Un luogo, uno solo, è il protagonista assoluto di Here di Robert Zemeckis. Fissata quindi in modo inequivocabile l'unità aristotelica di luogo, a variere sono le unità di azione e tempo. Puntando la camera su un solo luogo, la narrazione salta avanti e indietro nel tempo, in modo non lineare. Non solo, spesso riquardi inseriti come immagine nell'immagine mostrano allo spettatore parti di diversi momenti di alcune di quelle epoche.
Non sono quindi i personaggi i veri protagonisti, né lo è la stanza in cui interagiscono a pensarci bene, perché in diverse epoche quel luogo non ospitava una stanza, ma era comunque un posto in cui succedevano cose. E quelle cose ci racconta Here, nel quale Zemeckis affronta la non facile impresa di adattare per il cinema l'omonimo fumetto di Richard McGuire.
Tanta parte della storia del luogo è narrata con le vicende di esseri umani. Amori, drammi, sogni, speranza, conflitti. E per farlo Zemeckis ricostruisce in parte il gruppo che adattò Forrest Gump, un'altra storia di ampio respiro, dallo sceneggiatore Eric Roth ai due interpreti Tom Hanks e Robin Wright, ringiovaniti digitalmente meglio di quanto, più avanti nella storia, saranno invecchiati.
Hank e Wright non sono gli unici attori, va detto, perché un'altro dei fulcri narrativi della vicenda sarà costituito dalla coppia Paul Bettany e Kelly Reilly, ovvero Al e Rose Young, i genitori di Richard Young, interpretato da Hanks.
Fedele al dettame di una narrazione non lineare, Zemeckis non dà una conclusione a tutte le storie, penso a quella della moglie apprensiva interpretata da Michelle Dockery, ma anche a quella di alcune delle coppie che popoleranno la casa prima e dopo la famiglia Young. Questo perché il focus è il luogo dove è piantata la cinepresa. Qualsiasi cosa accada al di fuori o è raccontata, o non è considerata. D'altra parte nella vita, di quante persone che incrociamo solo per poco sappiamo cosa è successo dopo nelle loro vite?
Nonstante l'apparente staticità della camera fissa il film è dinamico, mostra il continuo divenire delle vita, le nascite, gli amori, i conflitti, le morti.
La tecnica digitale, la composizione delle immagini, agli effetti visivi, si piegano alla funzione narrativa, nella quale Zemeckis ripiglia tanti dei suoi stilemi visivi, autocitandosi più spesso di quanto non si creda possibile, realizzando un film in cui la tecnica non divora la narrazione.
Questa è la vita? No, ma è una credibile rappresentazione.Visicamente l'adattamento al linguaggio del cinema della peculiarità del fumetto riesce, mentre è chiaro che l'ostacolo più grosso era narrativo.
Se del fumetto sarebbe possibile selezionare solo alcune vignette, andare avanti, per poi tornare indietro, la freccia del tempo al cinema scorre in una sola direzione.
Allora la scelta è quella di concentrarsi sulla storia familiare, cercando, con le incursioni sul prima e sul dopo, di ottenere se non il Grande Romanzo Americano, un piccolo affresco dell'America in varie epoche, ricordandosi che esisteva anche prima dell'arrivo degli europei.
In conclusione, Here è sicuramente un film che punta sulla commozione, sui buoni sentimenti che comunque vincono anche negli epiloghi più amari, ed è a tratti enfatico nella sua direzione narrativa, ma visivamente vale l'esperienza, sia in virtù della sua regia che della bravura dei componenti del cast.
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