Dopo un disastroso cataclisma che ha distrutto la civiltà, ponendo fine all’età dell’oro, Corus è un mondo diviso, dove gli umani, gli animali e misteriose creature soprannaturali si combattono senza tregua.
Benché la magia sia stata ormai dimenticata da secoli, non è del tutto scomparsa.
Fin da bambino, Alucius ha dimostrato una straordinaria predisposizione per la magia, tuttavia gli è stato imposto di non rivelare il suo Talento, per paura che altri lo sfruttino indebitamente.
Una volta cresciuto, il giovane segue le orme del padre e si arruola nella Milizia. Quando l’orda degli schiavi al servizio della Matride invade il suo paese, però, Alucius viene catturato e reso schiavo.
Il mondo di Corus rischia di precipitare nel caos, ma Alucius e il suo Talento potrebbero impedirlo...
Questo è il primo libro delle Cronache di Corus (in originale, The Corean Chronicles), saga scritta da L. E. jr. Modesitt.
Tempo fa lessi la saga precedente (in inglese, perché non è stata tradotta in italiano) e ne ero rimasto affascinato. Quest’altra, invece, mi lascia un po’ perplesso, nonostante sia scritta bene.
Questo Il talento di Alucius è un romanzo di formazione.
Il protagonista è un bambino che cresce - fisicamente e intellettualmente - lavorando come pastore nella fattoria paterna, a fianco del nonno. Il lettore assiste alla partenza del padre, che va a servire nella Milizia, e qualche capitolo dopo scopre che questi non tornerà, perché è morto in battaglia. Tutti gli aspetti dello sviluppo di Alucius vengono descritti, naturalmente senza tralasciare l’aspetto “amore”.
Mentre la prima delle quattro parti che compongono il romanzo si occupa di Alucius bambino, dalla seconda in poi si leggono le sue “vicissitudini militari”. Nella seconda parte presta servizio nella Milizia; nella terza viene catturato dai soldati Matriti e viene affiliato a tale esercito; e infine nella quarta riesce a fuggire dall’esercito Matrita e torna a casa.
Tutto il romanzo è incentrato sulla formazione di Alucius, sullo sviluppo del suo Talento e sulla minaccia della Matride - Regina immortale del vicino regno - che asservisce a sé i soldati nemici con l’uso della magia.
La magia - il Talento - è una via di mezzo tra un potere per sentire le persone e gli animali con i propri stati d’animo e un potere che consente, ad esempio, di accendere fuochi a distanza.
Il primo difetto di questo libro, secondo me, è proprio la scarsa cura dedicata all’aspetto magico: questa magia può fare tutto e niente al tempo stesso, è un po’ troppo addomesticata alle esigenze della trama e il suo uso da parte del protagonista è frustrante... qualsiasi cosa Alucius provi a fare con essa, vi riesce quasi subito.
Il secondo difetto è la caratterizzazione dei personaggi. Vero, il protagonista è Alucius - fin troppo -, ma tutti gli altri personaggi sono appena accennati, a parte il nonno. Anche la Matride, che dovrebbe portare alla nemesi di Alucius, viene presentata in modo scarso: non si sa nulla del suo potere e le sue origini sono appena accennate.
La narrazione è sbilanciata. Vi sono interi capitoli dedicati alle perlustrazioni di Alucius e un solo capitolo agli importanti eventi finali. Sembra quasi che, per rendere corposo il romanzo, l’autore abbia dato voce a ogni singolo evento, importante o meno. In questo modo, però, la lettura a volte risulta noiosa e delude, soprattutto quando si affronta qualche capitolo in cui non accade nulla di realmente significativo o collegato alla trama. Con questo non voglio dire che un libro debba contenere soltanto capitoli fondamentali per lo sviluppo della storia, ma a ogni argomento va dato il giusto peso.
Un aspetto atipico di questo libro è quello relativo all’uso delle armi da fuoco. Ebbene sì, ci sono fucili, pistole e cannoni (anche una mitragliatrice a sabbia, che spara proiettili di vetro!), tutti usati con una certa indifferenza, cosa che mi ha lasciato perplesso, ma solo per una questione di abitudine. Sono abituato a leggere un fantasy molto medievale dal punto di vista degli armamenti, mentre questo libro a tratti sembra quasi un western.
Non mi sento di “condannare” questo libro, primo perché l’autore mi ha deliziato con la saga precedente, secondo perché comunque è scritto bene. Personalmente gli darò fiducia e leggerò il secondo volume. Nonostante tutto, il libro l’ho letto con un certo piacere e mi sento di consigliarlo a tutti.
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