La Industrial Light and Magic è nata per necessità, spinta dalle richieste tecnologiche e artistiche di George Lucas per realizzare gli effetti speciali e visivi di Star Wars, per spingere l'industria del cinema sempre più vicino alla sua visione. Il documentario Light & Magic, disponibile su Disney+, apre le porte a una delle aziende più popolari e richieste da Hollywood.

Il successo di Guerre Stellari nel 1977 ha spinto molte altre case di produzione e registi, oltre a Lucasfilm, ad affidarsi a loro. Tra questi ricordiamo la saga di Indiana Jones e in generale tutti i film firmati da Steven Spielberg, alcuni che sono diventati veri cult come E.T., Incontri ravvicinati del terzo tipo, Jurassic Park.

La tecnica del morphing (o morfing, come lo chiamano affettuosamente loro) è nata per fondere insieme diversi animali, tutti realizzati con modelli realistici: dallo struzzo al pavone, alla capra, alla tartaruga, alla tigre fino a diventare una donna nella scena di trasformazione della strega in Willow. Per non parlare della vetrata della chiesa le cui tessere si separano dalla struttura e si uniscono per comporre un cavaliere bidimensionale ma che si muove nello spazio reale minacciando un monaco in Piramide di paura, il film "hogwartsiano" ante litteram scritto da Chris Columbus che racconta le avventure apocrife di un giovane Sherlock Holmes.

Tra le innovazioni stilistiche non si può non citare il personaggio di Davy Jones nella saga dei Pirati dei Caraibi. Lo spettro dalla barba tentacolare era realizzato per quasi per tutto il tempo a schermo con gli effetti visivi, che gli animavano il volto. Al contrario i pirati del primo episodio, La maledizione della Prima Luna come Barbossa erano fantasmi scheletrici in poche scene, sebbene molto convincenti. Su Davy Jones, quindi, occorreva concentrarsi sulle emozioni di Bill Nighy, l'interprete del personaggio. Da qui il conio di Emotions capture anziché la semplice Motion capture.

Se ILM è sinonimo di effetti visivi, in un'occasione si è messa alla pari di Pixar, DreamWorks e Illumination, senza perdere il proprio carattere con Rango, interamente in computer grafica. Un modo totalmente diverso di approcciare il lavoro, perché fino ad allora capitava che intere scene fossero solo digitali, ma erano parte di un film con riprese reali.

Viene esplorata anche la concorrenza con altre grandi industrie di effetti visivi come la Weta che ha curato, tra gli altri, gli effetti de Il Signore degli Anelli e Avatar, quest'ultimo rifiutato dalla ILM perché considerato troppo "grande". James Cameron però aveva già collaborato e apprezzato il lavoro della ILM, dando vita a due celebri mutaforma: il letale Terminator T-1000, simile a mercurio, e al tentacolo d'acqua di The Abyss.

L'alba degli effetti visivi

Nella prima stagione abbiamo assistito proprio alla genesi dei primi escamotage ingegnosi e creativi, tra modellini, stop motion, meccanismi per il movimento di macchina e software realizzati da persone motivate e competenti che hanno sviluppato anche strumenti divenuti successivamente uno standard. Tra questi i sistemi di riproduzione audio THX, Avid per il montaggio video non lineare, il computer Pixar per la CGI che darà il nome alla celebre casa di animazione e addirittura Photoshop per il fotoritocco e fotomontaggio.

Il valore creativo e umano di questa serie è proprio la sua capacità di dimostrare come la magia del cinema avvenga grazie al lavoro di tante persone disposte a dedicare molto tempo, fatica e sacrificio a una passione che li diverte e unisce.

Oggi conosciamo il successo dei film sopra citati, ma al momento della lavorazione non vi era nulla di certo. Si esplora quindi il lato pionieristico e avventuroso di chi stava inventando involontariamente (o forse lo sapevano già) un nuovo modo per fare cinema.

L'attestazione della computer grafica

In questa seconda stagione, composta da soli tre episodi, la computer grafica è ormai lo strumento principale di lavoro, che ha soppiantato i bellissimi ma lenti da realizzare modellini.

Si assiste al passaggio da ingombranti e costosissime workstation Silicon Graphics all'uso di computer desktop e portatili più modesti come il PowerBook 200 con ben 80 MB di RAM, per l'epoca un'ottima macchina professionale. Nonostante la tecnologia avanzasse, la soluzione è sempre quella di usare strumenti semplici per lavori semplici. Non potevano certo realizzare tutto Jurassic Park con un Mac portatile, ma potevano risolvere così molti problemi senza impiegare computer sofisticati e costosissimi. L'Enterpsise che vediamo in Star Trek Generazioni, per esempio, è modellata semplicamente con il software Form-Z e ritoccata con Photoshop.

L'abilità degli artisti al lavoro alla ILM non è soltanto saper muovere bene un mouse, bensì la capacità nel disegno è fuori scala. E fa un po' soffrire vedere l'impegno profuso nel disegnare centinaia di bozze bellissime che verranno quasi tutte scartate per arrivare all'uniformità visiva, ma che sarà davvero convincente.

Sfide tecnologiche e umane

Con Star Wars Episodio I: La minaccia fantasma Lucasfilm e la ILM si sono assunti l'arduo compito di includere un personaggio interamente digitale insieme ad attori veri. La vera essenza di Jar Jar Binks va ricercata più che nella CGI, nella performance dell'attore Ahmed Best. Il personaggio non è certo il più popolare tra i fan del franchise stellare, ma Light & Magic offre l'opportunità all'attore di raccontare il proprio impegno, l'euforia di lavorare a un capitolo della saga, il lavoro di preparazione, le sfide tecnologiche per portare su schermo per la prima volta un personaggio simile, che poi avrebbero fatto scuola successivamente.

La storia di Ahmed Best e l'accoglienza di Jar Jar è illuminante per comprendere come in certi ambienti si perda del tutto il senso dell'umanità. Il personaggio venne criticato pesantemente, ma le critiche ricaddero anche sulla sua persona, nonostante l'impegno profuso e il risultato tecnico eccellente per l'epoca, che gli fecero anche sfiorare l'idea del suicidio.

Creare l'impossibile

Le persone andavano alla ILM a chiedere cose mai viste prima e gli artisti dovevano scervellarsi per cercare idee ovunque.

Ecco alcune domande fondamentali che si ponevano: Come facciamo a simulare questa azione? Come lo rendiamo credibile? Come facciamo a non impazzire? Come si fa ad andare avanti mantenendo un aspetto fresco e innovativo?

Light & Magic è un documentario per chi non si accontenta di vedere dei film, ma vuole scoprire anche come si crea la magia che tanto ci fa amare quelle storie. Anche i titoli di coda sono una gioia per gli occhi.

Se la prima stagione era più "magica" perché per una buona parte trattava gli effetti pratici e guardava con curiosità l'avvento dei computer, qui si parte subito col digitale e solleva gli stessi dubbi che ci poniamo oggi con la crescita esponenziale degli strumenti di intelligenza artificiale.

La ILM è stata creata per fare l'impossibile

George Lucas