Una discesa in una mente geniale quanto infernale, Dogman di Luc Besson, regista da sempre attratto dalle contaminazioni tra generi e linguaggi cinematografici.
La storia, ricostruita in flashback, è quella di Doug (Caleb Landry Jones) un uomo che ha sofferto sin da ragazzo. Troppo sensibile per essere figlio di un padre violento, che viveva sfruttando i cani come animali da combattimento. Cani con i quali sin da piccolo Doug ha sviluppato un rapporto simbiotico. E il suo vero e proprio potere di comunicare con loro, dopo essere stato sfruttato come opportunità, gli consente di attuare una particolare forma di giustizia.
Gradualmente, nel dialogo con la psicologa Evelyn (Jojo T. Gibbs), ricostruiamo egli eventi che hanno portato al momento in cui tutto sembra ritorcersi contro Doug.
Con Dogman Besson si conferma regista che non teme nulla. Conferma in questo lavoro tutte le tematiche e gli stilemi visivi e narrativi che lo caratterizzano sin dagli esordi, citando se stesso più volte.
Centrale è il dialogo empatico che Doug stabilisce non solo con i cani, ma anche con gli esseri umani in sofferenza. Un rapporto empatico non comune, che lo spinge a superare l'egoismo in cui vorrebbe rinchiudersi un uomo che dalla vita ha visto il peggio. Non si possono negare punti di contatto nel linguaggio narrativo con i film che raccontano le vite e la genesi di supercriminali. Gradualmente scopriremo come invece, nonostante la maschera che si vuole attribuire, Caleb metta la sua intelligenza al servizio di un bene superiore.
Fino al parossistico finale Dogman si mantiene un film misurato. Sebbene il personaggio sia sicuramente sopra le righe, la recitazione del bravissimo Caleb Landry Jones si mantiene equilibrata, vera pietra angolare del film, con un talento che si esprime al massimo del suo potenziale.
Gli eccessi del film sono collegati all'eccesso di immagini simboliche di sacrificio estremo, ridondanti, quasi per paura che non si sia compreso il percorso di sofferenza del protagonista.
Forse Dogman nulla aggiunge di nuovo alla cinematografia di Besson, ma è una bella esperienza cinematografica, quella di un film ben scritto, diretto e recitato.
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