A pochi giorni dalla messa in onda su Netflix dei primi episodi della seconda e ultima stagione di Arcane, Lucca Comics & Games ha avuto l’occasione di ospitare Martial Andrè, animation supervisor dello studio francese Fortiche Productions. I fortunati che hanno trovato posto in cappella Guinigi hanno potuto ascoltare, dalla viva voce di uno dei principali responsabili, diversi dietro le quinte della realizzazione sia della prima che della seconda stagione, così come alcune succose anteprime.

Martial Andrè
Martial Andrè

Dove tutto è cominciato

Andrè ha iniziato l’incontro raccontando gli inizi di Fortiche, dalle prime piccole animazioni, alle pubblicità, per passare poi alla realizzazione di uno dei video dei Gorillaz, fino a un breve video, di cui ha mostrato alcuni fotogrammi. Un video che non è divenuto famoso o virale, ma che è stato il primo in cui hanno iniziato a sperimentare un certo modo di fare animazione e che, evidentemente, è stato visto dalle persone giuste, dato che di lì a pochissimo sono stati contattati da Riot (la casa di produzione di League of Legends) con la richiesta di una collaborazione. Secondo Andrè, in Fortiche, nessuno si aspettava che Arcane potesse diventare un tale successo mainstream, al contrario si pensava che sarebbe rimasto un progetto rivolto solo una minoranza di appassionati del videogioco, da qui la scelta di sperimentare ancora di più con i fondali, le animazioni, l’integrazione 2D e 3D, le texture, le luci e il mix di stili diversi. Essersi presi questo impegno, però, ha portato Fortiche a ingrandirsi enormemente in brevissimo tempo, passando dai pochissimi individui che ruotavano attorno ai due fondatori a una cinquantina di persone, ed è in questa fase che Martial Andrè è salito a bordo.

Trovare il giusto stile

Il principale contributo di cui lui e alcuni altri, che si sono uniti allo studio in quel periodo, sono stati portatori è stato l’introduzione dei book per il mood delle scene. Libri formati da raccolte di immagini, foto, video, colori, canzoni, prese da media diversi, destinate a comunicare a tutti quelli che avrebbero lavorato su una determinata sequenza il mood da veicolare allo spettatore. Un sistema che è parso funzionare molto bene, tanto che i book, che per la prima stagione contavano circa 20 pagine per ogni episodio, sono lievitati per la seconda a ben 250 per ogni puntata.

Questo, unito al successo di Arcane, ha portato Andrè a una carriera fulminante, dato che in soli due anni è passato da semplice animatore, a capo animatore di un gruppo, fino all’attuale ruolo di animation supervisor. Una rapida scalata a soli 32 anni, ma che lui stesso giudica fin troppo veloce, tanto che avrebbe forse preferito arrivarci con una maggiore gradualità. E Fortiche si è allargata altrettanto rapidamente, tanto che alla seconda stagione di Arcane hanno lavorato in totale oltre 700 persone, con punte fino a 450 contemporaneamente. Un lavoro, però estremamente curato, al limite della pignoleria, in cui viene controllato ogni dettaglio degli sfondi (tutti realizzati a mano sotto forma di dipinti), delle texture e delle luci, al fine di ottenere il risultato desiderato senza lasciare nulla al caso.

Un esempio della tecnica stilistica adottata in Arcane, descritta da Martial Andrè a Lucca Comics & Games.
Un esempio della tecnica stilistica adottata in Arcane, descritta da Martial Andrè a Lucca Comics & Games.

Per spiegare al pubblico cosa intendesse, Andrè ha quindi illustrato, passo passo, anche con diverse immagini originali, le varie fasi di realizzazione di una sequenza. In Fortiche si parte sempre dalla sceneggiatura che, per la prima stagione, arrivava già scritta e sviluppata da Riot, con ben pochi margini di manovra per loro (per esempio tagliare qualche passaggio per limiti di tempo sulla durata dell’episodio), mentre per la seconda, dato il credito della prima, sono riusciti a ottenere un maggiore grado di libertà. Si passa poi alla scelta dei personaggi del videogioco da usare per ciascuna scena. Il processo prevede che, di solito, quelli di Fortiche facciano una prima scrematura (o che propongano, in alcuni casi, anche dei personaggi originali), per poi chiedere a quelli di Riot la loro preferenza. Una volta selezionato, però, vengono sviluppati alcuni design alternativi e alcuni adattamenti, perché il personaggio possa essere animato in maniera funzionale e risulti il più realistico possibile (un tema, quello del realismo, a cui in Fortiche tengono molto e su cui Andrè è tornato più volte nel corso della conferenza), che a loro volta vengono presentati a Riot per il loro avallo. Un lavoro certosino che scende, poco alla volta, sempre più nel dettaglio, fino a lunghezza dei capelli, particolari dei vestiti o dei loghi sopra di essi. Definito tutto questo, si passa poi allo storyboard. Accanto ad esso, però, trova anche spazio una sezione in più in cui, sopra all’immagine dello sfondo, vengono già posizionate le telecamere che dovranno andare a riprenderla, come se fosse filmata nel mondo reale. In aggiunta, sempre presente, una piccola legenda sullo stile in cui devono essere realizzate le scene d’azione, piuttosto che quelle drammatiche/intimistiche o le panoramiche sugli ambienti. Il passo successivo è quello dell’animazione, ma quando vi si arriva tutto deve essere già deciso in ogni particolare, perché ogni animazione in più sono lavoro e soldi, dunque non si può sbagliare nulla. Sprecare non è ammesso, deve essere fatto solo ciò che verrà tenuto in via definitiva.

Come si fa animazione

L’animazione stessa, inoltre, si realizza in vari modi e a livelli diversi. Uno di questi è quello dei personaggi: per farli muovere in maniera più realistica, gli animatori si filmano in alcune stanze apposite, in cui loro stessi mimano le scene e i gesti. Tutto questo viene poi ricalcato e adattato alla fisicità dei personaggi, in alcuni casi molto più grandi o molto più piccoli delle controparti di carne, ecco perché preferiscono non utilizzare la motion-capture. Gli sfondi, invece, vengono realizzati inizialmente come dipinti, per poi essere adattati e modificati con un loro procedimento particolare, capace di dargli maggiore profondità, facendoli apparire quasi 3D. A quel punto vengono inseriti i personaggi, che a loro volta subiscono un lavoro di adattamento per fare coincidere luci e ombre con quelle presenti nel fondale. Altri elementi, invece, come i liquidi, il fuoco o il fumo, vengono realizzati in animazione tradizionale e aggiunti sopra all’animazione digitale in una fase ancora successiva.

La musica

Un discorso a parte merita l’integrazione delle canzoni nella prima stagione di Arcane: secondo Andrè si è trattato di un escamotage che è spesso servito a mostrare più cose in breve tempo, quasi un modo per mettere l’avanti veloce. In molti casi, però, non avevano alcuna idea di quali canzoni avrebbero ricevuto da Riot per ciascuna scena, dunque realizzavano il montaggio con canzoni di loro scelta, piuttosto generiche, e toccava poi agli editor, in un secondo tempo, lavorare per fare coincidere l’andamento della musica e delle immagini. Nel caso della seconda, invece, i lavori si sono svolti in maniera più semplice, dato che hanno ricevuto le canzoni molto prima.

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Una piccola anteprima

Per illustrare al meglio quanto appena detto, Martial Andrè ha mostrato al pubblico e commentato in diretta, in anteprima, un breve filmato preso dalla seconda stagione. In esso si vede Vi più grande (segnando, quindi, un ulteriore salto temporale rispetto alla fine della prima stagione) mentre affronta diversi combattimenti, giorno dopo giorno, settimana dopo settimana. Brevissimi flash che ci mostrano il passare del tempo e la vita della protagonista sempre più allo sbando, che si divide tra il ring e le bevute fino a stordirsi e tornare alla sua angusta camera, sola. Sensi di colpa verso gli altri (tanto da avere allucinazioni e vederli comparire tra il pubblico) e per ciò che è successo e lei non è stata in grado di impedire. Una sequenza molto cupa, sottolineata dalla musica e, come evidenziato da Andrè, in cui il trucco di Vi le disegna quasi una V rovesciata sul volto, come a significare che lei stessa è sottosopra.