Nel solco dei grandi film sulla mafia italo-americana, dalla saga de Il Padrino, a The Good Fellas e Casinò, senza dimenticare film più intimisti come Donnie Brasco, o il recente, titanico ed esagerato The Irishman, arriva The Alto Knights – I due volti del crimine, diretto da un veterano della narrazione hollywoodiana come Barry Levinson.

La storia a cui Nicholas Pileggi, autore del romanzo e della sceneggiatura di Quei Bravi Ragazzi, si è ispirato anche stavolta a una storia vera, quella della rivalità tra i mafiosi Frank Costello e Vito Genovese. A questo mix di esperti del film sulla mafia non poteva mancare Robert De Niro, che questa volta dilaga aggiudicandosi entrambi i ruoli.

The Alto Knights
The Alto Knights

Sono gli anni '50 e, negli USA come in Italia, non era ancora ben chiaro quanto fossero in realtà ben strutturate e ramificate le organizzazioni mafiose, la cui esistenza fenomeno complesso era negata persino da polizia e inquirenti, inconsapevoli nel migliore dei casi, quando non conniventi nei peggiori.

Affidato alla voce narrante di De Niro/Costello, il film parte dal culmine della rivalità, ovvero il tentativo di uccisione dello stesso Costello ordinato da Genovese, per ricostruire, anche con documenti d'epoca, la storia dei due personaggi.

Al piglio documentaristico però si affianca la necessità narrativa di costruire una dinamica protagonista/antagonista. Qui il film inizia a scricchiolare, facendo abbandonare la sensazione che la scelta di affidare entrambi i ruoli agli stessi attori fosse dovuta alla tesi che, in fondo, i due antagonisti fossero facce della stessa medaglia.

The Alto Knights
The Alto Knights

Quello che ascoltiamo alla fine è la versione di Costello, e non un racconto veramente equidistante. De Niro, ebbro di mestiere e di desiderio di strafare, ben caratterizza, oltre il posticcio trucco, i due personaggi, con posture e voce . Visto in originale non si può che plaudire al lavoro sulla voce di De Niro, auspicando che il doppiatore italiano sia riuscito nella faticosa impresa.

Anche Debra Messing brilla nel ruolo di Bobbie, la moglie di Costello.

The Alto Knights
The Alto Knights

Se si unisce al tutto l'ottima ricostruzione d'ambiente e la fotografia di Dante Spinotti, c'erano tutti gli elementi perché potesse venire un grande film.

Il punto vero è che l'insieme non lega. Diventa prolisso e privo di tensione. Anche se la storia ha un epilogo noto, procede in modo che non suscita suspense, ma solo una stanca passività nel seguire gli eventi.

De Niro si mangia letteralmente il film, in un confronto a distanza con ovviamente pochi veri momenti di interazione tra i due contendenti, una volta amici e ora rivali. I pochi passaggi narrativi nei quali i due personaggi sono costretti a incontrarsi risultano artificiosi e poco appassionanti.

The Alto Knights
The Alto Knights

Più utile all'economia di un vero confronto non limitarsi a un De Niro One Man Show, ma affidare a un altro attore uno dei due personaggi. Genovese o Costello, De Niro in realtà funziona in entrambi, ma l'effetto estranianante della scelta attoriale resta l'unico elemento per cui forse questo film verrà ricordato, oscurato dai tanti film che la mafia l'hanno raccontata meglio e in modo più pregnante.