Grianne Ohmsford ha sciolto l'alleanza con le forze del male e ricostruito il Consiglio dei Druidi, ma non tutti apprezzano quanto sta facendo per l'equilibrio dei poteri nelle Quattro Terre. Una congiura ordita da alcuni druidi di Paranor la colpisce infatti attraverso un maleficio che la proietta nel cupo mondo dei Divieto, il mondo che gli Elfi chiamano nella loro lingua arcaica Jarka Ruus e nel quale nell'antichità esiliavano i demoni loro nemici.
Costretta a vagare senza meta Grianne rischia di perdere la ragione. Solo un potente talismano, lo scettro nero, può far sì che suo nipote Pen Ohnsford riesca a riportarla nel mondo reale. Per forgiarlo il giovane dovrà recarsi al di là delle terre dei Troll, dove si dice che cresca il Tanequil, un albero dagli antichi poteri. Ma il compimento della sua missione sarà duramente osteggiato dai druidi nemici di Grianne...
Questo è il secondo capitolo della trilogia del Druido Supremo di Shannara e le poche aspettative che si erano venute a creare col primo libro ne vengono totalmente disattese.
La trama è anche qui abbastanza scialba e prevedibile, piena di autocitazioni e autoplagi (penso che nulla sia più indicativo della mancanza di idee come il tentare di riproporre le proprie mascherandole).
Il Tanequil, questo albero senziente, ricorda molto l’Eterea, anche per una sua caratteristica essenziale della quale non posso parlare per non rovinare la sorpresa, ma state tranquilli, appena arriverete a leggere quella parte di libro, capirete subito dove andrà a parare Brooks.
Il cattivone di turno, che nel primo libro era rimasto piacevolmente celato, lasciandoci il “mistero” di chi potesse essere, qui viene rivelato, cosa per me deludente. A meno che non sia un modo per depistare il lettore dall’identità del vero Deus-ex-machina di tutti gli avvenimenti che danno vita al libro, questo cattivone risulta abbastanza improbabile, perfino stupido.
Interessante è invece la parte che parla dei Troll, della loro nazione, usi, costumi e della loro città, anche se pure qui Brooks modifica un po’ quello che aveva descritto nel primo libro di Shannara (non molto comunque).
Il protagonista, Pen, il nipote di Grianne, è il solito Ohmsford riluttante, un po’ pauroso e pure psicolabile, in più è anche innamorato (che sorpresa!).
Poteva essere sviluppato assai meglio il personaggio del sicario di Shadea, ma, oltre che tentare di ricalcare il Mietitore de Le Pietre Magiche di Shannara (uno dei migliori personaggi di Brooks), non fa nulla di più e l’epilogo che lo riguarda è quantomeno scontato.
I personaggi dei congiurati, che nel primo libro avevano un certo spessore, diventano dei meri comprimari immolati sull’altare della trama, e che quindi vivono o muoiono solo per le esigenze di un copione alquanto scarso e privo di idee.
Un'altra nota negativa è la mappa, secondo me; lungi dal riportare i nuovi luoghi citati nel libro, è la stessa di sempre. Nella trilogia precedente le mappe aggiuntive c'erano, però, e forse in questo caso è stata un'idea dell'editore eliminarla.
Temo che oramai Terry Brooks abbia ben poco da dire e non sono sicuro se comperare il terzo volume: a meno di cambiamenti sconvolgenti, si capisce fin troppo bene come evolverà la storia.
Anche in questo caso l’edizione italiana ha preceduto di alcuni mesi quella americana, proseguendo il trend del primo volume e pare che sarà così anche per il terzo.
Se proprio volete acquistare e leggere questa trilogia (ma anche quella precedente...), aspettatene l’edizione economica.
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