La sinossi ufficiale di Nosferatu di Robert Eggers è sintetica un racconto gotico sull'ossessione tra una giovane donna tormentata e il terrificante vampiro che si è infatuato di lei, provocando un indicibile orrore.
Poco più di quello che nell'ambiente cinematografico è definito come un "pitch", una sintesi estrema di quello di cui parla un film.
In realtà siamo davanti al remake dell'omonimo film muto del 1922 di Friedrich Wilhelm Murnau, che a sua volta è liberamente ispirato al romanzo Dracula di Bram Stoker.
Se durante la visione noterete dei dettagli simili, ma non perfettamente uguali, a cominciare dai nomi dei personaggi, tedeschi, e della città, che non è Londra come nel romanzo è perché il film del 1922 non poteva fregiarsi di essere definito un adattamento ufficiale del romanzo di Stoker, con i cui eredi la produzione non era riuscita a trovare un accordo sui diritti.
Chiunque abbia studiato o sia solo anche appassionato alla storia del cinema sa che questo non impedì al film di essere considerato uno dei capolavori del regista, nonché dell'espressionismo cinematografico tedesco. Ma il film all'epoca non fu solo un successo di critica, tanto che la figura di Max Schreck come Nosferatu è entrata nell'immaginario popolare. Di quel film, sceneggiato da Henrik Galeen, venne realizzato un remake nel 1979, diretto da Werner Herzog e interpretato da Klaus Kinski, che come Schreck entrò nella leggenda.
Da un po' di anni si sono avvicendate indiscrezioni su un possibile nuovo remake, mentre nel 2000 arrivò un curioso omaggio meta cinematografico al film originale, L'ombra del vampiro (Shadow of the Vampire), diretto da E. Elias Merhige. Si trattava di un fantasioso racconto del dietro le quinte del film del 1922, in cui si immaginava che il segreto della portentosa interpretazione di Schreck fosse perché egli stesso, interpretato nel film da Willem Dafoe, era in realtà un vampiro.
Anni fa l'uscita di un remake con Doug Jones diretto da David Lee Fisher, venne data per certa per il 2017, ma il progetto si arenò. In realtà già nel 2015 all'idea era interessato Robert Eggers, regista che nello stesso anno venne salutato come nuovo profeta dell'horror con The Witch, ma che con all'attivo solo tre cortometraggi e un lungometraggio non si sentiva pronto per confrontarsi con la storia del cinema con la sua seconda prova.
In Nosferatu, per i motivi citati prima Dracula e Mina Harker di Stoker si chiamano Conte Orlok e Ellen Hutter, rispettivamente interpretati in questa versione da Bill Skarsgård e Lily-Rose Depp. Willem Dafoe, vampiro nella citata opera metacinematografica, è il cacciatore di vampiri, esperto di alchimia e soprannaturale Professor Albin Eberhart Von Franz, ovvero l’alias di Van Helsing, mentre Nicholas Hoult è Thomas Hutter/Jonathan Harker. Il riconoscimento degli altri alias è lasciato per esercizio al lettore.
Stile e dettagli
La messa in scena di Eggars è filologicamente gotica. La fotografia a colori sembra diventare a tratti in bianco e nero, ombre che celano in parte la natura del male, grana grossa che ricorda quasi le vecchie pellicole, non fosse per l’assenza dello scintillio. Scenografie e costumi sono nella sufficienza, incentrati a un minimalismo che sembra volersi concentrare su personaggi ed eventi, più che su come sono vestiti o su quali siano gli ambienti. Siamo lontani da quelle rappresentazioni romantiche, un po’ dandy del personaggio e del suo mondo. Quello di Nosferatu è un mondo non solo grondante di sangue, ma è anche sporco e in putrefazione, l’immortalità di Orlok non lo ripara dal disfacimento neanche quando si nutre, facendolo somigliare a uno zombie senziente.
Questo approccio ruvido, allorché non originale, già contenuto nel materiale originale e in alcune versioni cinematografiche, è forse, da un punto di vista visivo, il distacco maggiore di Eggars dai predecessori, dai quali decide comunque non discostarsi eccessivamente, non impadronendosi mai della materia come se fosse una cosa sua.
Si affida piuttosto alle prove attoriali. Hoult conferma il suo talento, mentre la Lily-Rose Depp non ha la necessaria carica di sensuale e torbida innocenza che necessita il suo personaggio. Skarsgård si affida al linguaggio del corpo e a uno sguardo magnetico, dal suo canto Dafoe è tutto risatine e faccette buffe, quasi una linea comica.
I momenti jumpscare sono pochi, e forse volumente sommessi. L'idea di orrore nel film è subdola e seducente. Ci sono molti momenti truculenti accennati e fuori scena, o ammantati di ombre, perché spesso fa più orrore della rivelazione del mostro e, dato anche il finale della storia, perché l'arrivo della luce del sole, è il momento in cui i mostri muoiono.
Conclusioni
Eggars non ci ha provato fino in fondo. Si è mantenuto su una linea di colto citazionismo, di regia ferma ma fondamentalmente didascalica, andando col pilota automatico di una storia che ha la sua enorme potenza, mettendola su un piedistallo, col rispetto di chi la venera come una reliquia.
Si tratta di un film che nulla toglie alla mitologia vampirica, ma neanche aggiunge nulla di di personale o rilevante, che gli faccia meritare di essere ricordato non solo per essere il remake di un capolavoro.
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