Lasciatemi spendere qualche parola sulla revisione in genere, prima di darvi il mio unico consiglio di questo capitolo, che tratta la revisione dei dialoghi.
Quando qualcuno vi dice che la differenza tra un vero scrittore e uno scribacchino di poco valore sta tutta nella capacità di correggere e limare i propri testi, non ve ne curate, perché non è vero. È una bugia, una grossa bugia.
Scrittori lo si è d’animo, lo si è dentro.
Poche ciance, la creatività non è per tutti, inutile nascondersi dietro un dito. Voler far credere diversamente è pura demagogia, magari direttamente collegata alle scuole di scrittura creativa. Volerlo credere per se stessi, invece, è pericoloso: la prima qualità di uno scrittore è l’autocritica, il non dare nulla per scontato.
Non illudetevi di essere scrittori, non sentitevi mai arrivati: se vi sentirete sempre ignoranti, sinceramente, senza falsa modestia, allora forse un giorno sarete considerati scrittori. Dagli altri, non da voi stessi.
Narrare è un’arte ed è un mestiere. La parte artistica non ve la insegnerà nessuno. Scordatevelo. Ecco perché mi sento di ribadire fino alla nausea che tutto Un nuovo mondo dà dei semplici consigli: so che posso consigliarvi di cominciare da una mappa, ad esempio, ma non c’è garanzia che così facendo vi vengano buone idee o che poi sappiate metterle su carta in modo artistico, dando loro un valore letterario.
La differenza tra una buona storia e un buon romanzo è enorme.
Fuoco sacro, dunque? Non saprei, forse è profano. Ma, sì, a mio avviso di fuoco si tratta.
Ciò detto, uno scrittore non è soltanto estro o, come a qualcuno piace pensare, “genio e sregolatezza”. Uno scrittore è dedito alla parola, la ama in ogni sua forma, la cura, seziona il proprio pensiero e sfida di continuo se stesso. Uno scrittore ha un animo assetato ed è spinto da una curiosità implacabile. Uno scrittore ama la precisione e tenta di applicare ciò che sa al modo in cui comunica, a partire da quando parla con un amico. Nel contempo tenta di capire cosa non sa e prova godimento nel colmare le proprie lacune.
La revisione è la parte “di mestiere”. Ciò che la vostra creatività ha ideato e quindi, più importante, animato durante la prima stesura, la tecnica migliora durante la revisione.
Senza alcun dubbio la prima stesura è più divertente della revisione: se per voi così non è, cominciate a preoccuparvi. Se si annoia lo scrittore, il lettore si intratterrà? Domanda puramente retorica, direi. Ma, ancora una volta, non fatevi ingannare da chi vi dice che rivedere è un lavoro duro e ingrato: costui o mente o non ama davvero la scrittura.
Rileggere un proprio scritto, scovarne i difetti, quindi tagliare, spostare e limare le frasi, infine rileggerlo e scoprirlo migliore, scorrevole, preciso e diretto come volevate voi… ecco, tutto questo è un processo gratificante, che oltre a temprare dà soddisfazioni concrete.
La revisione non fa la differenza tra un vero scrittore e uno scribacchino di poco valore, ma vi dà la misura di quanto voi possiate sfruttare il vostro eventuale innato talento creativo.
Non sto dicendo che rivedere sia un divertimento per il “vero scrittore”, perché dopo un tot numero di riletture immagino che anche il più paziente degli scrittori abbia le scatole piene e non veda l’ora di passare a qualcosa di nuovo. Tuttavia amare la revisione dei propri testi perché essa è il mezzo per rendere migliore ciò che scrivete, be’, questo sì che dovete sentirlo.
Lo scrittore non si scoraggia, continua imperterrito, finché sente che ha fatto il massimo, che più di così non può dare.
La revisione dei dialoghi è cosa piuttosto complessa.
Durante la revisione dei vostri dialoghi, oltre a considerare con attenzione la coerenza del linguaggio di ogni personaggio, cosa già scritta nei capitoli precedenti, dovrete badare acciocché essi scorrano, siano il più verosimili possibile.
Se il narratore si può permettere registri particolari, la parlata diretta dei personaggi dev’essere in tutto e per tutto verosimile. È molto facile sbagliare quando si scrive un dialogo, anche perché solitamente durante la prima stesura voi non scrivete soltanto discorso diretto. Intercalare le domande e le risposte con descrizioni, specificazioni e arricchimenti indiretti distrae.
Il mio primo e unico consiglio è un espediente. Quando rivedete un dialogo, rileggetelo saltando tutte le parti indirette. Siete l’autore dello scritto, conoscete bene l’ambientazione, sapete come sono fatti e come si comportano i personaggi, non abbisognate del contorno indiretto.
Se leggete soltanto le “battute” dei personaggi, avrete chiaro l’andamento del dialogo e scoprirete con grande facilità dove il botta e risposta si inceppa, dove è ambiguo, dove non va come voi volevate che andasse.
È un espediente banale, ma molto efficace.
Fatto questo, rileggete anche tutte le parti narrative, limatele e infine rileggete l’intero dialogo. Non è detto che, se il vostro dialogo è scorrevole senza tali parti, il testo integrale lo sia altrettanto.
Non ho altro da aggiungere che non possa dirvi un qualsiasi manuale di scrittura creativa.
Ancora una volta, apprezzate la revisione: è la parte più razionale e meno divertente del processo di scrittura, ma è il mezzo che migliora la vostra creatività. Il vantaggio della forma d’arte nota come “scrittura” è che nella versione finale non esiste l’improvvisazione; se volete è anche il motivo per cui è meno adrenalinica del suonare uno strumento, ad esempio.
Ma se sarete stati onesti con voi stessi, i lettori vi ripagheranno delle vostre fatiche ben più che con un applauso a fine brano.
Nel prossimo capitolo, continuerò la mia digressione sulla revisione.
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