Il titolo non è una domanda, ma quello della tavola rotonda organizzata a Lucca Comics & Games 2023 che ha visto salire sul palco Cecilia Randall, Licia Troisi (anche nel ruolo di moderatrice), Fiore Manni e Chiara Cecilia Santamaria. Quattro delle autrici di fantasy più apprezzate della penisola, che si sono confrontate su diversi temi, su cosa le accomuna e cosa le differenzia come autrici donne, ma soprattutto se esiste un modo "femminile" per scrivere di fantastico, oppure no.
Ognuna di loro si è avvicinata al fantasy in modi e tempi diversi. Per Cecilia Randall, ad esempio, la scoperta del fantastico è avvenuta in tenera età con Il Corsaro Nero di Salgari e da lì è divenuta la via di fuga per poter vivere tutte quelle avventure che purtroppo (o per fortuna, a seconda del caso) non avrebbe mai potuto nella realtà. Chiara Cecilia Santamaria, invece, non ha potuto leggere fantastico da piccola, perché in casa dei suoi quel tipo di libri non trovavano spazio, per cui si è avvicinata al genere solo più tardi, con Tolkien e Le Guin. Per Licia Troisi, poi, il fantastico è spesso come una quinta, su cui mettere in scena quello che orme realmente all'autore, e al contempo è un modo per continuare a giocare, a divertirsi raccontando storie, come quando si era piccoli.
Licia Troisi:Ma quindi esiste una vera e propria "via femminile" per scrivere fantasy?
Cecilia Randall non ne è così sicura, ma ammette che, spesso, nota sensibilità simili, su come affrontare certe situazioni o certe tematiche, in altre autrici donne. Le capita sovente anche di trovare libri, di scrittori uomini, che le piacciono così tanto da aver il desiderio di averli scritti lei, salvo poi rendersi conto che lei li avrebbe sviluppati in maniera diversa. Chiara Cecilia Santamaria aggiunge come, oggigiorno, ci siano sempre più personaggi femminili nella narrativa fantasy, quindi se non di una vera e propria "via femminile", di certo c'è bisogno di un contributo femminile. Anche perché, aggiunge, Licia Troisi, non è sufficiente inserire un personaggio e dire che è "un personaggio femminile forte", ma bisogna scriverlo e farlo agire come tale. Per questo il contributo delle donne potrebbe essere proprio legato anche a dare nuovi ruoli ai personaggi femminili, lontani dagli stereotipi a cui tutti sono abituati.
Licia Troisi: E, invece, per quanto riguarda il worldbuilding?
Secondo Cecilia Randall forse le donne sono più attente ai dettagli rispetto agli uomini, ma potrebbe anche solo essere il suo carattere, magari per via del lavoro che faceva. Al contrario Licia Troisi confessa di non scendere poi così tanto nei particolari quando delinea i suoi mondi, ma rilancia col fatto che spesso le donne devono lavorare molto più degli uomini (quindi aggiungono molti più dettagli) per ottenere attenzione e considerazione. La segue in questa riflessione anche Chiara Santamaria, che sottolinea come, ancora oggi, spesso le donne devono dimostrarsi "degne" di scrivere fantasy. Di tutt'altro avviso, invece, Fiore Manni, che sposta l'attenzione su come il mercato, sempre più, tende a fare distinzioni, inutili, tra uomini e donne. Quote rosa nei premi letterari, se non addirittura premi rivolti esclusivamente a scrittrici donne. A suo modo di vedere sono tutte str****te
, in quanto un bel libro rimane tale a prescindere che l'abbia scritto un uomo o una donna. È inutile fare distinzioni di questo tipo in una materia come la letteratura, che non presenta vere differenze come alle olimpiadi a seconda del sesso dell'autore, perché le donne rischiano solo di ghettizzarsi da sole.
Licia Troisi: Chiara (Santamaria), come sei arrivata a scrivere fantasy? E come mai adesso?
Per Chiara Santamaria arrivare a confrontarsi con il fantasy è stato qualcosa a cui voleva arrivare preparata. Dopo due romanzi mainstream ha voluto non solo aspettare l'idea giusta, ma anche documentarsi nel modo più corretto. Ecco perché ha studiato strategia militare per sapere come far muovere gli eserciti in maniera corretta, ma anche astronomia per disegnare delle nuove costellazioni specifiche di quel mondo, divinità e religioni per inventarne di nuove e molto altro.
Licia Troisi: Fiore (Manni), tu, invece, hai fatto il percorso inverso: hai iniziato con il fantasy per poi dedicarti al mainstream. Come mai?
In risposta, Fiore Manni ci ha tenuto a raccontare un piccolo aneddoto al riguardo. In casa editrice la pubblicazione del libro è stata festeggiata come il suo ingresso, finalmente, tra gli scrittori "normali". Per quanto il suo mainstream fosse un horror, quindi così tanto "normale" poi non era. Al che lei avrebbe subito specificato che si era trattato solo di un caso. Tanto è vero che il suo ultimo libro ha subito segnato un ritorno al fantastico, questa volta ispirato al folklore gaelico.
Licia Troisi: Cecilia (Randall) come hai fuso fantasy e storico?
Per Cecilia Randall è stato quasi naturale mettere insieme le cose che più la coinvolgevano. Lei ha sempre avuto una grande passione per la storia; per un periodo, addirittura, sarebbe voluta diventare archeologa, ma in quel caso forse la colpa era di Indiana Jones. Inoltre lei ha sempre amato i cavalieri, tutti i cavalieri, soprattutto quelli dello zodiaco. Tutte sul palco, a quel punto, si sono dette concordi nell'essere fan di Sirio il Dragone, tranne Fiore Manni il cui preferito era, invece, Mu, cavaliere dell'Ariete.
Licia Troisi: Chiara, nel tuo libro, invece, c'è molta psicologia…
Chiara Santamaria conferma e, anzi, scende nel dettaglio. Nel libro, infatti, si è voluta soffermare sull'analizzare il modo in cui l'ambiente e le aspettative sociali spingono le persone in certe direzioni, a fare alcune scelte, ad accettare un determinato destino. Nel suo caso voleva vedere anche cosa ci fosse dopo, come i protagonisti fossero personaggi che dovessero ricostruirsi quando ormai tutto è finito e tornano padroni delle proprie decisioni.
Licia Troisi: Perché le Volpi? (rivolta a Fiore Manni e Cecilia Randall)
Fiore Manni va diretta al punto: perché le piacciono. Poi, sì, fanno parte di molte mitologie e lei se ne è appassionata durante il suo viaggio in Giappone, quando ha scoperto il mito delle kitsune. La loro natura duplice, perennemente equivoca, le rende dei personaggi fantastici.
Per Cecilia Randall la scelta è stata altrettanto semplice: da grande appassionata di anime e manga, non vedeva l'ora di poterle inserire in un libro e, in questo caso, la trama si prestava perfettamente. O, per meglio dire, era la figura della volpe a risultare perfetta per la storia che aveva in mente.
Licia Troisi: Per concludere: cosa vi aspettate dal futuro del fantasy femminile?
Cecilia Randall spera in vagonate di libri, meglio se fantasy, scritti da donne.
Fiore Manni auspica che ci siano più Ursula K. Le Guin o Dianna Wynne Jones e meno J. K. Rowling (provocando una ovazione generale).
Infine, Chiara Cecilia Santamaria si augura più libri belli, indipendentemente da chi li scriva e che si arrivi finalmente ad avere pari opportunità, smettendo di fare distinzioni tra uomo e donna.
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