Tipo: Gioco di carte non collezionabile
Di cosa parla: Ogni giocatore impersona un aspirante dungeoneer a caccia di mostri e tesori
Qualità componenti: trattandosi solo di carte, funzionale; le illustrazioni di John Kovalic sono molto divertenti
Numero giocatori: 3-6
Complessità: medio-bassa
Chiarezza e completezza delle regole: discreta, anche se gli esempi sono pochi e il gioco di alcune carte può portare a discussioni. Ma l’autore si è premunito con questa regola d’oro: “in caso di discussione, la parola conclusiva spetta al proprietario del gioco”
Durata media: in media circa 1 ora, anche se con parecchi giocatori particolarmente competitivi ci si può passare un’intera serata
Assomiglia a: per quanto possa apparire strano, la cosa più simile che mi venga in mente è Talisman (lo so, qui ci sono solo carte, ma lo spirito è quasi il medesimo)
Elemento fortuna: medio
Consigliato a: giocatori di ruolo fantasy in cerca di un diversivo fra una campagna di gioco e l’altra
Rigiocabilità: medio/alta (anche se molto del suo fascino si basa sullo scoprire le gags nelle carte)
Prezzo: € 19,90 (nella versione italiana; quella inglese costa circa 30 euro; le espansioni in inglese attorno ai 18)
Rapporto qualità/prezzo: buono
Giudizio complessivo: buono
“Uccidi il mostro, arraffa il tesoro, pugnale alle spalle il tuo miglior amico”. Sono queste le parole chiave per il divertentissimo gioco di carte non collezionabile pubblicato dalla bolognese Raven, giovane casa editrice dalle dichiarate ambizioni, traduttrice per l’Italia di un prodotto che già da oltre due anni sta spopolando negli Stati Uniti. Rivolto al numeroso pubblico dei giochi di ruolo fantasy (Dungeons & Dragons in particolare), Munchkin è un simpatico e coinvolgente passatempo, adatto per rilassare le tensioni di avventure o campagne particolarmente tese (ed è anche un modo per farla pagare ai master che ti hanno appena fatto fuori il tuo chierico/paladino cui tenevi come a un figlio…).
Semplice nelle regole e nello sviluppo, Munchkin vede ciascun giocatore nelle parti di un aspirante dungeoneer che dovrà arrivare prima dei suoi compagni/avversari al decimo livello (si parte dal primo) e nel corso della partita potrà cambiare razza, classe e perfino sesso. Lo svolgimento è semplice: ciascun turno consta di tre fasi fondamentali, l’esplorazione del dungeon, l’eventuale combattimento con il mostro, l’eventuale arraffamento del tesoro. Tutto questo avviene tramite la pesca di una o più carte dai due mazzi che compongono il gioco stesso: quello del dungeon comprende soprattutto creature da affrontare (sempre molto divertenti, in quanto parodia di mostri assortiti presi da Dungeons & Dragons o dai media più disparati – segnalo, come mio favorito, Pukachu, ovvia presa in giro del più conosciuto dei Pokemon, capace di ricoprirti di materiale non digerito), ma anche maledizioni (che generalmente colpiscono il giocatore che le pesca, ma talora si possono usare anche contro gli avversari), mentre quello dei tesori presenta una vasta pletora di accessori per il perfetto esploratore di un labirinto (i più disparati e improbabili, sempre inevitabilmente divertenti).
Il fulcro del gioco è dato dal combattimento contro i mostri vaganti incontrati dai nostri eroi all’interno del sotterraneo esplorato: ognuna di queste creature è caratterizzata da un livello e da un numero di tesori: se il giocatore sconfigge il mostro, guadagna uno o due livelli di esperienza e ha diritto a pescare un numero di tesori pari a quelli indicati sulla carta. Dal momento che il combattimento non prevede l’utilizzo di dadi (se non nella possibilità della fuga – scelta estrema, inadatta al vero dungeoneer, diamine!), per poter sconfiggere la creatura incontrata il personaggio deve avere un livello complessivo (dato dal suo livello più vari modificatori dovuti alle armi e agli oggetti che porta, più alcune variabili) superiore a quello del mostro vagante. Se da solo non è in grado di farcela, può chiedere l’aiuto di un altro giocatore, uno soltanto, il quale – generalmente dietro richieste di compenso degne di un vero strozzino – può acconsentire a sommare le caratteristiche del suo personaggio a quelle dell’altro.
Ed è qui che il gioco trova i suoi momenti più “fraterni”: infatti, tutti gli altri giocatori – e più si è, più difficile è riuscire a uscirne vivi – possono coalizzarsi contro i due compari, potenziando le caratteristiche del mostro, aggiungendone altri o rendendo più deboli i personaggi coinvolti nel combattimento. E le conseguenze per gli sconfitti possono essere anche serie – ovviamente nell’ambito del gioco – passando dalla perdita di qualche livello o di qualche oggetto alla morte del personaggio, con la conseguenza di dover ripartire da capo (o quasi).
L’ironia che pervade il gioco (data in particolare dai giochi di parole e dalle allusioni presenti nelle immagini e nella descrizione delle carte – spesso assolutamente irresistibili per i giocatori di ruolo di vecchia data, tanto che ho passato metà della mia prima partita a ridere come un pazzo, fregandomene sostanzialmente del fatto che il mio personaggio morisse in continuazione.
Vorrei far notare come l’edizione italiana abbia talora con molta intelligenza completamente trasformato molte delle battute presenti nel gioco originale americano per renderle più comprensibili per il giocatore nostrano) è indubbiamente il suo punto di forza e il fatto che il gioco qui in Italia sia già andato esaurito in meno di cinque mesi (la ristampa è prevista per il mese di giugno così come un’espansione che aggiunge centinaia di altre carte – e che riunisce le due espansioni uscite negli scorsi mesi negli States) ne dimostra la validità come passatempo indispensabile per ogni gruppo di giocatori di ruolo (e non, ovviamente).
Per coloro che non hanno difficoltà con l’inglese segnalo rapidamente anche due altri giochi analoghi, nati sulla scia del clamoroso successo del primo: Star Munchkin (dedicato alla bonaria presa in giro della fantascienza cinematrografica e in particolare delle saghe di Star Trek e Star Wars – irresistibile il titolo della prima espansione del gioco Star Munchkin 2: the Clown Wars ) e Munchkin Fu (il cui bersaglio è invece il cinema delle arti marziali e più in generale quello dell’Estremo Oriente – dove la carta di un nano di Biancaneve, “temibile” avversario di primo livello, chiamato Hi-ho, mi fa rotolare a terra dal ridere ogni volta che ci penso).
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