E' imminente l'uscita discografica per la Warner Reprise del terzo episodio Il Ritorno del Re, che precede di circa tre settimane la prima del film. Howard Shore, che ha composto e diretto anche le musiche del primo e secondo film della trilogia, si è superato anche in questo caso.
Il CD si compone di 19 brani, per una durata complessiva di circa 72’ e alla sua realizzazione hanno partecipato oltre all’Orchestra Filamornica di Londra, artisti del calibro della soprano americana Renee Fleming, del flautista di fama mondiale Sir James Galway e la cantante Annie Lennox.
Di seguito una breve recensione del CD brano per brano in cui si è cercato di accostare le sequenze musicali a quelle filmiche. Se non volete avere anticipazioni riguardo la pellicola che vedremo a gennaio sui nostri schermi, non proseguite la lettura.
Brano 1: A Storm is Coming (2,51”)
Il capitolo finale inizia con una leggera e misteriosa figurazione in ¾, un pezzo in chiave di valzer che sfocia presto nel tema scritto da Shore per l’Unico Anello. Segue la giocosa musica degli Hobbit (che richiama alla mente il crescendo usato nel primo film per “The Black Rider) prima di trasformarsi in un assolo di violino sul tema dell’Unico Anello. Al primo ascolto i colori sono più leggeri e più brillanti dell’ultima volta e ci sono ancora più sfumature. Il motivo si chiude con un’aggressiva ripresa del tema di Sauron e con il basso ostinato che di solito accompagna l’arrivo degli Spettri dell’Anello.
Brano 2: Hope and Memory (1,45”)
Così come A Storm is Coming, questo frammento riprende, piuttosto piacevolmente, i maggiori motivi delle due colonne sonore precedenti, cominciando con il pezzo che Shore ha chiamato l’Inno Hobbit e terminando con il tema de La Compagnia. Senza adagiarsi sugli allori, Shore intesse una calda e nuova figurazione nel brano forse prefigurando i futuri eroismi di Sam Questo è un brano adatto a molti dei personaggi principali del mondo tolkeniano e contrappunto in cui si produce Shore è spesso stupefacente.
Brano 3: Minas Tirith (3,37”) con la partecipazione di Ben Del Maestro
Minas Tirith è probabilmente una suite o poema tonale comprensivo dei momenti in cui viene suonato in vari punti della colonna sonora (molto simile al pezzo The Riders of Rohan sul CD Le due Torri).
l brano inizia con un minaccioso basso degli archi e delle percussioni rullanti in sordina, tessitura musicale che si ripete numerose volte nel corso del CD ed evoca un tangibile senso di guerra imminente. La musica quindi diventa ciò che può essere descritto solo come un taglio netto che porta a una lettura in chiave trionfalistica del tema del popolo di Gondor. L’abbiamo sentito per la prima volta ne La Compagnia dell’Anello (il film, non il CD) al Consiglio di Elrond in un assolo di corno. Ascoltarlo qui rimpolpato, pulsante e fremente è uno dei momenti principali del CD ed è un momento musicale che non mancherà di togliere il fiato.
Brano 4: The White Tree (3,25”)
Sebbene probabilmente si tratti di un altro amalgama di motivi ripresi da vari settori della colonna sonora, si può dedurre che parti di questa sezione accompagnino la prima descrizione dell’interno di Minas Tirith nel contesto del film. Gandalf e Pipino superano i cancelli tenendo in mano l’avvizzito Albero Bianco di Gondor. Il brano inizia in vena malinconica evocando la tristezza dell’albero un tempo maestoso. Come prima, Shore inizia lentamente a far aumentare il tempo, con gli archi che scivolano e sorgono furiosamente sfociando in un’altra trionfante lettura del tema di Gondor. Questo è decisamente un momento di spicco dell’album e trascina letteralmente l’ascoltatore prima del tonante finale.
Brano 5: The Steward of Gondor (3,35”) con la partecipazione di Billy Boyd
Dopo la grandiosa introduzione all’ultima roccaforte degli uomini, l’azione sembra tornate su Gandalf e Pipino che cercano di ottenere un’udienza con Denethor, l’arcigno sovrintendente di Gondor e padre sia di Faramir che dello scomparso Boromir. Di nuovo si sentono rullare i tamburi che all’inizio fanno da controcanto al tema di Gondor e che poi sostengono un crescendo di violini.
Poi, a sorpresa, un assolo vocale. Billy Boyd (Pipino) canta un gradevole motivo in stile popolare che riguarda le sue preoccupazioni sulla situazione nella quale si è trovato. Come abbiamo già detto, la differenza tra questa colonna sonora e le due precedente sta proprio in queste scelte musicali strane e avventurose.
Brano 6: Minas Morgul (1,57”)
Tra le ombre della città in cui risiedono gli Spettri dell’Anello, Frodo, Sam e Gollum si trovano intrappolati nella crudele terra di Mordor. Il trailer del film sembra suggerire che a questo punto potrebbe esserci un’altra apparizione del Re Stregone, il capo dei Nazgul, in sella a una bestia alata, Spaventati dal confronti diretto i tre devono trovare un’altra strada.
Un’interpretazione dura e terrificante del Tema di Sauron fa capire agli ascoltatori senza ombra di dubbio quanto vicini siamo al male assoluto. Emergono minacciosamente gli ottoni e si ritorna a un tempo di 5/4 che di solito è correlato al sinistro stregone Saruman.
Brano 7: The Ride of the Rohirrim (2,08”)
Nel frattempo gli abitanti di Rohan radunano i loro maestosi cavalli per accorre in aiuto a Gondor (il trailer contiene al riguardo immagini veramente eccezionali). Il maestoso tema creato da Shore si fa più ampio, con il contrappunto di ulteriori tuonanti tamburi di guerra. Poi il motivo diventa più gentile e si fa spazio un flauto celtico in stile Hobbit probabilmente in occasione dell’arruolamento di Merry nei ranghi dell’esercito di Theoden.
Brano 8: Twilight and Shadow (3,28”) con la partecipazione di Renee Fleming
Senza dubbio questo brano è associato al momento in cui Arwen deve decidere se partire verso i Rifugi Oscuri con la sua gente o rimanere fedele alla Terra di Mezzo e al suo amore mortale, il futuro Re Aragorn. La voce solista del soprano Renee Fleming è struggente ed eterea, sostenuta da un sottofondo di archi indubbiamente romantici che richiamato gli arpeggi creati da Shore per il tema di Granburrone. Il brano termina con una toccante ripresa di “Evenstar” da Le Due Torri che è, secondo la mia modesta opinione, uno dei pezzi più dolci e strazianti che Shore abbia mai scritto.
Brano 9: Cirit Ungol (1,44”)
Frodo, Sam e Gollum hanno finalmente trovato l’«altra strada» a Mordor, un’arrampicata senza fine su per una scalinata impossibilmente ripida che si snoda nelle viscere della montagna chiamata Cirith Ungol. Quello che San sospetta (e che padron Frodo sembra ignorare) è che Gollum li sta conducendo verso una trappola mortale. Il tema de L’Unico Anello arieggia qua e là portato da un basso tremolo di archi prima che il brano termini sfociando in accenni incompleti di vari altri temi, incluso l’Inno degli Hobbit, il tema di Sauron e persino un passaggio del pezzo che sottolinea il tentativo di superare il Carhadras da La Compagnia.
Brano 10: Anduril (2,35”)
A Granburrone (forse si tratta di un flashback, dipende da quanto il film sia fedele al libro), Aragorn guarda Elrond che soprintende alla riforgiatura dei frammenti di Narsil che diventerà Anduril, la leggendaria spada dei re. Il tema di Granburrone cerca di sfarsi strada come per l’arrivo degli Elfi ne Le Due Torri, poi il motivo si fa tonante e trionfante. Gli archi vanno in perpetuo crescendo, e la sensazione di perdita e di tristezza si trasforma in speranza e gioiosa aspettativa.
Brano 11: Shelob’s Lair (4,07”)
Troppo tardi per tornare indietro, Frodo e Sam si ritrovano in una caverna piena di enormi ragnatele, la tana del maligno ragno Shelob. Mentre Gollum si acquatta tra le ombre, Sam è costretto, suo malgrado, a rivestire i panni dell’eroe dal momento che Frodo è stato colpito e giace come morto. Ascoltando il pezzo torna alla mente che prima de Il Signore degli Anelli, questo è proprio il tipo di musica che tantissimi registi hanno chiesto a Shore di realizzare per i loro film. Quello che qui è assolutamente notevole è che la variazione di tempo provoca negli ascoltatori un reale senso di implacabilità e di terrore.
Brano 12: Ash and Smoke (3,25”)
Il titolo di questo brano può riferirsi a molte scene del libro ma probabilmente si riferisce a Sam che tenta di portare via il suo amato Frodo da una torre piena di Orchi (a meno che la scena non sia stata eliminata dal film) e cerca di farlo arrampicare sulle pendici di Monte Fato per portare a termine la sua missione e distruggere l’Unico Anello. Ancora una volta, abbondano il terrore musicale e l’incertezza sottolineati dai roboanti ottoni dell’ostinato che accompagna le apparizioni del Re Stregone e dal coro di voci bianche che danno voce al malefico Anello che urla contro coloro che vogliono distruggerlo.
Brano 13: I Campi di Pelennor (3.25”)
L’epica battaglia dei Campi di Pelennor comincia sulle note del tema di Rohan contrapposto all’incessante rullio dei tamburi di guerra. Immediatamente Shore aumenta il tempo e dà l’avvio all’inizio della madre di tutte le battaglie. Va sottolineato che qui Shore ritorna alla tessitura musicale utilizzata per le antiche battaglie nel Prologo de La Compagnia. In questo modo non solo chiude musicalmente un cerchio ma permette all’ascoltatore di rendersi conto che la battaglia di cui è testimone è altrettanto importante di quelle che hanno forgiato la Terra di Mezzo.
Brano 14: Hope Fails (2,20”)
Mentre gli Uomini perdono terreno combattendo davanti ai cancelli di Minas Tirith, un terribile Denethor pone suo figlio Faramir, malamente ferito in battaglia, su una pira funeraria, intendendo immolarsi con lui. Chiuso fuori Pipino cerca disperatamente di fermarlo. La musica inizia con un’ elegia triste (forse per Faramir creduto morto), poi torna a essere dissonante e terribilmente cupa mentre il folle Denethor va alla ricerca di qualcosa per dar fuoco alla pira.
Brano 15: The Black Gate Opens (4,01”) Con la partecipazione di Sir James Galway
La seconda parte della piece de resistance si inserisce perfettamente nel tema de La Compagnia. Intorno ad essa Sir James Galway intesse una gentile melodia con il suo flauto quasi a voler sottolineare le gesta di Merry come guerriero di Rohan. Un brano molto più delicato di quello che ci si aspetterebbe dal titolo che termina con il primo accenno del tema, elaborato da Shore, per i Rifugi Oscuri.
Brano 16: he End of All Things (5,12”)
Con un simile titolo, si può pensare ragionevolmente di essere arrivati al punto che tutti stiamo aspettando da tre film. Sam trasporta uno scoraggiato e abbattuto Frodo verso la voragine di Monte Fato mentre Gollum li segue da vicino. Un arrangiamento corale, direttamente correlato al tema de “The Profecy” della colonna sonora de La Compagnia. Usando lo stesso stile musicale sia nel momento in cui l’anello viene creato che quando lo si distrugge. All’improvviso, durante l’esecuzione musicale, il tema emerge esplodendo e lo stesso Anello fa l’ultimo disperato tentativo di parlare a chi voglia ascoltarlo: una voce sopranile (la stessa degli altri film) implora Frodo a ripensarci, cerca di sedurlo l’ultima volta. Da questo momento è tutto uno splendore corale di una sequenza di accordi in maggiore. Un pezzo spettacolare.
Brano 17: The Return of The King (10,14”) con la partecipazione di Sir James Calway, Viggo Mortensen e Renee Fleming
La pace è tornata nel mondo della Terra di Mezzo. In questo pezzo il contrappunto ricorda strettamente quello de “The Breaking of the Fellowship” della prima colonna sonora. I temi più importanti dell’intera Trilogia vengono ripresi e ampliati. Un’elegante tessitura musicale punteggiata dalle invocazioni in elfico di Viggo Mortensen e una roboante rilettura dell’Inno Hobbit e, verso il finale, una ripresa del “Concernig Hobbit”.
Brano 18: The Grey Havens (5,59”)
Per la misteriosa scomparsa di Frodo e degli altri dalla Terra di Mezzo, Shore non fa più riferimento a materiale precedente, invece realizza un finale pieno di pace e di timore reverenziale che rende l’idea del primo passo che compiono i personaggi in un mondo completamente nuovo. Il tema “The Grey Havens” sfocia senza soluzione di continuità nel brano finale del CD.
Brano 19: Into The West (5,50”) interpretata da Annie Lennox
Il canto del cigno di una trilogia amata da tanti. Un pizzicato di chitarra in sottofondo ricorda una canzona folk in modo più marcato di quanto ci si aspettasse e forse non piacerà a molti, ma nel complesso il brano possiede una forza che non va sottovalutata.
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