La carriera di Gaiman come romanziere inizia in un modo quasi casuale. Ammiratore di Douglas Adams, Gaiman si divertì a ricalcare l’umorismo tipicamente inglese de La Guida Galattica per Autostoppisti, scrivendo le prime 4000 parole di una storia che poi spedì ad alcuni amici - tra i quali vi era anche Terry Pratchett. Solo un anno dopo Pratchett convinse Gaiman a collaborare per la realizzazione di quel concentrato di ironia, comicità, critica e parodia che è Good Omens: The Nice and Accurate Prophecies of Agnes Nutter, Witch (1990). “Non avevo mai scritto un romanzo fino a quel momento”, ricorda Gaiman. “Così pensai che poteva piacermi l’idea di farlo come un apprendista che impara da un maestro”.
Good Omens racconta dell'approssimarsi della fine del mondo, inesorabilmente predetto dalle profezie di Agnes Nutter, della venuta dei Quattro Motociclisti dell'Apocalisse e dell'Anticristo, e di Adam, un ragazzino di undici anni che “ama il suo cane, anche se sotto quella massa di capelli si nasconde una satanica dimora infernale, ha veramente a cura l’ambiente ed è il tipo di ragazzo che chiunque vorrebbe avere come figlio”. E non mancano i rappresentanti dei due schieramenti, il Paradiso e l’Inferno: Aziraphale, “un autentico angelo e proprietario di una libreria a Londra” e Crowley, “il demone più accessibile di tutto l’inferno ed ex serpente”.
Gran parte del romanzo venne scritto al telefono. “Terry e io scrivevamo i nostri pezzi. Poi nel corso di lunghissime telefonate leggevamo l’un l’altro i brani che avevamo scritto e ci facevamo delle grandi risate su quello che avremmo inventato poi. Il divertimento stava nel portare l’altro ai limiti della totale isteria”. Gaiman riconosce che Pratchett scrisse almeno il sessanta percento di Good Omens “principalmente perché non riuscivo a farlo smettere. Fu una delizia scriverlo: nove settimane di completa pazzia”.
Solo dopo sei anni Gaiman, che ormai stava terminando la serie Sandman, si dedicò alla scrittura del suo primo vero romanzo, NessunDove (NeverWhere – 1996), rielaborazione della sceneggiatura che aveva scritto per un’omonima serie televisiva trasmessa dalla BBC. Un inno d’amore - ma anche d’avversione - per la sua patria natale e la capitale Londra, le cui strade sono state percorse dall’autore durante la stesura del romanzo.
Nessun Dove tratta principalmente di porte: porte infrante, scassinate, porte da aprire, da chiudere per l’eternità, porte da inventare, da creare e molte altre ancora. Narra delle vicende di Richard Mayhew, un giovane uomo d’affari londinese - con una bellissima fidanzata dalle ambizioni sociale - che è a un passo dal farsi un nome nell’ambiente in cui lavora. Una sera la sua vita tranquilla verrà sconvolta quando, fermatosi ad aiutare una ragazza ferita e sanguinante, che risponde all’enigmatico nome di Porta, si ritroverà in un mondo di mistero e magia. Una Londra sotterranea il cui tempo è immutabile, più pericolosa di quanto Richard possa immaginare.
In poco più di 300 pagine Gaiman dipinge un mondo alternativo, diverso da quello ormai stereotipato del fantasy. Inventa una città nuova e diversa, Londra-sotto, con i suoi segreti da scoprire, i suoi peccati nascosti, la sua variopinta popolazione, il suo originale, ma allo stesso tempo pericoloso, mercato fluttuante. Chi conosce la città e la sua metropolitana proverà un certo gusto nascosto a percorrere i sentieri disegnati da Gaiman in cui si aggirano strani personaggi: ci sono realmente i Frati Neri al ponte di Blackfriars, mentre la Grande Bestia si aggira in cerca di preda nelle fogne londinesi (una simpatica strizzata d’occhio alla leggenda metropolitana degli alligatori che infesterebbero le fogne di New York), così come Earl’s Curt (una fermata della metropolitana) è realmente un piccolo reame all’interno di un treno, con un vero Conte e una vera corte. Gli strati di sudiciume e sporcizia che coprono i personaggi della Londra-sotto non possono mascherare le loro identità allegoriche. Sono come i protagonisti delle favole dell’infanzia, ora diventati anch’essi adulti, e che il tempo ha reso sinistri, più terrificanti e brutali. Nelle favole classiche i racconti avevano a che fare con il concetto di crescita, superare la prova, ricordarsi di rifiutare i doni delle fate, vincere contro la Strega, rompere l’incantesimo, liberare la principessa e risvegliarsi come adulto. NessunDove racconta invece di come abbandonare la facciata di un mondo adulto fatto di lavoro, noiosa routine e doveri imposti dalla società, per tornare di nuovo bambini.
Con il romanzo successivo Stardust (1998), Gaiman si accosta, in modo originale e personalissimo al genere favolistico, tanto da iniziare la narrazione utilizzando la più classica delle formule: “C’era una volta un giovane che desiderava ardentemente soddisfare le proprie brame. E fin qui, per quel che riguarda l'inizio del racconto, non v'è nulla di nuovo (poiché ogni storia, passata o futura, che narri di un giovane potrebbe cominciare alla stessa maniera). Ma strano era il giovane e strani i fatti che lo videro protagonista, tanto che egli stesso non seppe mai come andarono veramente le cose. La storia ebbe inizio, come molte altre storie dei tempi andati, a Wall”.
Stardust narra della storia di Tristan, un ragazzo all’oscuro delle sue vere origini. Innamorato, senza essere ricambiato, di una ragazza del suo paese. Il giovane le fa così una promessa impossibile da mantenere: donarle una stella cadente in cambio del suo amore. Per mantenere la promessa, Tristan parte per un viaggio difficile e pieno di insidie lungo il quale sarà aiutato, e talvolta ostacolato, dalle creature che vivono nel regno fatato oltre il Muro.
Riprendendo lo schema di Propp (un antropologo russo che studiò l’origine e la struttura dei racconti tradizionali) è possibile notare le forti analogie tra le fiabe classiche e il romanzo: una situazione iniziale di tranquillità, l'imposizione di un divieto, l'infrazione del divieto e conseguente crisi, le peripezie dell'eroe, il dono magico da parte di un aiutante, la lotta dell'eroe con l’avversario, la vittoria e il ritorno, con il ristabilimento della situazione di equilibrio. Struttura che Gaiman riprenderà in seguito con Coraline.
Stardust è una vera favola per adulti, che segue i passi tracciati da Lord Dunsany e Mervin Peake, una favola dal fascino antico fatta di immagini prese dal mito, ricca di magia e poesia ma che ci svela anche un suo lato oscuro – nel quale la gente muore, impreca e fa l’amore.
Le illustrazioni create da Charless Vess, già illustratore di alcuni episodi di Sandman, non fanno che aggiungere poesia all’intera narrazione integrandosi perfettamente con le atmosfere del romanzo.
Nel 1998 Gaiman pubblica Smoke and Mirrors, un'antologia di poesie e racconti, pubblicati per diverse case editrici, finalmente raccolti in un unico volume.
Fantasiose reinterpretazioni di miti e favole e spaventose visioni dell'Impossibile, storie oscure, inquietanti, talvolta anche agghiaccianti, ma sempre intelligenti e argute, queste sono le caratteristiche dei 34 racconti, più uno, riuniti in questa raccolta. Un’antologia che è lungi dall'essere confinata nel fantasy ma che spazia anche nell'horror nella fantascienza e nell'erotico, per citare alcuni generi, un concentrato di tutti i temi cari a Gaiman.
Con il suo stile semplice, scorrevole e tuttavia potentemente evocativo, Gaiman riesce a raccontare gli avvenimenti più bizzarri quasi facessero parte nella quotidianità di ciascuno, come trovare oggetti mitici e favolosi in un negozio di cose usate in Chivalry, ordinare un omicidio ad una società di che si occupa di disinfestazione in We Can Get Them for You Wholesale, per non parlare della ricerca di strade alternative alla sperimentazione sugli animali come raccontato nell’agghiacciante Babycakes o di un angelo che, come un moderno ispettore deve indagare su di un omicidio commesso in paradiso in Mistery Murder.
Come sempre accade nelle opere di Gaiman i riferimenti letterari a romanzi e miti sono sparsi qua e là, come in una specie di caccia al tesoro che costituisce un ulteriore divertimento per chi legge. Talvolta sono riferimenti velati, come accade nel primo racconto The Wedding Present, inserito furbescamente nell'imperdibile introduzione, dove non è difficile riconoscere l'ispirazione letteraria, un capolavoro del decadentismo, o in Snow, Glass, Apples dove una famosissima favola viene raccontata da un diverso punto di vista e si trasforma in un incubo. Altre volte incontriamo delle manifeste dichiarazioni di affetto e stima per Lovecraft, la cui Innsmouth fa da sfondo a diversi racconti, o a Moorkock e al suo Elric come nel racconto One Live, Furnished in Early Moorcock.
Il talento narrativo di Gaiman viene finalmente riconosciuto nel 2002 anche dalla critica, vincendo i premi Hugo e Nebula con American Gods (2001), il suo romanzo forse più ambizioso e completo. Un viaggio strano, spaventoso e allucinante per le strade di un America che riflette in qualche modo il ritratto deformato di Londra ne Perdido Street Station di China Miéville, anch’egli in gara lo stesso anno per i medesimi premi.
Il protagonista, Shadow, è appena uscito di prigione quando sua moglie muore in un incidente d’auto. Distrutto e senza più nulla da perdere accetta di lavorare per un misterioso personaggio che si fa chiamare Wednesday. L’uomo è in realtà un’antica divinità che sta viaggiando per l’America radunando i suoi alleati per prepararsi a una battaglia epocale contro divinità moderne. Per sopravvivere infatti, questi antichi dèi – quelli narrati nei racconti mitologici e del folklore che giunsero nel Nuovo Mondo trasportati dalle credenze degli emigranti Europei – dovranno confrontarsi con dèi nuovi, creati da generazioni di Americani che venerano la televisione, internet, Wall Street e supermercati: “dèi delle carte di credito e delle autostrade, di Internet e del telefono, della radio e degli ospedali e della televisione, dèi di plastica o di cercapersone o neon”. Dèi che si mischiano con la folla, spacciandosi per gente normale e che tuttavia hanno bisogno di adoratori per continuare a sopravvivere.
Il viaggio di Shadow è il cuore del romanzo che Gaiman descrive con fotografica precisione trasformando ogni pagina in un’immagine dell’America di oggi – il cibo e i divertimenti tipicamente Americani, le bizzarre attrazioni turistiche, divinità decrepite ridotte a prostituirsi per sopravvivere. “Questa è una brutta terra per gli Dei”, dice Shadow.
Cambiando completamente genere, Gaiman riprende il tema della favola con Coraline (2002), dedicandola però ad un pubblico più giovane. Il romanzo inizia con una citazione da G.K.Chesterton: “Le fiabe dicono più che la verità. E non solo perché raccontano che i draghi esistono, ma perché affermano che si possono sconfiggere”.
Coraline è una bambina che abita in un appartamento in una vecchia casa in cui abitano anche un’eccentrica vecchietta e il suo gatto. I genitori di Coraline sono gentili ma completamente assorbiti al loro lavoro, così che la bambina deve contare su se stessa non solo per il divertimento ma anche per mangiare, vestirsi e andare a dormire. Disubbidendo al divieto di aprire una porta, la bambina, come una nuova Alice, si ritroverò in un altro mondo dove incontrerà una strana donna. “Chi sei?” le chiede. E in un modo terrificante e disarmante la donna risponderà: “Sono tua madre”.
Le minacce che Coraline dovrà affrontare sono reali ma Gaiman non lascia la bambina da sola. Coraline troverà infatti un alleato prezioso in un meraviglioso gatto nero, tanto imperscrutabile e irritante quanto il gatto del Cheshire di Lewis Carroll. “Noi – noi potremmo essere amici, lo sai”, dice Coraline al gatto, che con rara ironia replica: “Noi potremmo essere esemplari rari di un’esotica razza di elefanti danzanti africani”.
Coraline è combattuta tra l’affetto verso i veri genitori e l’attrazione per l’altra madre che le promette amore e attenzione. Il concetto di famiglia è molto importante nelle opere di Gaiman: la serie Sandman prende vita con l’introduzione di Death, la sorella di Sogno; NessunDove in parte è basato sulla sconfitta di coloro che uccisero la famiglia di Porta; il successivo Anansi Boys si focalizza sui rapporti familiari e i conflitti irrisolti con i propri genitori.
Gaiman fa leva sulle paure ataviche che tutti abbiamo sperimentato da piccoli – prima fra tutte quella dell’abbandono - e solo affrontandole Coraline potrà crescere e maturare con la consapevolezza di dovere tuttavia rinunciare alla possibilità di avere tutto ciò desidera: “Io non voglio tutto ciò che desidero. Nessuno lo vuole. Non veramente. Che divertimento sarebbe, se potessi avere tutto ciò che desidero, senza problemi? Non avrebbe nessun valore. E poi che succederebbe?”
Con l’ultimo romanzo, Anansi Boys (2005), Gaiman segue il filone da lui stesso inventato di mischiare antichi miti con la modernità dei nostri giorni.
Il romanzo racconta delle avventure dei figli di Mr. Nancy, una delle divinità in declino già conosciute in American Gods. Nato in America ma cresciuto in Inghilterra, Charlie Nancy è il tipico personaggio britannico: sventurato, impacciato, spaventato dal giudizio della gente e dalla società. “Come regola, Fat Charlie sentiva l’imbarazzo nei denti e alla bocca dello stomaco. Se qualcosa che aveva solo la parvenza di sembrare imbarazzante stava per accadere sullo schermo del suo televisore, Fat Charlie sarebbe saltato su e l’avrebbe spento”. Al funerale di Mr. Nancy, Charlie scopre che il padre è una divinità e che ha anche un fratello gemello, Spider, un imbroglione in grado di manipolare la realtà, ma anche un uomo affascinante, arguto e spavaldo, caratteristiche che Fat Charlie gli invidia. Questa invidia si trasformerà in risentimento quando Spider occuperà la casa di Charlie, rubandogli lavoro e fidanzata, e sconvolgendogli la vita.
Come in Sandman e in American Gods, con Anansi Boys Gaiman prosegue la sua esplorazione dell’importanza dei racconti come proiezioni della psicologia umana: “Le storie sono come ragnatele nelle quali si può rimanere imprigionati ma che tuttavia appaiono così belle, quando si osservano sotto una foglia, bagnate della rugiada del mattino, elegantemente legate l’una all’altra".
Gaiman sa fin troppo bene quanto una storia ben raccontata o una bella canzone siano importanti della vita di ogni uomo. “I racconti”, scrive in Smoke and Mirrors, “sono in un modo o nell’altro, simili a specchi. Li usiamo per spiegare a noi stessi come funziona o non funziona il mondo. Come gli specchi, i racconti ci preparano per il giorno dopo. Ci distraggono dalle cose che si nascondono nell’oscurità”.
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