Se pensiamo all'America precolombiana, e quindi preispanica, il racconto della storia diventa più simile alla leggenda. La mostra Più che oro – Lustro e visione del mondo nella Colombia indigena aperta fino al 21 luglio 2024 al Museo Rietberg, a Zurigo, si occupa di testimoniarci quanto siano vive le tradizioni risalenti a quelle epoche remote.
Le leggende sono state narrate in molti modi, in film avventurosi e tanti media. Mi vengono in mente La strada per El Dorado, la commedia d'animazione Disney, o The Seven Cities of Gold, videogioco degli anni '80 omonimo di un film del 1955.
Sono le storie dei Conquistadores europei sulle tracce del mito di El Dorado, il cui fondo di verità è la ricchezza materiale dell’arte realizzata dalle popolazioni indigene. L'oro, raro e prezioso nel mondo occidentale, era così diffuso da costituire uno dei materiali per oggetti di uso comune.
La mostra di Zurigo, curata da Fernanda Ugalde, vuole raccontare la storia di questi oggetti dalla prospettiva indigena.
L’esposizione è stata concepita e realizzata dal Los Angeles County Museum of Art (LACMA), dal Museo del Oro di Bogotá, dal Museum of Fine Arts di Houston e dai membri della comunità indigena degli Arhuaco in Colombia.
Per quasi sette anni, Julia Burtenshaw e Diana Magaloni (LACMA) hanno raccolto informazioni sugli oggetti, provenienti da collezioni colombiane, nordamericane, tedesche e svizzere, con l’aiuto degli Arhuaco.
A Zurigo è quindi possibile ammirare manufatti in oro, recipienti di ceramica, sculture di pietra e gioielli realizzati con piume, facenti parte del racconto espositivo di una mostra che In Europa sta facendo fatto tappa esclusivamente al Museo Rietberg di Zurigo, a partire da marzo del 2024, con oltre circa 400 oggetti, alcuni in esclusiva per l'esposizione svizzera.
Oggetti senza tempo
Una delle prime cose che Ugalde ci ha spiegato è come gli Arhuaco non abbiano voluto o potuto dare una collocazione temporale e geografica agli oggetti, che infatti non sono datati. Questo perché per loro ogni cosa ha un'anima – oggetti, alberi, pietre, etc – e "appartiene al Mondo, quindi a tutti, senza un'inizio e senza una fine. Un concetto di vita legato al momento presente che non rinnega il passato, al quale gli Arhuaco sono legati.
Collocati geograficamente – insieme ad altri tre gruppi indigeni nella Sierra Nevada de Santa Marta, nella parte caraibica della Colombia – gli Arhuaco si considerano discendenti dei Tairona, una popolazione che abitava la regione ben prima dell’arrivo degli spagnoli. Per loro i siti archeologici risalenti all'epoca preispanica – come Ciudad Perdida, città riscoperta negli anni Settanta – sono sia testimonianze del passato, ma anche veri e propri luoghi sacri e spirituali che vengono curati e venerati ancora oggi. Pertanto considerano le opere realizzate dai Tairona come oggetti viventi ancora attuali.
Mitologie, leggende e valori
Ci sono molti modi di tramandare miti e leggende, con l'intento di raccontare e intrattenere, ma anche di trasferire a chi ascolta una concezione del mondo. Questi oggetti diventano in realtà parte del patrimonio mitologico, ma anche di racconto della vita delle persone che li usavano e li usano.
Raccontano mitologie quando mostrano ibridi umano/animale, uomini/squalo che potrebbero essere la versione colombiana delle selkie, o delle sirene.
Raccontano gesti quotidiani, come la masticazione dei semi di coca, quando le statuine mostrano piccoli rigonfiamenti sulle guance.
Racconti che alla fine sono atemporali e potrebbero essere anche in altri luoghi. Racconti che appartengono al mondo.
Oltre al patrimonio di oggetti, due momenti della visita sono a loro modo toccanti.
Il primo è quando ci si sofferma davanti a una mappa del sudamerica della quale vi invito a notare la prospettiva.
Una prospettiva che ci ricorda che il mondo non è Europa-centrico, e ci sono altre visioni del mondo.
Altrettanto efficace è un perimetro, situato più o meno a metà percorso, nel quale sedersi, e soffermarsi ad ascoltare i suoni delle foreste, ammirandone i colori.
Non è un'esperienza completa, ed è anche per fortuna meno pericolosa, ma cerca di dare un momento in cui semplicemente vivere il momento presente.
Una mostra per conoscere un mondo lontano geograficamente, per una volta più vicino a noi, aperta a Zurigo, fino al 21 luglio 2024 al Museo Rietberg.
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