Cuore di Corvo e Cavalca la Tempesta: eroi dal coraggio senza limiti, nemici fino alla morte...
Sono passati quattro anni da quando Jaim Grymauch venne ucciso nella piazza di Eldacre mentre cercava di salvare Maev Ring dal rogo. Il sacrificio eroico dell’Highlander è servito a creare un clima di distensione tra i Varlish e gli uomini del clan. Nel sud del regno, però, è scoppiata una sanguinosa guerra civile che semina morte e disperazione. Le parti in causa (i Monarchici e gli Alleati, comandati dal generale ribelle Luden Macks) combattono senza esclusione di colpi. Tra le file dei Monarchici militano i temutissimi Redentori, un ordine di spietati preti guerrieri assetati di potere e disposti a tutto, anche a risvegliare dal suo sonno millenario una divinità seidh, Cernunnos, un dio che ha un piano ben preciso... e funesto.
Molto spesso, anche se non sempre, i commenti sulla quarta di copertina sono il risultato di un “gentleman agreement” tra scrittori, oppure il frutto di un’abile lavoro di marketing da parte delle case editrici. Tuttavia raramente parole sono state più ispirate di quelle di Greg Keyes* riferite a Cavalca la Tempesta: “David Gemmell non solo sa raccontare una storia, ma sa raccontare una storia che tutti noi vogliamo ascoltare”. Questa forse è la caratteristica che ha reso lo scrittore nato in Inghilterra uno dei massimi rappresentanti della fantasy mondiale.
Il IV romanzo della saga dei Rigante inizia alcuni anni dopo le vicende narrate in Cuore di Corvo. Gemmell abbandona lo schema del romanzo singolo per creare due libri collegati e intrecciati, ma leggibili anche singolarmente. I personaggi di questo Stormrider sono gli stessi del volume precedente, finalmente cresciuti, maturati e pronti e compiere il proprio destino.
I temi toccati da Gemmell qui sono quelli a lui abitualmente cari: l’invasione, la battaglia per la sopravvivenza dell’umanità e della magia, i conflitti interiori, l’amore, la vendetta, la giustizia e la rettitudine.
Il tutto è immerso in una sorta di machiavellica real politik ed è affidato alle azioni e alle riflessioni di personaggi grandiosi nella loro complessità.
Andiamo però con calma. Inizialmente la trama si divide in due filoni principali: il primo è incentrato sul guerriero rigante Kaelin Ring, il conte detto Moidarth, e più generalmente su quello che sta accadendo a Eldacre e nelle terre dei Rigante; il secondo è basato su Gaise Macon e sulla brigata Eldacre, impegnata nella guerra civile che sta devastando l’impero Varlish.
Le due trame sono strettamente connesse grazie al personaggio della Wyrd e ad alcuni “vecchi amici” del mondo dei Rigante, per esempio Riamfada. I personaggi “magici” osservano con attenzione e preoccupazione la tempesta che dal sud si sta inevitabilmente spingendo verso Eldacre e le montagne del nord.
Un altro ponte tra le due tracce narrative è Winter Kay, il personaggio negativo del romanzo. Winter Kay, conte di Winterburne, è entrato in possesso dell’Orb di Kranos, un antico e potentissimo manufatto che ha donato a lui e al suo ordine, i Redentori, immenso potere.
L’Orb di Kranos racchiude però un terribile segreto e un potere ancora più grande e funesto, che Winter Kay riporta nel mondo perseguendo i propri sogni di dominio.
Contro Winter Kay e il suo nuovo padrone rimarranno a ergersi solo i Rigante, che dovranno allearsi con il loro peggior nemico e il figlio di quest’ultimo, Gaise Macon. La trama a partire da questo punto si riunisce e procede verso lo scontro finale.
In tutto questo non vi è nulla di sostanzialmente nuovo rispetto ai tanti successi scritti da David Gemmell, ma in tutta onestà non se ne sente nemmeno il bisogno.
La trama, di per se stessa abbastanza semplice, viene arricchita dalla profondità delle tematiche trattate e dalle motivazioni e dallo spessore dei personaggi.
Quello che rende ogni singolo romanzo di Gemmell una gemma da custodire con gelosia, sono gli uomini e le donne create dallo scrittore inglese.
Il Moidart, la cui grandezza si avvertiva già in “Cuore di Corvo”, raggiunge la propria apoteosi in questo romanzo. L’esempio dello spietato conte del nord è decisamente sintomatico della bravura di Gemmell. In “Cuore di Corvo” il Moidart viene dipinto come il personaggio negativo per eccellenza: spietato, crudele, nemico dei Rigante e delle loro tradizioni, brutale e duro con il figlio che non ama. Allo stesso tempo però Gemmell getta un po’ di luce sulle ombre dell’animo del conte grazie all’espediente della pittura e con altri accorgimenti meno visibili, ma che divengono chiari con “Cavalca la Tempesta”.
Nelle pagine dell’ultimo romanzo il Moidart non muta sensibilmente il proprio carattere, ma Gemmell ne svela altri particolari, sfaccettando maggiormente il personaggio e impiantando in noi il seme dell’amore per questo spietato e duro politico, diventato nel corso delle pagine e suo malgrado uno degli ultimi baluardi di fronte ai Redentori e a Cernunnos. Male contro male, consci che se la situazione fosse stata differente, questi sarebbero stati alleati.
Tra le righe di Gemmell emerge sempre una morale, che sebbene spiccia, ha grande attinenza con la vita reale. Winter Kay in un certo momento del libro comprende di essere stato la causa della propria rovina, perché ha permesso che il timore piantasse le radici nella sua mente, annebbiando la sua capacità di giudizio. Allo stesso modo, insegna il Moidart, il potere non è nulla se non è sorretto da una volontà ferrea. Il confronto più interessante rimane quindi quello tra Winter Kay e il Moidart, affini sembrerebbe nell’animo (sempre meno nel corso delle pagine), ma nemici per circostanza.
Gemmell è un profondo conoscitore della psiche e dell’intimo umano: sa esattamente come dovrebbero essere e come sono in realtà. Forse è per questo che i suoi personaggi sono complessi e comunicativi, senza il bisogno di centinaia di pagine perse in descrizioni.
Gaise Macon e Kaelin Ring, coprotagonisti del romanzo, sono resi in maniera mirabile. Luce e ombra dosate con acume per renderli veri e affascinanti. La grandezza del romanzo però si intuisce nei personaggi “minori”. Maev e Chara Ring, Mietitore (o Cacciatore), Mulgrave, Taybard Jaekel, Jakon Gallowglass, Aran Powdermill, Ramus, Draig ed Eain Cochland, Feargol, eccetera... sono tutti esattamente come li vorremmo e tutti ugualmente indimenticabili, indipendentemente dall’importanza e dal ruolo ricoperto nella storia. Poche righe, o alcune pagine... per David Gemmell non fa alcuna differenza, il risultato è sempre lo stesso, un personaggio perfetto, o per meglio dire umanamente perfetto nella sua imperfezione.
Cosa si può dire ancora di questo romanzo dove non manca nulla e nulla è di troppo?
Cavalca la Tempesta è decisamente ottimo, addirittura eccellente se preso nel suo complesso con Cuore di Corvo. La sua forza è però anche il suo limite. Il romanzo è, nonostante le differenze (molte rispetto per esempio al mondo dei Drenai), profondamente gemmelliano. Un occhio non particolarmente attento potrebbe vedere sempre gli stessi personaggi nel mondo di Gemmell: Tenakha Khan, Jhon Shannon, Druss, Flagello, Parmenion, Dace, Gaise Macon e altri hanno molti punti in comune tra di loro. Nulla di più falso e nulla di più vero. I personaggi sono simili, perché della stessa pasta sono fatti gli eroi. Le strade che li hanno portati alla grandezza sono però differenti, come differenti sono i loro demoni. Se mi chiedessero di scegliere l’eroe per antonomasia. È tra le pagine di Gemmell che forse lo cercherei.
Per chi ama lo scrittore, Cavalca la Tempesta darà nuova linfa alla convinzione che Gemmell sia il miglior rappresentante in assoluto di Eroic Fantasy e forse il miglior scrittore fantasy su romanzo singolo. Per chi pensa che i libri del romanziere britannico siano troppo simili tra loro, questo volume non potrà cambiare questa convinzione.
Un unico appunto può essere fatto a Gemmell in relazione all’evento che porta Gaise Macon a risvegliare i propri demoni. Senza voler svelare nulla, la perdita che fa nascere in Gaise Macon il desiderio di vendetta è un po’ forzata e non in linea con la qualità del resto del romanzo.
Cavalca la Tempesta e gli altri tre romanzi dei Rigante sono libri che consiglio decisamente a tutti, perché Vi faranno passare piacevoli ore e momenti magici.
* E' l'autore della saga “The Kingdoms of Thorn and Bone”, “I Regni delle Spine e delle Ossa”. Per ora, in Italia è uscito il primo volume, Il re degli Alberi, edito da Fanucci.
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