L'alberello umanoide più simpatico della galassia è tornato nella seconda stagione di I am Groot per continuare a rispondere alla domanda: Cosa combina Groot mentre i Guardiani della Galassia non lo sorvegliano?
Gli episodi si contano letteralmente sulle dita di una mano e sono un esempio perfetto di sintesi estrema, la dimostrazione di come si possa raccontare una storia completa lavorando interamente sulla recitazione, proprio come gli sketch comici in pochi minuti di Buster Keaton. D'altronde, con Groot come protagonista non è che ci si possa sbizzarrire in conversazioni diverse da Io sono Groot
.
Cronologicamente parlando va a posizionarsi esattamente dopo la prima stagione, perché il piccolo eroe è ancora poco più che un germoglio, come lo abbiamo conosciuto in Guardiani della Galassia Vol. 2. Ogni storia è simpatica, orientata a un pubblico molto giovane, ma che fa certamente sorridere coloro che hanno seguito le peripezie della sgangherata ciurma spaziale Marvel.
Il personaggio è così versatile e lo spazio così vasto che in soli cinque episodi dalla durata tra i quattro e i cinque minuti vediamo Groot in contesti profondamente diversi tra loro, passando dalla commedia slapstick a situazioni al limite del fantahorror e addirittura all'epica con narrazione di una voce fuori campo. Quest'ultimo episodio, il mio preferito per il bilanciamento tra solennità e situazioni spassose, è quello maggiormente connesso all'universo Marvel grazie alla presenza di un personaggio importantissimo e alla citazione di un luogo apparso nei fumetti.
Una visione consigliata a tutti per passare una mezz'oretta in leggerezza.
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