E dopo tre Venom, Morbius e Madame Web, l'ultimo dei film Sony con personaggi collaterali dell'Universo di Spider-Man arriva come promesso (minacciato) nelle sale.
Kraven – Il Cacciatore di J. C. Chandor rimescola la mitologia di uno degli avversari più antichi di Spider-Man, ideato da Stan Lee e Steve Ditko.
Nel film Sergej Kravinoff (Aaron Taylor-Johnson) è il figlio di un boss russo Nikolai Kravinoff (Russel Crowe) che per poco non perde la vita in una battuta di caccia al leone organizzata dal padre. In quella occasione la sua vita viene salvata dall'intervento della piccola Calypso (da adulta Ariana DeBose) che con una specie di pozione conferisce a Sergej dei superpoteri mutuati dal mondo animale e amplificati: forza, udito, olfatto superiori.
Abbandonata la casa paterna, lasciandosi dietro anche il fratellastro Dmitri (Fred Hechinger), disprezzato dal padre che lo ritiene un debole, anni dopo con i suoi poteri diventa uno spietato cacciatore di criminali. La sua caccia lo porterà a lottare contro un rivale di suo padre, il boss soprannominato Rhino, alias Aleksei Sytsevich (Alessandro Nivola) dotato di misteriosi superpoteri, che ha per braccio destro un killer potenziato denominato semplicemente Lo Straniero (Christopher Abbott).
Sergej, che adesso ha il nome di battaglia Kraven, avrà come alleata la ritrovata Calypso, in una lotta senza quartiere tra la giungla urbana di Londra, la Turchia e le steppe russe. Un caccia violenta e senza esclusione di colpi, nella quale al distinzione tra preda e predatore diventa labile.
Per l'esile storiella di Kraven – Il Cacciatore 127 minuti sono tanti, troppi. Il film ha il merito, rispetto alle altre produzioni Sony citate, di avere una sceneggiatura che, sia pur nella sua prevedibilità, ha pochi momenti in cui sembra essere spinta a forza, in cui le cose accadono perché devono accadere, senza un vero senso.
Dato il tema, non poteva mancare un momento "tigre di Martini" (anche se il felide in questione non è una tigre), ma era anche questo nelle attese.
Nella messa in scena sono tante le scene d'azione, d'inseguimento, di parkour, con citazioni visive che i fan riconosceranno. Compongono una miscela che cerca quindi di accontentare chi si vuole godere un film scorporato dall'universo narrativo più grande, sia coloro che invece quell'universo lo conoscono.
I personaggi forse a un certo punto diventano tanti, troppi, tanti nomi buttati dentro nel calderone. Non manca, sottile, l'easter egg ragnesco, poco più di qualche secondo, tanto per ricordarsi da dove si parte.
Il cast è bene assortito, e tutti assolvono al loro con professionalità, anche se i dialoghi sono del tutto stereotipati. Pertanto alla fine le uniche prove che sembrano portate avanti per una ragione diversa dal mutuo restano quella del protagonista Aaron Taylor-Johnson, che se non ha il fisico del ruolo ne ha comunque la presenza scenica e riesce a dargli la necessaria credibilità, e quella di Fred Hechinger nel ruolo del fratellastro Dmitri, che riesce a reggere l'unico arco di crescita del personaggio in un film in cui tutti gli altri, protagonista compreso, restano alla fine per come erano in principio (tutti quelli rimasti vivi, ovviamente).
Kraven – Il cacciatore è un film senza infamia e senza lode. Un risultato pregevole rispetto ai passi falsi precedenti, ma senza quel guizzo che fa ritenere necessario continuare la storia, tornare su questa mitologia, nonostante il finale sia aperto.
Lo spoiler è che non è necessario aspettare la fine perché, almeno alla proiezione stampa, non c'era scena post-crediti.
Aggiungi un commento
Fai login per commentare
Login DelosID