La prima cosa che si vede è l’enormità. L’enormità dell’arena, il Tokyo Dome, con 35.000 spettatori pronti ad assistere a uno spettacolo che non ha precedenti, e non solo perché in passato al suo interno non era mai stata allestita una pista di pattinaggio. Quello che non ha precedenti è lo show stesso, GIFT, in cui sono narrati, secondo la sinossi ufficiale, “la vita e il futuro di Yuzuru Hanyu sul ghiaccio”. Eppure quello che va in scena è molto più di quanto descritto da queste parole, e per quanto la narrazione si svolga sul ghiaccio, la sua portata non è limitata all’ambito della pista.
Se nel pattinaggio artistico è normale assistere a show costituiti dal susseguirsi di programmi interpretati da pattinatori diversi, nell’autunno del 2022 Yuzuru Hanyu aveva già interpretato quello che potrebbe essere il primo show da solista mai realizzato da un pattinatore, Prologue. Nell’occasione Hanyu aveva ripercorso la sua straordinaria carriera attraverso una narrazione costruita dalla successione di programmi interpretati al momento, filmati dedicati ad alcuni momenti chiave della sua storia, e dialogo con il pubblico. Qualcosa di così innovativo che gli era valso il premio per il miglior programma nella sua categoria assegnato dalla televisione giapponese, che aveva trasmesso in diretta due delle cinque date dello show. Ma se Prologue aveva cambiato il concetto di spettacolo su ghiaccio proponendo qualcosa che in precedenza era inimmaginabile, GIFT ha rivoluzionato tutto, perché quella che racconta non è la storia di Hanyu, anche se Hanyu è la mente che ha ideato lo show, la guida della narrazione e il protagonista assoluto, ma la storia di tutti noi.
Il direttore sale sul palco e si reca alla sua postazione, solo alla fine verrà detto che quella è la Tokyo Philarmonica Orchestra, perché tutto, a partire dalla musica, è stato realizzato ai massimi livelli. Si spengono le luci, e la voce fuori campo di Hanyu parla di felicità, di legami e di sogni. Le parole sono in giapponese, scelta fatta per conservare la voce del protagonista, la sua espressività, con la possibilità di attivare i sottotitoli in italiano o in numerose altre lingue. Hanyu cita i suoi programmi, dicendo che saranno d’aiuto, ed è l’unica volta nell’intero show in cui viene detta la parola programma. Anche se Hanyu è un pattinatore, anzi il pattinatore, l’unico capace di vincere due ori olimpici in oltre mezzo secolo, e capace di rivoluzionare la sua disciplina quando ancora gareggiava e ancora adesso che ha deciso di lasciarsi le gare alle spalle, questo non è uno spettacolo sul pattinaggio. Il pattinaggio è la forma espressiva di Hanyu, il modo in cui lui comunica le sue emozioni e ciò che gli consente di dialogare con il pubblico, ma nella sua visione i programmi non sono una semplice successione di elementi tecnici ma storie che si fondono con altre forme espressive fino a creare qualcosa di infinitamente più grande. La narrazione in primo luogo. La voce di Hanyu accompagnerà tutti i video, rendendoli vivi e mostrando i suoi sogni e la sua lotta interiore. I sogni e la lotta interiore di tutti, perché anche se i fan dell’atleta riconoscono ciascuna musica, sanno quando Hanyu ha interpretato uno specifico programma e che risultati ha ottenuto, questa conoscenza dona loro qualcosa in più ma non è realmente necessaria. Tutti sappiamo cosa significhi sognare, sentirsi troppo piccoli, decidere di lottare per far realizzare i nostri sogni, conosciamo delusioni e momenti di gioia. E in tutti noi c’è quella Persona individuata da Carl Gustav Jung che funge da ponte fra noi e il mondo che ci circonda. La storia di un singolo individuo viene trasfigurata in modo poetico e resa universale. Perché questo avvenga, Hanyu è attento a ogni dettaglio.
Lo show è basato sulla fusione di parti interpretate dal vivo e video. Dopo la breve introduzione iniziano i giochi di luce e l’orchestra inizia a suonare. È L’uccello di fuoco, fiaba russa trasformata in balletto da Igor Stravinskij che narra dello scontro fra un mago immortale e l’Uccello di Fuoco che rappresenta le forze del bene. Siamo nell’ambito del fiabesco, con una mappa che mostra i luoghi in cui si sono svolte alcune delle gare più significative di Hanyu seguita dall’espressione del desiderio di crescere e di vivere in un mondo sempre più caloroso che culmina in un ingresso spettacolare. Hanyu è l’uccello di fuoco, la fenice che risorge dalla proprie ceneri.
Basta il primo programma per capire che quello a cui si assisterà non è solo pattinaggio. I gesti di Hanyu che si fondono con i video e con le proiezioni luminose, qualcosa che è possibile solo grazie alle straordinarie doti tecniche dell’atleta e alle altrettanto straordinarie capacità dei Rhyzomatiks, che si pongono al suo servizio espandendo i suoi movimenti o instaurando con lui un dialogo visivo. Il fuoco che improvvisamente circonda la pista di pattinaggio, sfida tecnica incredibile, perché se il ghiaccio si sciogliesse renderebbe impossibile la corretta esecuzione dei programmi, ma che è perfetto per creare l’atmosfera giusta in questo e in alcuni momenti successivi, con il suo divampare legato alle battute musicali. La pista che di volta in volta sembra trasformarsi in una superficie liquida, aprirsi verso la natura o diventare un foglio da disegno su cui vengono trasposte le emozioni.
L’uso di uno spazio che non è solo quello della pista perché si espande in alto, nel megaschermo e nel volo dei due uccelli che, completando un cerchio, aprono e chiudono l’opera, ma anche di lato, dove a più riprese il corpo di ballo delle Elevenplay aggiunge profondità alla storia, e nel pubblico, grazie a braccialetti sincronizzati la cui luce enfatizza alcune svolte emotive. La tecnologia, che a sua volta dialoga con Hanyu animando i suoi gesti, moltiplicandolo o spersonalizzandolo a seconda del contesto, spaziando dalla musica classica al mondo dei videogame. I costumi raffinatissimi, che trasformano l’interprete nella creatura che sta interpretando, che sia la fenice iniziale o Haku, il drago protagonista di La città incantata di Hayao Miyazaki che comparirà più avanti. Gli effetti sonori che donano concretezza a ciò che si vede. Le parole dette da Hanyu mentre vengono trasmessi i video che separano i programmi e che allo stesso tempo li collegano. I video stessi, realizzati con stili diversi e capaci di dare suggestioni diverse senza che si perda l’unitarietà di quella storia che si snoda davanti agli occhi dello spettatore e dentro il suo cuore.
La prima parte si conclude con il trauma più grande. Il pattinaggio artistico è una disciplina performativa, e quello che si propone Hanyu, davanti agli occhi di un pubblico enorme, è una sfida prima di tutto a se stesso. Il nucleo centrale dello show è qui, in un programma che neppure lui sa se sarà in grado di completare alla perfezione, e la cui riuscita è fondamentale per non far crollare la storia su se stessa. Perché se i sogni a volte finiscono con l’essere infranti, è possibile cambiare un po’ la prospettiva e trovare un nuovo modo per inseguire i propri sogni. Per continuare a volare, senza essere distrutti dal passato. Ma perché questo avvenga bisogna rischiare. Per pochi minuti scende in pista l’atleta, perché se quello che ha già fatto è di una qualità tale da valere tranquillamente una medaglia olimpica, all’improvviso nello show entra la tensione delle gare. La padronanza narrativa di Hanyu emerge anche in questo, nel coraggio di presentare qualcosa di difficilissimo non all’inizio, quando è riposato, ma dopo tre quarti d’ora di show, come quinto programma, quando ciò che fa ha un senso per la storia, con la piena consapevolezza del prezzo che pagherebbe nel caso in cui commettesse un errore.
Se la prima parte, pur narrando la storia di Hanyu e quella di tutti coloro che lottano nel cammino della vita, ha un tono fantastico, la seconda è più ancorata alla realtà con la vocazione a intrattenere le persone che caratterizza i performer che sfuma nell’alienazione e scava a fondo nella duplicità fra immagine pubblica e Persona e nell’impossibilità di mostrare i proprio volto. Il tutto attraverso vecchi programmi reinterpretati e dotati di un nuovo significato, e programmi nuovi, creati per l’occasione e uniti, oltre che dalla scrittura e dalle interpretazioni di Hanyu, dalla sapiente regia di MIKIKO, capace di fondere forme espressive tanto diverse in un’opera unica. Ad arricchire ulteriormente lo spettacolo sono i brani suonati da una speciale band guidata dal Maestro Satoshi Takebe. I loro talenti confluiscono in una conclusione dalla quale emerge con forza il significato del dono ideato da Hanyu.
Lo show è seguito da un’intervista in cui Hanyu approfondisce alcuni aspetti del processo creativo. Hanyu ha iniziato il suo percorso come atleta, ha lavorato per affinare la sua tecnica giorno dopo giorno, anno dopo anno, ha ottenuto successi straordinari nello sport, fino a trascendere lo sport stesso che gli ha donato la fama. Con GIFT ha creato un’opera d’arte in un genere che ancora non esisteva ma che è degna di stare al fianco delle più grandi narrazioni.
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