrimonio greco (2002) e The Big Sick (2017), anche se più che altro nella sceneggiatura si sente il tocco della consulente creativa di Red (2022) Brenda Hsueh affinare il lavoro di John Hoberg e Kat Likkel, senza peraltro dimenticare la costruzione della lingua degli elementi del fuoco, dovuta all’esperto David J. Peterson già noto per quelle de Il Trono di Spade (2011-2019) e Dune (2021).
Al di là della trama, quello che comunque ancora una volta lascia senza fiato è l’inventiva e la capacità degli artisti Pixar di rappresentare visivamente con efficacia – anche metaforica! – i passaggi chiave e gli intenti della produzione, senza andare a discapito della semplicità e del “realismo fantastico” dell’amato (e odiato) Disney-touch.
L’amore tra genitori e figli, il duro lavoro degli immigrati, l’inconfessabile desiderio di esprimersi liberamente, le differenze che possono dividere ma più spesso ci uniscono, l’amore per la vita e la riconoscenza per chi si è impegnato sono i temi più evidenti che emergono, senza punti di contatto con la serie tv animata Avatar – La leggenda di Aang (2005-2008) e il film animato L'ultimo dominatore dell’aria (2010) che per il canale Nickelodeon metteva in scena quattro nazioni corrispondenti agli elementi, in guerra tra loro da un secolo.
Le scenografie, palesemente ispirate trasfigurando in senso futuristico scenari cittadini come Venezia e Amsterdam, sono mozzafiato tanto quanto il fuoco e l’acqua che costituiscono il corpo dei due protagonisti. Piacevolmente avvolgenti le musiche di Thomas Newman (già alle musiche di WALL•E e Alla ricerca di Nemo), con il brano finale Steal the Show affidato per l’Italia a Mattia Balardi in arte Mr. Rain, dopo Supereroi a Sanremo 2023, con il titolo Per sempre ci sarò.
Il risultato è un pastiche dolceamaro che trova miracolosamente l’equilibrio e non manca di ammaliare… Senza contare che arriva dopo nemmeno un mese dalle meraviglie del Suzume di Makoto Shinkai, The First Slam Dunk di Takehiko Inoue e Spider-Man: Across the Universe della Sony: ringraziamo l’animazione che ci fa uscire dalla sala cinematografica più contenti di come ci siamo entrati
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