Doctor Who è un materiale così malleabile, narrativamente parlando, che permette allo scrittore di turno di approfondire qualsiasi tematica desideri. Nei sessant'anni di storia di questa serie sono stati molti i generi affrontati, in episodi capaci di far riflettere, divertire ed emozionare e Doctor Who: Joy to the World è uno di questi.
Steven Moffat, che ha scritto questo episodio, gode di un apprezzamento altalenante tra gli appassionati, soprattutto dopo il ruolo che ha assunto in precedenza come showrunner della serie, tuttavia è innegabile che nella scrittura di episodi singoli riesca a dare il meglio di sé e consegnare al pubblico delle vere perle. In questa occasione è capace di farci credere, pur nell'assurdità della situazione, che sia possibile imbattersi realmente nel Dottore prima o poi, perché fa leva su piccole abitudini quotidiane alle quali non diamo peso, ma che stimolate con la curiosità di un bambino possono dar vita a grandi avventure. Come domandarsi dove conducano quelle misteriose porte chiuse a chiave nei vecchi, modesti alberghi.
In questo speciale di Natale inizialmente il Dottore (Ncuti Gatwa) non è accompagnato come di consueto, ma viaggia da solo e visita un curioso albergo dove le stanze sono collegate a diverse epoche e luoghi importanti per la storia dove le porte stesse indicano la destinazione.
Lì si imbatte in un personaggio sospetto che ha con sé una valigetta e il suo inseguimento lo porterà a incontrare Gioia (una bravissima Nicola Coughlan), un'altra viaggiatrice solitaria nel giorno di Natale. La valigetta contiene il vero motore della trama, che porterà il Dottore a conoscersi meglio. Infatti, attraverso l'escamotage del paradosso, poco logico ma molto Moffattiano, lancia a se stesso le critiche che i compagni di avventura (e spesso anche i fan) muovono verso il Dottore. Moffat quando non deve curare una serie ma soltanto scrivere episodi resta sempre un passo avanti, con la capacità di conoscere bene i meccaninsmi di Doctor Who e portarli a un livello superiore, con una gran dose di emozioni.
Se c'è un aspetto positivo della distribuzione su Disney+ è che un nuovo pubblico si è avvicinato alla serie e checché ne dicano i gatekeeper, è bellissimo quando nuovi fan si avvicinano a un universo narrativo. Il rovescio della medaglia è che alcuni aspetti vanno precisati ai nuovi spettatori, qui in maniera veloce e non invadente, ma forse un po' forzata. Che creatura è quell'elegante lucertola che compare anche nel materiale promozionale e nel trailer? Il Dottore ha dovuto raccontare proprio a lui che i Siluriani, lucertoloni antropomorfi, sono una specie preziosa e antichissima, che vivevano sulla Terra ben prima della comparsa degli umani. Una spiegazione piuttosto integrata nella situazione del momento, ma che va più a beneficio dello spettatore che del personaggio.
Naturalmente non mancano omaggi per tutti, sia i fan di lunga data che gli appassionati di cinema, in scene che non sono mai fini a se stesse, ma si integrano alla perfezione nel ritmo della storia. Un ritmo incalzante e a tratti straniante, che fa sentire lo spettatore come se realmente accompagnasse il Dottore nei suoi ragionamenti forsennati che capisce solo lui, sebbene poi tutto acquisirà un senso e i tasselli andranno al loro posto.
L'apparente disordine che rende il ritmo incalzante e divertente è merito anche del regista Alex Pillai, già regista di alcuni episodi di Bridgerton e Le terrificanti avventure di Sabrina, che riesce a intessere scene forsennate senza mai far perdere il filo della situazione.
Joy to the World riesce ad amalgamare in una storia intensa i sensi di colpa e il valore dell'amicizia, con una stoccata al capitalismo, tutto sorretto dal solito mix di emozioni e divertimento che rendono Doctor Who una serie unica nell'intero panorama delle serie TV.
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