Per Bea, a 12 anni l'infanzia è finita da un po'. Orfana della madre, è costretta a tornare a New York, nella casa della sua infanzia, al seguito del padre ricoverato per un intervento chirurgico che desta preoccupazione. Riottosa all'invito della nonna ad anche solo rivedere quegli oggetti, disegni, giocattoli nascosti nell'armadio, Bea scopre di vedere qualcosa che altri non vedono. Strane creature che vivono insieme a noi, visibili solo a chi crede in loro: sono gli amici immaginari, ovvero gli IF (dall'inglese Imaginary Friends), rimasti senza scopo quando i loro piccoli amici umani sono cresciuti.
Con l'aiuto di Calvin e di altri IF, Bea troverà un suo scopo nel cercare di dare una nuova occupazione agli IF, distraendosi dalla preoccupazione per la sorte del padre. Tuttavia scoprirà presto che la sua missione non è facile, e dovrà mettersi parecchio in gioco per raggiungere l'obiettivo.
IF – Gli amici immaginari, scritto e diretto John Krasinski sorprende per vari motivi. La sorpresa di vedere passare Krasinski dai toni cupi del survival horror fantascientifico A quiet place a quelli poetici e delicati di una fiaba per famiglie, per esempio. La sorpresa è però mitigata in fondo da una poetica che poi, mutatis mutandis, non è proprio così diversa. Bea di IF non affronta creature pericolose, ma come la Regan Abbott di A quiet place è una giovane che percepisce cose diverse da quelle degli adulti. È il personaggio che cresce, che compie lo scatto in avanti che gli fa trovare la chiave risolutiva della vicenda.
Krasinski ci dice chiaramente che, se vogliamo essere adulti consapevoli e felici, non dobbiamo mai voltare le spalle al bambino che siamo stati, e che vive ancora in noi.
Riesce a dirlo con una storia che mescola divertimento e risate, gag buffe ed esilaranti, a momenti di autentica commozione che non lasciano indifferenti.
Sono tanti gli elementi che rafforzano la credibilità della vicenda.
La CGI che appare tangibile tanto quanto erano le marionette di Jim Henson negli anni '80. Un lavoro che desta meraviglia per cura di ogni dettaglio.
L'alchimia tra gli interpreti inoltre. La buddy couple costituita da Ryan Reynolds (Calvin) e Bea (Cailey Fleming) è sempre in sintonia, anche nei momenti i cui i personaggi si scontrano, mettendo in luce le rispettive insicurezze, con una logica che non è la solita dinamica mentore-allievo, bensì qualcosa di più paritario e complesso. Un rapporto nel quale entrambi hanno sia qualcosa da insegnare che da imparare l'uno dall'altra.
La colonna sonora di Michael Giacchino inoltre è la ciliegina sulla torta. La sua costruzione di personaggi sonori è il collante della vicenda, e guida lo spettatore nel suo percorso emozionale.
Le lacrime possono essere anche di gioia, e molti potrebbero uscire dal cinema con più di un bruscolino nell'occhio, specialmente se rimangono fino alla fine, a vedere la scena dopo i titoli di coda.
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