In un mondo che potrebbe essere il nostro presente, si diffondono delle mutazioni che trasformano caoticamente gli esseri umani in animali.
Caoticamente perché la mutazione non sembra diffondersi per contagio, e gli animali in cui le persone vengono mutate sono del tutto casuali, o sembrano tali.
La madre del sedicenne Émile è stata colpita, ma né il padre né il ragazzo sembrano per ora aver manifestato sintomi di mutazione.
I due si trasferiscono al sud della Francia, dove sono state organizzate delle strutture di contenimento dei "malati", sempre se di malattia si tratta.
Tutto cambia intorno a Émile e in lui stesso. Non solo perché è un'età di cambiamenti del corpo, ed è difficile capire se la trasformazione è dovuta alla normale crescita o a qualcosa di altro.
Emilé comincia quindi vari viaggi esplorativi: alla scoperta di se stesso, dei nuovi sentimenti, del mondo che cambia intorno a lui con nuovi equilibri, di un nuovo rapporto con il padre.
Le traduzioni dei film francesi spesso hanno suscitato perplessità. Non starò a ripetere casi famosi nella storia del cinema. The Animal Kingdom è in effetti la traduzione in inglese di Le Règne animal, ma poiché siamo in Italia l'unica motivazione che posso adurre per questo titolo è il tentativo, non tanto velato viste le sinossi diffuse, di associare in qualche modo il film al mondo supereroistico.
Va detto però che tale associazione è quasi totalmente fallace. Dico quasi perché i punti di contatto tra The Animal Kingdom e gli X-Men delle sinossi sono pochissimi e molto generici.
Il film parla sicuramente di umani che subiscono una mutazione, un tema lasciato volutamente sullo sfondo. Questi umani non sono solo adolescenti come nel caso del protagonista, ma anche adulti. Come negli X-Men queste mutazioni sono accolte con generale paura. Se poi singoli umani, magari coinvolti in prima persona, tendono la mano ai mutati, cercando un'integrazione con loro, in generale la struttura sociale tende a cacciarli, organizzando campi di detenzione, mobilitando polizia ed esercito contro di loro.
Detto questo, la trasformazione non muta i soggetti in supereroi, ma semplicemente in ibridi, con caratteristiche animali che non sempre garantiscono una superiorità fisica sugli esseri umani.
Siamo quindi davanti a un film che raccoglie diverse suggestioni. Si pensi al mondo del lockdown, nel quale il regno animale è sembrato riprendersi spazi che in quel momento non erano occupati dagli umani, rintanati nelle case.
C'è la storia di formazione, della gestione della crescita, dei sentimenti e dei rapporti umani, portata alle estreme conseguenze dalle mutazioni.
C'è in filigrana un messaggio ecologista. Un evento chiave della storia si verifica durante una tempesta improvvisa e violenta, non tanto diversa da quelle a cui ormai assistiamo in luoghi in cui non si sono mai verificate con questa violenza. Espressioni di caos meteorologico locale che si innestano in una più vasta tendenza di cambiamento climatico.
Come in Crimes of The Future di David Cronenberg l'assimilazione della plastica era una mutazione dovuta all'inquinamento, è possibile immaginare che per sopravvivere ai cambiamenti climatici si debba stabilire un nuovo legame con il Regno Animale?
Per raccontare queste storie e suggestioni il regista Thomas Cailley si affida una messinscena che mescola il linguaggio del cinema del racconto adolescenziale a quello del dramma, del documentario naturalistico e dell'action e dell'horror con effetti visivi che mostrano l'impossibile, e con una partitura musicale, a opera di Andrea Laszlo De Simone, efficace parte della narrazione.
Impossibile poi prescindere dalla efficacia del cast, con Paul Kircher più che convicente nel ruolo di Émile che stabilisce un'intesa perfetta con il padre interpretato da Romain Duris. Ad Adèle Exarchopoulos è andato poi un ruolo difficile, quella di una tutrice della legge che si trova però davanti a un bivio, quando costretta ad ubbidire a degli ordini che avrebbero il crisma della legittimità dell'autorità costituita, ma che vanno contro un instintivo senso morale.
La miscela che ne segue però non è accumulativa, ma risulta in realtà sottrattiva, perché molti elementi narrativi sono più suggeriti che esplicitati.
Pertanto credo che siamo davanti a un film complesso, che può essere visto da diverse angolazioni. È il bello dei film scritti bene, ben recitati e ben messi in scena è che riescono ad accendere diversi interruttori, secondo la sensibilità degli spettatori.
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