La bicicletta di Bartali arriva proprio nei giorni delle Olimpiadi, quando il tema sportivo è al centro dell'attenzione di tutto il mondo e purtroppo, al centro dell'attenzione, c'è anche la guerra tra Gaza e Israele, dove è ambientata questa storia.
I messaggi che si possono trarre dal film difficilmente cambieranno le sorti dello stato attuale delle cose, però sono molto ben inseriti all'interno della storia da non risultare ridondanti né moralistici, bensì uno sprono a dare il meglio di sé anche a discapito dell'ambiente famigliare o di amicizie che ci circonda.
La città dove è ambientata la storia è Gerusalemme, luogo di infinite diversità in infinite combinazioni culturali. Il protagonista è David, una giovane promessa del ciclismo che si allena duramente per vincere una importantissima gara. Durante i suoi allenamenti incrocia la strada con un rivale della squadra avversaria, Ibra, un arabo israeliano. La rivalità si trasforma in amicizia, mal vista dalle rispettive squadre e dalle famiglie, fatta eccezione dalla nonna di Ibra e soprattutto dal nonno di David. Quest'ultimo, da ragazzo, ha conosciuto veramente il significato dello sport con grandi e profondi ideali, perché durante la Seconda guerra mondiale viveva in Italia e ha conosciuto, diventandone amico, la leggenda del ciclismo Gino Bartali.
Perché è così importante questo grande atleta?
Approfittando della propria fama e del rispetto internazionalmente riconosciuto, con la scusa di allenarsi per molti chilometri, Bartali nascose nel tubolare della propria bicicletta dei documenti falsi che avrebbero permesso a moltissimi ebrei di mettersi in salvo durante l'epoca delle leggi razziali. In questo modo riuscì a superare i posti di blocco tra Firenze e Assisi. Oggi lo sportivo viene ricordato anche allo Yad Vashem di Gerusalemme, il museo della Shoah ed ente culturale per preservare e studiare questo tremendo capitolo della storia umana.
Anche lui aveva un rivale sportivo, proprio come i due protagonisti. È storica infatti la continua sfida tra Fausto Coppi e Bartali, che si contesero più volte maglie rosa e gialle nel Giro d'Italia, nel Tour de France e nella classicissima Milano-Sanremo, sempre però nella reciproca stima e rispetto.
Due linee temporali, un'unica anima
Il film ha il taglio perfetto di una storia per ragazzi. La competizione sportiva è sempre un ottimo modo per movimentare le emozioni adolescenziali e quando nel mezzo ci sono anche le differenze culturali, oggi attualissime, e lo scontro con la famiglia che dovrebbe essere il luogo sicuro per i giovani, l'immedesimazione nei protagonisti scatta immediatamente.
Il film si dipana lungo due linee temporali: quella dei racconti del nonno su Gino Bartali, doppiato da Tullio Solenghi, e quella presente con David e Ibra. Sfruttando le potenzialità dell'animazione la regia mischia spesso le scene storiche con quelle attuali, giocando con i colori e i toni seppia, rendendo i passaggi dinamici e sempre azzeccati.
Direzione artistica
La caratterizzazione dei personaggi, curata da Corrado Mastantuono, maestro sia del fumetto realistico che quello Disney, è adeguata alla fascia di pubblico, approfondita quanto basta per differenziare nettamente i caratteri dei protagonisti e di chi vi orbita intorno.
Il tutto è supportato dalle musiche di Marcello de Toffoli capaci di coinvolgere durante i momenti più concitati e supportare l'umore dei personaggi e del pubblico durante quelli più emotivi.
Il regista Enrico Paolantonio conosce bene questo genere di produzioni, infatti si è cimentato spesso in film e cortometraggi animati per ragazzi, tra le tante cose alcuni episodi di Dragonero, ricevendo anche dei premi in alcuni festival di settore.
David ha anche una sorellina con una fervida immaginazione, così più di una volta compariranno degli elementi nella vita reale che si trasformeranno in simboli allegorici della paura e del coraggio, messi in scena attraverso i disegni della bimba che prenderanno forma mescolandosi con la realtà.
La peculiarità dell'animazione per raccontare temi profondi
Tra i simboli di separazione culturale c'è anche il muro che divide i cittadini palestinesi da quelli israeliani. Prendendosi qualche libertà geografica, è comunque un simbolo potentissimo e sfruttato bene dall'animazione.
Sono molto evocative, infatti, le scene oniriche e simboliche, soprattutto nella corsa finale. Una fra tutte, la Colomba della pace, il celebre graffito di Banksy sul muro di Betlemme della colomba con il ramo di ulivo ma che indossa il giubbotto antiproiettile che prende vita volando via. Chiunque abbia visto realmente quei luoghi non può rimanere indifferente vedendoli così rappresentati e anche nel contesto del cartone animato riescono comunque a risultare efficaci per il pubblico che li ha conosciuti solo tramite foto e video.
La bicicletta di Bartali non è una lezioncina di storia né una predica fine a se stessa. Con un buon montaggio e una resa visiva ben caratterizzata ma con una tecnica più vicina al passo uno, diversamente da come ci ha abituato l'animazione orientale ultimamente, è una validissima storia di crescita e rispetto reciproco che dimostra come i valori umani trascendano l'epoca storica e le convenzioni sociali.
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