Attesa da tutti gli appassionati come una pietra miliare, la saga di Earthsea trasposta sul piccolo schermo grazie al noto canale satellitare SciFi Channel ha fortemente deluso gli appassionati americani che lo hanno letteralmente massacrato con accuse che certamente mi trovo a poter condividere almeno in parte.
Mi appresto infatti a questa breve recensione di un’opera, che probabilmente vedremo tra qualche mese anche da noi, senza aver letto – sacrilegio! – il suddetto ciclo letterario della Le Guin, scrittrice di fantascienza amatissima anche nel nostro Paese (e ricordata specialmente per le sue opere in forma di romanzo che le hanno fruttato diversi premi Hugo e Nebula), prestatasi alla narrativa fantasy con la saga delle avventure del mago Ged che tanto devono aver inevitabilmente influito su molta della fantasy successiva (e ci metto senza alcuna remora dentro anche il celeberrimo maghetto di Hogwarts che maggiore ricchezza e fama ha dato a un’autrice che, mi si consenta, non può essere certo paragonata alla Le Guin).
Allora, la prima cosa che emerge dalla visione della miniserie è la inevitabile somiglianza del tutto con quanto visto in questi ultimi anni sul grande schermo, in primis la trilogia tolkieniana, ma anche quella di Harry Potter (con tanto di scuola di maghi che sembra veramente una versione medievaleggiante di Hogwarts). Questo è probabilmente impossibile da evitare, ma a sentire gli appassionati della saga – basta leggere i commenti al film sull’IMDB – si tratta di una serie di invenzioni degli sceneggiatori che si sono discostati in maniera notevole dal testo scritto.
Un altro punto debole del film è dato dallo scarso sviluppo dei personaggi e dal casting assolutamente delirante che finisce per far assomigliare gli eroi della vicenda a Frodo e Sam, la giovane Tenar alla giovane Morgana delle Nebbie di Avalon – da cui sembra tratta di peso la sorellanza stregonesca guidata dalla Rossellini – il perfido Jaspar a Draco Malfoy, Danny Glover a Obi “Ben” Kenobi (o a Gandalf), e così via. Anche il contrapporre la poco più che ventenne Kristin Keurk alla ultra-quarantenne Jennifer Calvert come rivali per la successione al vertice della sorellanza sembra quantomeno discutibile come scelta di attrici.
Anche gli effetti speciali in computer graphics sono piuttosto modesti, a tratti imbarazzanti, e finiscono per far somigliare il tutto più a Dungeons & Dragons – anche per il ruolo del sovrano malvagio che somiglia molto al Profion del film citato – che non alle due mega-produzioni cinematografiche sopra citate da cui pure ruba a piene mani.
In definitiva, non trattenete troppo il fiato per l’attesa: si tratta di un filmetto abbastanza banale e decisamente molto derivativo anche per chi non deve necessariamente denigrarlo per la scarsa – o addirittura nulla come sembra apparire dalla lettura di alcune critiche – aderenza al dettato della Le Guin.
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