Questa rubrica non è né diventerà un manuale di scrittura creativa. È, se lo vorrete, un dialogo che parte da alcuni miei piccoli consigli. Consigli, non regole, e in quanto tali assolutamente soggettivi, poiché frutto della mia esperienza narrativa.
Una volta di più, sbagliando si impara; e io ho sbagliato tanto strada facendo. Ora, non commetterò l'errore di ritenere le mie convinzioni applicabili alla creatività altrui.
Non ho mai visto di buon occhio i manuali di scrittura creativa, proprio perché nella loro stessa denominazione c’è una contraddizione in termini, a mio avviso. Esistono delle regole per la creatività? Strano. Finché si scrive manuale di scrittura capisco e approvo, è quel creativa che mi lascia perplesso.
Sofismi accademici, se volete, ma quantomeno sviscerati dopo lunghe riflessioni.
La creatività esiste a prescindere da regole, strategie o accorgimenti, che semplicemente tendono a inscatolarla e venderla come qualcosa che si può, per l’appunto, acquistare (come un manuale).
Credo ci si avvicini a un tipo di arte poiché si percepisce una spinta interiore che porta in una direzione ben precisa. Quando questo accade, e solo in quel momento, allora si è pronti ad apprendere.
Ma comunque, mai nessuno potrà pretendere di insegnare a “qualcuno pronto ad apprendere” il modo per sfruttare la propria creatività.
Ogni artista, agli inizi, deve scoprire il punto d’arrivo del sentiero che sta percorrendo. E, forzatamente, deve scoprirlo da solo: è il suo sentiero, nessuno può dirgli dove porta.
Accettate quanto scriverò in queste pagine come semplici consigli. Sono conscio che tutti valgono soltanto per me e che, se avrò fortuna, alcuni di essi vi suggeriranno qualcosa.
Sono soltanto piccoli consigli; il tono convinto che li permea è semplicemente dovuto alla passione che narrare il fantastico suscita in me.
Ma, una volta di più, sono soltanto piccoli consigli.
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