Con Daisy Kutter Kazu Kibuishi ha imbastito un western che più classico non si può, in un volume unico che combina fiducia e tradimenti, gioco d’azzardo, abilità sparatorie, rapine al treno e robot umanoidi.

Fermi un attimo. C’è qualcosa di strano in quanto affermato, ma cosa?

Ah, già. I robot.

<i>Daisy Kutter</i> Kazu Kibuishi
Daisy Kutter Kazu Kibuishi

Eppure l’elemento fantastico in questa storia è così ben integrato da risultare credibile, grazie anche allo stile del disegno caricaturale quanto basta per rendere ogni personaggio realmente unico e riconoscibile e permettere azioni e inquadrature anche audaci senza snaturare il tono in generale. Le tavole sono in bianco e nero e la matita è grezza, ma è proprio questo che dà carattere al fumetto.

<i>Daisy Kutter</i> Kazu Kibuishi
Daisy Kutter Kazu Kibuishi

Daisy è una ex rapinatrice, adesso si è ritirata a una vita tranquilla in un piccolo negozio del villaggio. È anche amica dello sceriffo, però. Come farà a dirgli che ha ricevuto un’offerta di lavoro molto interessante che prevede la rapina di un treno? E chi sarà realmente l’uomo così scaltro a poker che l’ha ingaggiata?

Tutta la storia è incentrata su Daisy e si segue solamente il suo punto di vista, in una breve vicenda che dura appena qualche giorno, seguendo lo schema più classico del viaggio dell’eroe dal rifiuto della chiamata, l’aiuto e la guida di alcuni personaggi chiave, i voltafaccia, lo scontro finale che sfocia in epica e infine il ritorno con l’elisir. Tranquilli, non ho fatto alcuno spoiler, queste figure sono tutte simboliche, capaci di adattarsi a qualsiasi genere, come il western-steampunk, qui molto ben presentato senza troppi fronzoli.

<i>Daisy Kutter</i> Kazu Kibuishi
Daisy Kutter Kazu Kibuishi

Siamo quindi di fronte a un semplice fumetto “da manuale”? Se lo intendiamo come la lezione appresa benissimo da Capire il fumetto di Scott McCloud (citato tra i ringraziamenti dell’autore), allora sì. Ma l’accezione è tutt’altro che negativa, perché Daisy Kutter possiede un carattere tutto suo e racconta una storia tutto sommato semplice ma che funziona e intrattiene benissimo.