Bentornati al pianeta delle scimmie. Ovvero alla Terra di un ipotetico futuro in cui per un virus gli esseri umani sono in gran parte morti o regrediti a uno stato selvaggio, mentre le scimmie di varie razze hanno acquisito le capacità che gli umani definiscono "intelligenza". Eventi raccontati in tre film, dal 2011 al 2017, che a loro volta costituivano il reboot di un universo narrativo raccontato in cinque film dal 1968 al 1975, di cui il primo, Il pianeta delle scimmie, era ispirato a un omonimo romanzo di Pierre Boulle. Di quell'universo faceva parte in modo tangente una serie TV, e a quell'universo si era ispirato anche un primo reboot, sempre con il titolo originale, nel 2001.
A differenza del MCU però, non è necessario aver visto non solo i primi film, reboot o serie, e addirittura neanche i primi tre film di questo nuovo ciclo. L'antefatto di Il Regno del Pianeta delle Scimmie racconta in sintesi, come una sorta di leggenda, di Cesare, il condottiero che morì lasciando come eredità alle scimmie l'idea che solo la loro unione avrebbe garantito loro la sopravvivenza, cercando anche una convivenza pacifica con gli esseri umani.
Ma ora, molte generazioni scimmiesche dopo, alcuni scimpanzé vivono in pace pur avendo dimenticato persino l'esistenza di Cesare. Altre cercano di riprenderne il messaggio in modo pacifico, e altre ancora invece, travisandone l'insegnamento, cercano di riunire con la forza tutte le scimmie per cercare di sconfiggere definitivamente i pochi umani rimasti. Umani che gli scimpanzé chiamano echo, che non sembrano pericolosi in realtà, ridotti allo stato selvaggio.
Quando il villaggio dello scimpanzé Noa viene deportato dai gorilla di Proximus, autonominatosi nuovo Cesare, il giovane si mette sulle tracce della comunità scimmiesca per sventarne i piani. Ampliando i confini del suo mondo, durante il suo viaggio incontrerà una donna umana, Nova, che sembra diversa da tutti gli altri echo. Insieme a una scimmia che sembra conoscere a fondo la vera storia di Cesare, Noa e Nova intraprenderanno un viaggio per sventare i piani di Proximus.
Ma nello scontro di intenzioni, scopriremo come la convivenza tra umani e scimmie sia sempre più difficile, specialmente se da entrambe le parti non si comprende che farsi la guerra porterà solo alla distruzione reciproca.
Nel continuare la saga molto tempo dopo The War – Il pianeta delle scimmie, Il regno del pianeta delle scimmie di Wes Ball ci mostra con immagini spettacolari come la natura si riapproprebbe con velocità degli spazi se gli umani per qualche motivo si togliessero di torno. L'intento è chiaro: la guerra, lo sfruttamento insano di risorse da parte della nostra "civiltà" non distruggeranno il pianeta, che troverà sempre un suo equilibrio, ma noi stessi, senza appello, a meno di non rinsavire.
Il problema è fare uno sforzo in tal senso. Nel corso della vicenda, con vari plot twist, scopriremo come le intenzioni di scimmie e umani non sembrino cogliere questo concetto elementare. Nel loro percorso molti personaggi affronteranno dilemmi, bivi, scelte che li porteranno da una parte o l'altra di questo percorso: salvezza per alcuni, distruzione per altri. E per ciascun personaggio emergerà un percorso coerente con le premesse.
Scenograficamente il film ha parecchie invenzioni, specialmente nel mostrarci in filigrana ciò che resta dei costrutti umani, nei paesaggi naturali, nella resa efficacissima del motion capture scimmiesco.
Sul fronte narrativo, non mancano citazioni a piene mani a concetti e situazioni del primissimo film. Anzi questo Il regno del pianeta delle scimmie potrebbe, per certi aspetti, essere considerato un distillato del primissimo Il pianeta delle scimmie del 1968, del quale cita parecchie scene ribaltando il punto di vista. Dopo un primo atto dilatato, il ritmo della storia prosegue sostenuto, distribuendo vari twist fino al finale aperto, che si apre verso nuovi sviluppi del mondo narrativo.
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