Paul Schrader, sceneggiatore reso famoso da Taxi Driver e American Gigolò, affronta anche regista un altro romanzo di Russell Banks: I tradimenti.
Richard Gere è Leonard Fife, regista di documentari che in punto di morte decide di mostrarsi dall'altra parte della cinepresa per un film intervista sulla sua vita diretto da due suoi ex allievi.
Uscendo dal canovaccio preparato per il film, inizia una dolorosa confessione sull parte segreta della sua vita: fughe da se stesso, tradimenti, bugie e varie meschinità, in distonia con la sua immagine pubblica di regista impegnato, facendo emergere l'archetipo del fetentone carismatico.
Il film si trasforma essenzialmente in una confessione rivolta all'amore della sua vita, la moglie Emma (Uma Thurman).
Per Oh, Canada – I tradimenti, Schrader sceglie una via non lineare per il suo racconto che sia parola che immagine. La parola affidata al narratore Gere, l'immagine affrontata con una camera che si muove nonostante la staticità del protagonista, bloccato su una sedia a rotelle. Schrader gioca in continuazione: campi e controcampi, sguardi in camera che si incrociano, soggettive, spiazzanti e disturbanti scavalcamenti di campo, deconstualizzazioni affidate al macchinario con il quale regista e inquadrato si guardano reciprocamente, ritagliati entrambi dallo sguardo della cinepresa. Passa dal colore al bianco e nero. Spiazza, gioca, si diverte.
I flashback della gioventù sono interpretati da (Jacob Elordi), ma ogni tanto emerge, forse per ribadire come contraddittori possano essere i ricordi, la versione anziana, che diventa narratore e attore della vicenda.
La linearità si perde, sul filo di ricordi che diventano frammentari, inaffidabili come lo stesso protagonista alla fine si rivela. Un narratore fallace che però ci costringe a guardare dentro noi stessi, senza esprimere giudizi.
Questi azzardi visivi, i salti narrativi, la frammentarietà, sono l'unico vero limite di un film che rischia di lasciare freddi gli spettatori, ormai poco avvezzi a una narrazione che li costringa a unire i puntini con ipotesi, più che con certezze.
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