Che Sauron si sia rivelato è affare della prima stagione. Non è proprio uno spoiler, ma toccava avvisare nel sommario che potrei dirvi cose che sono accadute nella prima stagione, ma forse anche no.
I primi tre episodi della stagione, sui quali ha messo la sua firma Charlotte Brändström, già regista di due episodi determinanti della prima stagione, servono ad andare avanti nelle storie parallele dei personaggi. Succedono tante cose rispetto ai primi tre episodi della prima stagione, che doveva ovviamente servire a presentare un mondo che adesso è stato introdotto. Non che nelle appendici de Il Signore degli Anelli di J.R.R. Tolkien non ci siano ancora luoghi e personaggi inesplorati nei primi otto episodi, tuttaltro. Ma è certo che se abbiamo visto la prima stagione abbiamo già la necessaria confidenza.
Appare chiaro che se il leit-motiv della prima stagione fosse scoprire chi era Sauron, ora sapere la sua identità è uno dei punti sui quali fare leva. Come riuscirà il malvagio stregone, dopo aver contribuito alla forgiatura dei tre anelli per gli Elfi, a riconquistarli dopo averli perduti, grazie all'azione di Galadriel (Morfydd Clark), che comunque era stata ingannata per lungo tempo?
Come vivrà Celebrimbor (Charles Edwards) sapendo di essere stato manipolato? E riuscirà a sottrarsi al fascino del Signore Oscuro (Charlie Vickers) che ha tra i le sue intenzioni la forgiatura di altri anelli? Ovvero come sanno tutti gli appassionati, altri sette per i nani, nove per gli uomini, nonché un Unico Anello che, a seconda della traduzione, dovrà servire a "ghermirli e nel buio incatenarli", oppure "radunarli e nel buio avvincerli". Sul fronte elfico va ricordato come gli eventi precedenti abbiano messo a dura prova il rapporto tra Elrond (Robert Aramayo) e Galadriel e il Re degli Elfi Gil-galad (Benjamin Walker).
C'è ancora il mistero dello Straniero (Daniel Weyman), che continua il peregrinare alla scoperta del senso stesso della sua esistenza e dei suoi poteri, insieme alle giovani halfling Nori (Markella Kavenagh) e Poppy (Megan Richards) che hanno abbandonato la loro solita vita per aiutarlo.
A Sud da una parte Adar (Sam Hazeldine) sembra festeggiare, ma non solo dovrà guardardi dall'elfo Arondir (Ismael Cruz Córdova) che medita vendetta, ma probabilmente prima o poi dovrà riaffrontare Sauron desideroso di riprendersi la sua leadership.
Nei regni dei nani e degli uomini d'altro canto proseguono le dispute per il potere.
A Khazad-Dûm più principe dei Nani Durin (Owain Arthur) e la consorte Disa (Sophia Nomvete) hanno come scopo riconciliarsi con il Re Durin (Peter Mullan) convinti della bontà delle loro azioni di avvicinamento agli Elfi, mentre l'ombra di Sauron sembra stendersi su di loro, col proposito di forgiare i sette anelli.
Riuscirà poi la regina reggente di Númenor Míriel (Cynthia Addai-Robinson) a respingere le ambizioni di chi vuole spodestarla?
Poi ci sono i nuovi personaggi tra i quali un misterioso stregone umano interpretato da Ciarán Hinds, l'arrivo di Círdan il Carpentiere (Ben Daniels), e forse il più atteso: Tom Bombadil (Rory Kinnear) che vedremo più avanti perché carne al fuoco in tre episodi ne era stata messa abbastanza.
Insomma se narrativamente sembra procedere spedito il percorso che in 50 passi, tanti sono gli episodi che gli showrunner J.D. Payne e Patrick McKay vogliono realizzare – ci porterà lungo la Seconda Era, è solo perché le cose da raccontare sono tante, e ci sarà comunque selezione nell'immenso mare tolkieniano.
Il punto è: ci divertiamo o no in questo percorso? Dal mio punto di vista sì. Intanto perché battaglie, costumi, musiche, effetti visivi, sono al meglio delle possibilità televisive, e degne di come dovrebbe essere rappresentato il fantasy. Il budget c'è e si vede.
A fronte del divertimento, il tema della suggestione del potere, dell'idea che degli oggetti forgiati contaminati dal male possano essere usati a fin di bene - l'Unico Anello nel romanzo, gli Anelli del Potere nella serie – è il leit motiv tolkieniano per eccellenza. Mi ha sempre impressionato la frenesia e la convinzione che fosse possibile dei vari personaggi, sin dalla versione animata degli anni '70 de Il Signore degli Anelli. Un po' come voler fare prosperare un territorio venendo a patti con le famiglie mafiose, nella malsana idea che "portino lavoro".
Questo tema c'è, insieme alla vendetta, all'amicizia, alla lealtà, e a tutto ciò che amiamo di Tolkien. Secondo l'idea di fan come noi, perché questo in fondo sono Payne e McKay.
E fan sembrano anche molti degli interpreti, così ben calati nei ruoli da voler premiare la ricerca linguistica parlando nelle lingue ideate dal Professore anche dove il copione non lo prevedeva inizialmente. Se non è amore questo, non so cosa lo sia.
Vedremo se questa stagione riuscirà a conquistare anche i più perplessi, l'impegno profuso lo meriterebbe.
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