Raramente mi è capitato di assistere a conferenze così popolose come quelle della X Hobbiton. Raramente mi è capitato di partecipare ad una manifestazione e trovarmi del tutto coinvolta, assorbita dall'atmosfera che mi circonda. Queste le doverose premesse per presentare un evento che ha nel clima intellettuale e giocoso la sua forza maggiore. Non solo grazie a chi vi partecipa, per lo più giovani, spesso vestiti con costumi attinenti al mondo tolkieniano, ma anche per i concerti, i luoghi, le vivande... (ah, il Sangue di Drago!)
Mi è difficile focalizzare le idee, trovare un filo conduttore per un discorso che descriva l'evento in modo lucido e obiettivo, perché non c'è una logica nella giornata che ho trascorso a S. Daniele del Friuli. La manifestazione mi ha visto saltare da un avvenimento all'altro come un bambino rapito davanti a una vetrina di giocattoli. E forse è proprio questo il segreto dell'Hobbiton: saper racchiudere in poco spazio e poco tempo un cammino formativo personale che tocca tutte le età; farti sentire bambino e poco dopo adulto, poi ancora bambino e via dicendo, con uno scambio continuo tra realtà e immaginazione, logica e sentimento che non lascia tregua. Delle tre Hobbiton cui ho partecipato, quelle ospitate da spazi ristretti (S. Daniele, il castello di Gorizia) si sono rivelate le più riuscite, proprio per la concentrazione e l'esaltazione di questo loro duplice carattere. Come tutte le convention che si rispettino, l'Hobbiton si svolge su piani differenti, diversi di coinvolgimento. Propone i tradizionali stand con libri e prodotti artigianali, concerti, conferenze, mostre, e fin qui nulla di insolito. Ma l'Hobbiton è soprattutto il punto d'incontro per gli appassionati di Tolkien che hanno l'occasione di lasciare per qualche giorno i panni quotidiani e vestire quelli meno usuali della Terra di Mezzo. Non è una semplice festa in costume, quanto piuttosto un calarsi appieno nell'essenza di elfi, hobbit, guerrieri. Magari di un Gandalf o di un Aragorn “nostrani”. E' un coinvolgimento così sentito che è stata allestita, tra uno stand gastronomico e quello dei giochi di ruolo dal vivo, una piccola scuola di lingua elfica. Qualche anno fa un'altra iniziativa aveva visto la luce: il Salone del Fuoco, un momento serale (o meglio notturno) durante il quale i partecipanti, raccolti attorno a un fuoco, leggono, recitano, rivivono i passi preferiti delle opere di Tolkien. L'idea è piaciuta moltissimo, visto che la partecipazione è cresciuta a dismisura, preoccupando gli organizzatori; adesso il tempo non basta più per tutti e le tante persone presenti hanno reso difficile creare l'atmosfera giusta. Ma tutto ciò conferma che all'Hobbiton è possibile sentirsi adulti e bambini nello stesso tempo, che si riceve una sensazione di magia del tutto caratteristica, fortemente abbarbicata alla realtà quotidiana.
Tornando agli avvenimenti “comuni”, tra le “attrazioni” concerti, danze e rievocazioni storiche. A dire il vero, gli armigeri del Vis Ferri erano un po' stanchi ed appartati rispetto al solito, ma lo spazio da loro lasciato è stato occupato in modo eccellente dalle danze medievali dei Nymphae Aetatis e dalla Fanfara-Gazzara della Nobilissima Parte di Sopra, da Assisi. E si è potuto passeggiare a fianco di falconi e falconieri. Peccato che gli echi di guerra dei Tamburi di Brisighella siano stati zittiti a causa della concomitanza con il concerto dei Lingalad, guide di un viaggio di parole e musica nella Terra di Mezzo; entrambi avrebbero meritato più tempo a disposizione. L'organizzazione non è quindi stata impeccabile; dobbiamo comunque darle il merito d'aver migliorato notevolmente rispetto all'edizione del 2002, quando a un vuotissimo sabato mattina è seguito un quasi vuoto sabato pomeriggio, con pochi appuntamenti tutti accavallati tra loro, e di aver saputo rattoppare in pochissimo tempo la mancanza di fondi e dunque i problemi con gli spazi a disposizione, in primis per la perdita di Villa Manin.
Non ho molto da raccontare delle conferenze: a parte aver visto una sala non grandissima ma stracolma e aver preso atto di alcune defezioni e sostituizioni tra i relatori, ammetto d'aver preferito trascorrere il mio tempo davanti alle meraviglie della mostra Immagini dalla Terra di Mezzo, allestita con la solita cura nello stesso edificio. Lo spazio riservato alla mostra, ampio e luminoso, non rendeva però giustizia alla bellezza di alcune immagini, a causa di una luce troppo chiara e poco calorosa; peccato inoltre che mancassero quasi del tutto sculture e opere di grandi dimensioni, almeno per accogliere il visitatore e irretirlo nella magia del mondo tolkieniano, dando una sensazione tridimensionale alla mostra stessa. O forse le opere più grandi erano sperse nella vastità della sala, tanto da passare inosservate.
All'interno dell'Hobbiton sono stati anche assegnati i premi Silmaril: a Lorenzo Montrasio con il racconto L'araldo della paura per la sezione giovani, a Michela Torcellan con il racconto Lo sguardo di Viviana e infine, per ciò che concerne le immagini, a Marina Sussa con Faramir.
La chiusura del sabato sera è stata festeggiata con i fuochi d'artificio di Gandalf, ma anche in questo caso non posso metter parola: innanzi tutto perché non c'ero, in secondo luogo perché, da veneziana, farei i confronti con quelli del Redentore...
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