Il Principe Gaborn Val Orden di Mystarrya, giovane Signore delle Rune, attraversa sotto mentite spoglie le campagne autunnali del regno di Sylvarresta; suo unico compagno di viaggio, nonché guardia del corpo, è il fido Borenson.
Gaborn, affascinato dalla bellezza del paesaggio circostante, si appresta a chiedere la mano della Principessa Iome, erede al trono di Sylvarresta.
Mentre sosta in una taverna, Gaborn nota un paio di stranieri dall’aria imponente, apparentemente dotati di una prestanza e di una forza inusitate: si tratta di due sicari mandati dal malvagio Re Raj Athen, che vuole conquistare tutti i regni settentrionali.
La scoperta trascina il principe in un mondo di discordie e di tradimenti. Il suo piacevole viaggio si trasforma in una lotta contro il tempo per avvertire il sovrano locale, Re Sylvarresta, del pericolo mortale che lo minaccia.
Il Padrone delle Anime è il primo libro della Saga dei Signori delle Rune di David Farland, autore statunitense che prima di scrivere si è dedicato all’ideazione di videogame.
Il libro non è granché. La trama è molto lineare e molti degli avvenimenti sono prevedibili; alcune situazioni sono state inserite dall’autore per far evolvere la trama, generando svolte forzate e non conseguenti, che danno l’idea del “Deus ex machina” che aiuta i personaggi.
La conseguenza, e il maggior difetto del romanzo, è che i personaggi del libro non hanno vita propria, risultano inverosimili e non hanno spessore; insomma, agiscono come serve. Le “intuizioni magiche” del principe Gaborn sono un po’ troppo comode, ad esempio.
Il cattivo di turno, il Re Raj Athen, è sicuramente il personaggio più riuscito, mostra carattere e definizione, ed è l’unico che agisce come dovrebbe e non secondo esigenze di copione.
In effetti vi è un secondo caso di personaggio autonomo, il Mago Binnesman, tuttavia è poco sviluppato, anche se penso che nei prossimi libri evolverà maggiormente.
Molto buona è l’idea relativa agli induttori e alle rune magiche: i nobili, o chi se lo può permettere, possono acquisire delle caratteristiche di altre persone attraverso questi induttori (spilloni di un metallo particolare) e grazie a un incantesimo pronunciato dai maghi preposti. Quindi un re o un principe possono acquisire forza, vigore, fascino, metabolismo, velocità, intelligenza e quant’altro prendendole da un donatore, che ne rimarrà sprovvisto fino alla morte di chi invece le riceverà in dono.
Questo tipo di magia condiziona l’intera trama; Raj Athen è solito prendere donazioni dai suoi sudditi e dai popoli che conquista; ha ricevuto talmente tante donazioni di fascino, che i castelli che vuole conquistare gli aprono le porte non appena lo chiede; soldati che prima gli si opponevano, poi sono addirittura felici di donargli qualcosa, semplicemente perché lo vuole. E ogni castello conquistato, o città espugnata, consentono a Raj Athen di acquisire maggiore forza, che distribuisce anche agli Invincibili, i suoi soldati d’elite, rendendoli sempre più potenti.
L’idea di questi induttori e il problema etico che genera nell’animo del protagonista (è giusto lasciare un donatore per anni in un letto a soffrire solo perché si è accettato il suo vigore?) sono un aspetto molto interessante del libro e un tema abbastanza nuovo, anche se l’aumento di queste qualità ricorda molto le “abilità” o “skill” dei giochi di ruolo.
Anche il tema della lotta tra poteri della Terra e quelli del Fuoco è molto ben sviluppato e interessante, anche se non particolarmente originale; stesso dicasi per la minaccia dei reaver (antichi mostri), che fa da tema accessorio alla guerra e che si svilupperà sicuramente come minaccia principale nei libri successivi... un po’ come gli Estranei di George R. R. Martin.
Molto accattivante anche la figura dei Giorni, una sorta di storiografi che seguono tutti i nobili e le persone di rango per scriverne la storia, che comunicano mentalmente alla sede del loro ordine. In questo libro viene svelato poco di loro, ma si intuisce che anch’essi avranno un ruolo fondamentale per il prosieguo della saga.
In definitiva, nonostante le numerose pecche della trama, il romanzo è buono, soprattutto per le aspettative che crea, e dato che è un primo libro, è necessariamente introduttivo, cosa che non gli ha giovato.
Personalmente attendo fiducioso lo sviluppo della saga e consiglio il libro a tutti, nella convinzione che i successivi saranno migliori. Spero proprio che David Farland non mi deluda. Buona lettura.
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