Christopher Nolan, in Batman Begins, esplora le origini della leggenda dell'Uomo-pipistrello e la sua trasformazione in Nero Cavaliere al servizio del Bene a Gotham City dopo la morte dei suoi genitori.
Festeggiamo quest'anno il quarantesimo anniversario del primo Batman cinematografico - dimostrazione che il personaggio è diventato una vera e propria icona culturale - con il film piacevole e divertente di Christopher Nolan.
Le innumerevoli sfumature della personalità dell' Uomo Pipistrello lasciavano aperte diverse possibilità di caratterizzazione.
Dopo la fiaba dark-moderna di Tim Burton e i deludenti seguiti incentrati sulle colorate e surreali coreografie, l'impresa di offrire una lettura fresca e “nuova” di Bruce Wayne, però, sembrava tutt'altro che facile.
Lo spazio con maggiori possibilità di approfondimento in cui inserirsi per sviluppare la sceneggiatura era quello della nascita dell'eroe oscuro e dell'inizio della sua carriera: la scelta di fare un prequel pareva quasi obbligata.
Le origini si sono ben prestate a fungere da substrato per un film che, pur avendo uno scarso margine per sperimentazioni e innovazioni su un personaggio simbolo del fumetto e del cinema, riesce comunque nell'impresa di modernizzare e attualizzare alcune caratteristiche di Batman apparentemente immutabili.
La storia in sé è credibile, coerente e si lascia seguire senza difficoltà. L'attenzione si mantiene su livelli alti da questo punto di vista, ma soffre quando si scontra con alcune inadeguatezze del ritmo della narrazione. Il regista si è rivelato un po' incerto e confusionario: anziché dare un'impronta più personale e decisa all'opera, ha optato per delle scelte di compromesso, dal punto di vista meramente formale, che non entusiasmano.
Il realismo dell'ambientazione, a metà tra il contemporaneo e il futurista, e la connotazione fin troppo reale e umana del supereroe (che tanto "super" non è) suscita nello spettatore un senso di identificazione e una serie di riflessioni che, diluite lungo tutta la proiezione, nobilitano la ripetitività delle tematiche e delle situazioni già viste nei precedenti Batman.
Non mancano elementi nuovi, ma il film sembra soffrire di una crisi d'identità, proprio come il protagonista.
Le scene contemplative vengono trattate alla stregua di momenti d'azione, dal punto di vista della regia, generando nello spettatore un senso di spaesatezza di fronte a tanta frenesia. Quando è il momento di passare al combattimento e agli inseguimenti manca quella forza espressiva che avrebbe dato all' opera una portata più vasta.
L'attenzione è tutta incentrata sulla crescita fisica e psicologica del giovane Bruce, ma non cattura quella spettacolarità che completerebbe degnamente l'affresco dell'uomo-eroe: un difetto minore, se volete, ma pur sempre influente nel giudizio finale.
La netta cesura di toni tra il primo tempo, introspettivo, e il secondo tempo “d'azione" non facilita una comprensione unitaria, anche se il binomio tra il percorso di crescita spirituale e mentale del protagonista, prima, e il suo rapportarsi con il mondo esterno, poi, ha alla base una precisa scelta alla quale c'è da dare il giusto merito. Al di là di un flashback iniziale, per catturare da subito lo spettatore, la narrazione è lineare e segue tappe precise.
Nella prima parte seguiamo l'evoluzione di Bruce Wayne, la maturazione che lo porterà ad acquisire coscienza di sé e della sua umanità, per poi indossare la maschera del Pipistrello, dopo aver confitto le proprie paure più profonde metabolizzandole.
Nella seconda parte, la più movimentata, assistiamo all'affermazione definitiva dell'Eroe come persona che si strugge per non combattere il male con il male, l'incarnazione dell'ideale di Giustizia attraverso il rifiuto della Vendetta e la ricerca dell'Equilibrio.
Lo stesso equilibrio che viene turbato con la morte dei genitori di Bruce viene riacquistato attraverso un attento e difficoltoso processo di autoconoscenza. Chi è Bruce Wayne? Il miliardario playboy o il Cavaliere Oscuro a caccia di criminali? Quale dei due è una maschera?
Le due facce di Batman sono dei riflessi della situazione contingente: la scelta di quale maschera indossare deve essere finalizzata al ripristino della situazione iniziale, per non condurre alla rovina totale. Vivere impersonando un uomo e un ideale porta con sé delle conseguenze amare, il protagonista se ne accorgerà prima della fine.
Nel frattempo, lungo questa parabola di redenzione, non mancano i canonici combattimenti corpo a corpo e gli inseguimenti automobilistici.
Più che dignitosi, a tratti buoni, veloci (anche troppo) ma non spettacolari. Se non altro l'attenzione così si focalizza su altri elementi, ma una maggior cura di questo aspetto avrebbe giovato di molto al film.
Adeguate le interpretazioni degli attori, sorprendente, in positivo, il protagonista Christian Bale, espressivo e versatile quanto basta a impersonare il suo personaggio; non ho rilevato forzature degne di nota, né stonature, a parte un paio di scambi verbali che potevano essere maggiormente approfonditi.
Completa l'opera una colonna sonora di mero accompagnamento, non memorabile ma nemmeno troppo invadente.
In definitiva un film piacevole, ma non scorrevole, che manca di un giusto bilanciamento di ritmi, riservando però, in ultima analisi, delle piacevoli sorprese anche a chi è a digiuno del genere.
Se siete dei fan dell' Uomo Pipistrello, anche solo alla lontana, non lasciatevelo sfuggire.
1 commenti
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