Dopo quasi 10 anni, è arrivato anche per Inside Out il tempo di un seguito. Il cortometraggio Il primo appuntamento di Riley, diffuso nel 2015, ovvero lo stesso anno di uscita del film, è infatti più da considerarsi un'appendice allo stesso che un suo seguito.
Una vecchia regola del cinema è che se una pistola entra in scena, questa prima o poi dovrà sparare. Nel caso di Inside Out 2, la pistola era apparsa nel finale del primo film, quando sulla nuova console di comando delle emozioni vedemmo una spia denominata "pubertà", il cui uso non era ben chiaro alla banda composta da Gioia, Rabbia, Paura, Disgusto e Tristezza. Quella gag metteva gli spettatori un passo avanti rispetto ai personaggi, perché è ben noto che la tempesta ormonale della pubertà è anche una tempesta emozionale.
Ed ecco quindi che Inside Out 2, diretto da Kelsey Mann, riprende la storia di Riley, che ha ormai compiuto 13 anni, e nella quale la pubertà si scatena da un giorno all'altro, con conseguenze devastanti sulle emozioni.
Intanto la sala comando e tutto il mondo interiore che la circondano vengono messi a soqquadro e diventano un eterno cantiere, inoltre alle emozioni note se ne aggiungono delle nuove: Ansia, Invidia, Noia e Imbarazzo.
In particolare Ansia sembra avere la stessa mania dirigista che aveva Gioia nel primo film, preoccupandosi di "cio che non è visibile".
Tutto questo mentre Riley affronta una prova importante, alla soglia dell'arrivo al liceo: uno stage di tre giorni finalizzato al possibile ingaggio in una prestigiosa squadra di hockey liceale, con annessa borsa di studio per il liceo.
Se altri film Disney/Pixar – si pensi a Red – hanno affrontato altri passaggi della pubertà, Inside Out 2 usa la struttura del film a tema sportivo per trattare il tema della crescita e del cambiamento. Riley fa di tutto per essere accettata, non solo come atleta, ma soprattutto come la persona che vorrebbe essere, o che crede di voler essere.
Del film sportivo però, per fortuna, non prende gli aspetti legati alla realizzazione con la "vittoria". Anzi glissa proprio sull'esito della parte sportiva, perché il vero risultato che otterrà Riley non è quello di diventare una campionessa, bensì quello legato alla sua crescita personale.
I sequel possono essere strutturati in vari modi. Possono essere un fotocopia del primo film e di solito sono i meno interessanti. Oppure essere completamente diversi dal primo film, pur mantenendosi nello stesso universo narrativo. Infine possono presentare la stessa struttura del primo film, nella quale vengono inseriti elementi nuovi o che riescono a sembrare tali, secondo la massima "qualcosa di vecchio, qualcosa di nuovo".
In Inside Out 2 è stata scelta la terza strada. In fondo, e non alla fine uno spoiler, già sappiamo del primo film che non può essere una sola emozione a comandare. Abbiamo infatti visto che la sola Gioia non poteva essere sufficiente, figuriamoci se stavolta è Ansia a cercare di prendere il comando.
La domanda è: possono mettersi d'accordo nove emozioni tra loro, collaborando per aiutare Riley al meglio?
La risposta è alla fine dei percorsi paralleli di Riley e delle sue emozioni, viste come personaggi le cui intenzioni e obiettivi si scontrano, causando i momenti critici di una storia che è sia divertente che profonda, con tanti momenti emozionanti, altri commoventi, e tanti colpi di scena.
Un film che non solo è un degno seguito del primo film, ma rialza anche l'asticella delle produzioni Pixar, dopo anni molto deludenti sul fronte della profondità e della complessità della messa in scena.
Il tutto ovviamente rimanendo un film a più livelli, una gustosa avventura per famiglie, fruibile dai più piccoli per le gag e le situazioni avventurose, che parla agli adolescenti del momento che stanno vivendo, e che ricorda ai genitori cosa stato quel momento di passaggio.
Bentornata Pixar, ci eri mancata.
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