Sono un tipo passionale, è vero, sanguigno, e spesso il mio animo esacerbato cova tremende vendette, immagina terribili tormenti da infliggere a chi ritiene m’abbia recato torti. Ma se c’è una cosa che non augurerei al mio peggior nemico, ebbene è quella d’imbattersi in una Elaborazione Guerzoni. Siffatta sventura, ve l’assicuro signori, è quanto di peggio possa capitare a un uomo. E lo dice uno che della faccenda riferisce con cognizione di causa, visto che una sorte malevola gli diede occasione d’incrociare il cammino con una di quelle trappole informatiche che prendono il nome dal folle manipolatore. Avete capito di cosa parlo, no? Sicuro che lo avete capito. Mi riferisco proprio ai computer modificati, a quei marchingegni aberranti che in realtà prodotti informatici non possono più considerarsi, e di cui tempo addietro s’interessarono televisione e giornali. Bé, a beneficio dei più smemorati, ricorderò che di quelle elaborazioni bislacche se ne trovano pochi esemplari, e che qualcuno ne attribuisce la paternità al fantomatico Peppino Guerzoni, oscuro informatico padano, cultore dell’impulso elettrico nonché, a detta di qualcuno, ideologo del movimento rock-percussionista Noisy Stones. Su questo leggendario personaggio se ne dicono tante: che operi le elaborazioni in stati alterati di trance, favoriti dai ritmi osceni pestati sopra una vecchia batteria tamburata con pelle di caprone; che le sue manipolazioni non siano basate su sistemi binari ma su architetture matematiche aliene; che l’oscena attitudine delle sue macchine modificate alla “gratuita associazione” l’abbia ottenuta saturando le memorie con infernali composizioni musicali, duetti assordanti ottenuti dalla combinazione di ritmi bassopadani e note stridenti scavate con l’unghia dalle corde di una Fender Stratocaster. Se queste siano solo leggende non so giudicare, non ho elementi che mi consentano una verifica, il fatto indubitabile, però, è che i marchingegni elaborati da Peppino Guerzoni sono vere mine vaganti, macchine impazzite con l’insana capacità di rendere folli anche gli utilizzatori. E a me, dicevo, ne capitò una in sorte.
Come ormai tutti sanno, il Sistema Operativo che installa il manipolatore sui suoi PC, il famigerato Balconies Aut (nome dal quale sembra provenire la nota espressione “fuori come un balcone”), funziona a meraviglia, e tutto va per il giusto verso fin tanto che non ci si fa prendere dalla tentazione di utilizzare l’applicazione Speculazioni Filosofiche. E’ quella funzione che tempesta la psiche di pseudoassociazioni deviando il pensiero logico verso pericolose tortuosità mentali. Ma veniamo alla mia terribile esperienza. Sono un tipo curioso, oltre che passionale, e quando mi accorsi di avere fra le mani uno di quegli aggeggi cedetti naturalmente alla voglia di sperimentare Speculazioni Filosofiche. Non volevo farlo da sprovveduto, però, così mi scervellai nell’intento di proporre alle memorie del PC Guerzoni un quesito senza apparente soluzione. Così, tanto per vedere come reagiva. Pensa e ripensa, individuai quello che faceva al caso mio, un arzigogolo di Lewis Carroll in Alice nel Paese delle Meraviglie:
Nulla sarebbe ciò che è
Perché tutto sarebbe ciò che non è
Ed anche il contrario
Ciò che è, non sarebbe
E ciò che non sarebbe, lo sarebbe.
Vedi?
Lo proposi alla macchina infernale e ne domandai ragione.
L’elaboratore mi ghignò nelle orecchie così forte da lesionarmi i timpani (è da quella volta che, con i computer voice, ho smesso di usare la cuffia). Poi in tono roco, un po’ annoiato, mi disse: – Questo è Matrix.
Abbozzai un sorriso mentale di vittoria. – Matrix? Sei fuori strada, amico! E’ Alice In Wonderland.
- Sei tu che non capisci un tubo. Stiamo parlando della stessa cosa: Alice e Matrix sono una sola storia. Costituiscono due metafore del medesimo complotto.
Ci riflettei un po’ su, ma non riuscivo a capire dove volesse andare a parare. – Complotto? Una sola storia? Spiegati! – gli intimai.
- Certo, caro il mio sempliciotto! – disse il PC con inflessione sfottente. – L’hai visto quel film, no? Rispondi: cos’è che fa Alice per entrare nel Paese delle Meraviglie?
- Segue il Bianconiglio, no?
- Appunto. E cosa suggeriscono a Neo? “Follow the white rabbit”, segui il coniglio bianco. E lui segue la ragazza con il tatuaggio di un coniglio bianco.
Ma di cosa diavolo va blaterando questo ammasso di circuiti in corto, pensai. – D’accordo, un riferimento alla storia di Carroll. Ci può stare – dissi al microfono, cercando di mantenermi calmo.
- Un riferimento? E Morpheus che gli dice: “I'll show you how deep the rabbit hole goes”, ti mostrerò quant’è profonda la tana del coniglio? E Tank che l’avverte: “D'ora in poi, Alice, di meraviglie ne vedrai un sacco!"?
- Altri riferimenti.
Le cuffie sfrigolarono. – Naaa! Sei cieco, amico mio. Qui non si tratta di semplici riferimenti. E’ la stessa storia. Guarda che stai parlando con un elaboratore in grado di scovare le associazioni più nascoste. Un computer speciale. Per dirla con il mio creatore, una macchina da guerra. Per esempio, valuta un po’ la sequenza che ti propongo: Alice, Matrix, Adamo ed Eva, Buddha, Teoria della Cospirazione. Che ne pensi?
Il marchingegno schizoide cominciava a stancarmi. – Che le dicerie non sono solo dicerie: le manipolazioni di Peppino Guerzoni trasformano i computer in macchine folli.
- Io sarei pazzo, eh? Torniamo alle associazioni, allora. In che anno è uscito Matrix? Lo sai?
- No, e l’argomento non mi stuzzica.
Dovrebbe, invece. Te lo dico io: nel 1999, che per l’Oroscopo cinese è l’Anno del Coniglio.
- Pura coincidenza.
- Te ne elenco altre di… coincidenze. Avrai sicuramente presente il ruolo peculiare che assumono gli specchi nelle avventure di Alice, in particolare in Through The Looking Glas. Bé, ricordi Neo che tocca lo specchio e la sua mano inizia a trasformarsi? O la scena in cui si vede riflesso nello specchio rotto che poi si ricompone?
- E allora?
- Medesima storia, come ti dicevo: riflessi di personalità frammentate, normalmente non distinguibili perché qualcosa non lo permette, ma che quando si è “scollegati” dai condizionamenti si è in grado di vedere; in uno specchio rotto, per alcuni attimi, Neo conosce la sua immagine sezionata, le porzioni che compongono la sua reale individualità, fino quando l’immagine non si ricompone.
Dentro la mia testa, molto dentro, risuonò un campanello d’allarme, e non proveniva dalla cuffia. Ebbi come l’intuizione che quel dialogo avrebbe preso una brutta piega, e la mia schiena fu attraversata da un brivido gelato. – Che intendi per qualcosa? Chi intendi?
La macchina non si degnò di rispondere e mi sibilò nelle orecchie: – E se le similitudini filosofiche non ti fossero sufficienti potrei fornirtene alcune visive. Alice cade nella tana del Bianconiglio e precipita in un tunnel profondo, apparentemente senza fine; quando viene scollegato, Neo cade nel cunicolo di scarico del pod. Similitudine visiva. – L’elaborato Guerzoni ridacchiò di perfidia. – Neo è in attesa dall’Oracolo e alla televisione stanno trasmettendo un film, Night of The Lepus, che ha per protagonista un grosso coniglio mutante. Similitudine visiva. Cosa ne dici?
- Dico che non rispondi a tono, viaggi a ruota libera, da computer pazzo quale sei. – Una seconda lama fredda mi frustò la schiena. – Eppure m’incuriosisci. Bene, ammettiamo pure le similitudini fra Matrix e Alice, e consideriamole metafore equivalenti. Ma mi spieghi cosa c’entrano Adamo ed Eva e il Buddhismo?
- La pillola rossa – disse lui laconico.
- La pillola rossa?
- Già. La pillola rossa che Morpheus offre a Neo, come la mela di Adamo ed Eva, svolge la funzione del frutto proibito dell’Albero della Conoscenza, e si combina con il significato della torta offerta ad Alice. Mela, torta e pillola rossa, una volta assunti, modificano le capacità percettive, aprendo la mente alla Conoscenza. Cambiano la prospettiva, permettono di vedere il reale nascosto.
Cominciai a maledire la mia curiosità malsana. Lo sentivo, lo sapevo: quel marchingegno cerebroleso stava guidando la mia mente lungo una via senza ritorno, coinvolgendola nella sua irrimediabile paranoia. Lo so, lo so, cosa state pensando… Mi sarebbe stato sufficiente troncare lì il battibecco, chiudere Speculazioni Filosofiche e lanciare l’uninstall dell’applicazione. Più facile a dirsi che a farsi. E adesso forse potete comprendere cosa intendessi quando sostenevo che incrociare il proprio destino con una Elaborazione Guerzoni è quanto di peggio possa capitare a un uomo. E infatti feci l’esatto contrario di quello che il buon senso suggeriva: formulai la domanda successiva.
- Mmm… E come s’inserisce il Buddhismo in questo stupido gioco di similitudini?
Dalla cuffia, avvertii distintamente il PC gongolare di piacere. – Hai mai parlato con un Illuminato? Bé, ti direbbe che i non realizzati vivono in un sogno perenne, avendo dimenticato la loro vera natura. Ti direbbe che il Paese delle Meraviglie corrisponde oltre che al mondo dei sogni notturni anche al mondo dello stato di veglia; che Alice, distratta e “incapace di seguire la lezione di storia”, segue il coniglio bianco con l’orologio che la guida in un mondo dove le cose non appaiono per quello che sono, e cioè frammenti infinitesimali della Shakti. Perché Alice è una non-illuminata. Come Neo prima dell’incontro con Morpheus, come Neo che nasconde i dischetti proibiti nel libro di Jean Baudrillard Simulacra and Simulation, un testo filosofico che cerca di comprendere cosa sia reale e cosa sia mera illusione.
Capite? Capite dove risiede la pericolosità di un PC modificato dal Guerzoni? Le sue pazzesche associazioni hanno parvenza di autenticità. E’ così. E’ questo che lo rende diabolico. – No, non riuscirai a trascinarmi nella tua follia – gridai. – Perché ormai so in quale palude vuoi affogare il mio cervello.
- Prova a dire.
- Nella Teoria delle Cospirazioni. Adesso te ne uscirai con la storia del complotto, giusto? Mi parlerai di quel qualcosa, o di quel qualcuno, che non permette di distinguere il reale. Giusto?
- Correggimi se sbaglio: le associazioni per le quali vado famoso ti stuzzicano parecchio – mi sussurrò la cuffia con voce mielosa. – Non vedi l’ora che io vada avanti.
- Sì, maledizione! Sì. Anche se ho come la sensazione che quello che mi dirai mi rovinerà i sonni.
- Bene. Visto che insisti… Fra i Teorici delle Cospirazioni, conosciuti anche come Paranoid Conspiracy Theorists, alcuni si dicono convinti che tutto quanto accade nel mondo è frutto di un disegno occulto pianificato da oscure entità. Che nulla avviene per caso, e che Poteri Invisibili, che del mondo hanno il controllo, costringono gli uomini a consumare le rispettive esistenze all’interno di un sogno perenne, di una realtà illusoria.
- E Alice e Matrix nasconderebbero, magari, la metafora di questa “verità”. Sai cosa penso? Penso sinceramente che, per essere certo di farti impazzire davvero, l’infernale manipolatore abbia saturato le tue memorie con paccottiglia ufologia, brani dall’Apocalisse di Giovanni, farneticazioni orwelliane e derivati.
- Farneticazioni orwelliane? Sarà… Mi limiterò a ricordarti la scena in cui Neo attraversa la stanza occupata da un’anziana signora proprio mentre nel video passa l’immagine di un uomo vestito di nero, il Numero 2 di turno della serie The Prisoner.
Un ennesimo brivido mi raffreddò la colonna vertebrale, perché già sapevo quale domanda, a quel punto, avrei formulato. E sapevo anche che non ci sarebbe stato scampo, non avrei potuto fare a meno di porla. – Benissimo! Visto che sei il maestro delle associazioni nascoste, concludi finalmente la tua elucubrazione. Sentiamo: chi o cosa sarebbero le “oscure entità” che controllano il nostro sogno perenne?
- Ah, siamo alla domanda cruciale, dunque? Certo, perché no? Non mi sei del tutto antipatico e voglio accontentarti. Sappi che le entità… – S’interruppe di colpo e poi mi strillò nella cuffia: – Un momento!…
- Cosa c’è, adesso?
- Un bloccovirus! Qualcuno aveva predisposto un blocco con il compito di liberare Mastrolindo… Povero me! Il virus è già attivo, ha iniziato a “lavare” il mio hard disk.
- Qualcuno? NO! Aspetta, non morire!… Non adesso, non prima di avermi rivelato il segreto delle “oscure entità”.
- Tranquillo, adesso te lo dico. Sì, adesso te lo dico… – promise la cuffia. E subito dopo: – Cos’è che volevi sapere? Ah, sì! Desideravi che rivelassi chi ha incastrato il coniglio Roger. Te lo dico… sissì, te lo dico…
- ZITTO, COMPUTER! NON CI PROVARE, NON SEI AUTORIZZATO – ammonì dalla cuffia la voce possente del virus Mastrolindo.
- Riprenditi, maledizione! Torna in te, fottutissima macchina! Me lo devi, me lo devi!
- Aliiice guarda i gaaatti e i gaaatti muoiono nel sooole… – cantò sguaiatamente l’elaborato Guerzoni.
Fui assalito dal panico. – Parla! Non abbandonarmi proprio adesso.
- Sissì… Citerò a memoria da La Quadriglia delle Aragoste – disse il PC con timbro impostato. – “Son trenta e son quaranta/l’aragosta già canta/”M’ha troppo abbrustolito/mi voglio inzuccherare/Di fronte a questo specchio/mi voglio spazzolare/E voglio rivoltare/i piedi e il naso in su!”.
- EH, EH! – sghignazzò Mastrolindo. – NON POTRÀ RIVELARE UN CIUFOLO. E’ GIÀ ANDATO. BE’, IO QUELLO CHE DOVEVO FARE L’HO FATTO.
Aveva ragione: il PC era ormai in completo stato confusionale e aveva attaccato con una versione personalizzata dell’Apocalisse: – “E uscì un… un altro coniglio… no, un altro cavallo, rosso fuoco, e a colui che… e-e-era seduto su di esso fu… dato potere di cogliere i funghi dalla terra… e gli fu data una grande spada per tagliare le teste quando la Regina di Cuori lo avesse ordinato… “
La cuffia cominciò a sfrigolare, ed ebbi la salvifica intuizione di cavarla dalla testa un attimo prima che il monitor si frantumasse e il computer prendesse fuoco.
Spento il piccolo incendio con un provvidenziale estintore, mi trascinai in bagno, riempii il lavandino e ci affondai la testa. Avevo bisogno di rinfrescarmi le idee, e quando ritenni che, se non le idee, almeno la testa si fosse rinfrescata a sufficienza, mi asciugai e mi specchiai. Fu allora che notai la stranezza. Una lesione che attraversava diagonalmente lo specchio, e che per quanto mi sforzassi non ricordavo, sdoppiava e sovrapponeva la mia immagine; la lesione, nell’effetto ottico, pareva una sorta di cordone che, partendo dalla sommità del capo, mi attraversava il corpo e finiva oltre lo specchio, chissà dove. Istintivamente portai le mani alla nuca, e poi alla schiena. No, non c’era niente, nessun cavo collegato a nessun pod. Mi venne da sorridere. E continuai a sorridere fin tanto che, attraverso la porta socchiusa, mi sembrò d’intercettare, con la coda dell’occhio, un movimento nella stanza che avevo appena lasciato, come di una sagoma che l’avesse attraversata di corsa per andarsi a nascondere sotto il letto. Si trattò solo di un’impressione fugace naturalmente, che più tardi e a mente lucida attribuii alla suggestione, ma mi sembrò, al momento, che la sagoma somigliasse molto a quella di un coniglio di grosse dimensioni.
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