Se gli intenti della Dreamworks erano quelli di far ridere, con Madagascar c’è senz’altro riuscita. Se invece erano quelli di proporre un film d’animazione maturo sul piano narrativo, allora la distanza con i rivali della Pixar sembra ancora incolmabile.
E’ questa la prima riflessione che suscita questa pellicola, l’ennesima incentrata sugli animali. Una sceneggiatura semplice, spesso scontata e banale, al fianco di alcune sequenze esilaranti, irresistibili. Un film a metà, insomma, che attraverso l’ottima caratterizzazione dei personaggi è in grado di regalare un’ora e mezzo di sano divertimento, senza penetrare troppo i temi (pur interessanti) messi in gioco.
Negli intenti degli autori, doveva essere un film che fa riflettere, una storia che analizza la condizione degli animali negli zoo e il valore dell’amicizia contrapposto agli istinti della natura. Gli ingredienti c’erano tutti, considerato l’intelligente punto di partenza in cui un leone (Alex), nato in un giardino zoologico e abituato a mangiare bistecche senza la necessità di cacciare, vive un bellissimo rapporto di amicizia con una zebra (Marty), una giraffa (Melman), e un’ippopotama (Gloria). Pasti succulenti, se incontrati nella savana, eppure amici stretti tra le “facili” sbarre di New York. Ecco dunque una serie di eventi più o meno fortuiti, in seguito ai quali i quattro amici si ritrovano davvero liberi nell’isola del Madagascar, costretti a sopravvivere con le loro forze.
La sensazione, con il trascorrere dei minuti, è quella (fastidiosa) di un film che abbia sempre meno da dire, che arranchi verso un finale scontato e che per questo si arrenda alla facile soluzione della gag. Anziché essere una storia supportata da tante scene divertenti, il film diventa una serie di scene divertenti (spesso molto divertenti) legate insieme da un filo narrativo. Come se la trama fosse solo la scusa per poter far ridere, “difetto”, se vogliamo, che non mancava allo stesso Shrek, seppure gli intenti fossero più dichiarati e l’idea di fondo più in linea con questo tipo di scelta. Detto questo, non sorprenderà che le trovate più felici siano, come ormai siamo abituati, quelle derivanti dalle infinite citazioni cinematografiche, che il pubblico si diverte a riconoscere.
Qualche settimana fa, un gruppo di animalisti aveva sollevato delle critiche al film, invitando i genitori ad accompagnare i figli al cinema, pronti a spiegare e a completare laddove il film non arrivava. Ora ne capiamo un po’ di più il motivo, considerata la superficialità della trattazione. Dal canto nostro ribadiamo il consiglio soprattutto perché, nonostante tutto, Madagascar è un film da vedere, in grado di mettere di buon umore, di far trascorrere ottantasei minuti con il sorriso sulle labbra. Sorriso che si trasforma in risate da mal di pancia ogni volta che entrano in scena i pinguini, senza dubbio i personaggi più azzeccati e divertenti, che da soli giustificano il prezzo del biglietto.
La tecnica usata è un connubio tra il tridimensionale sempre più perfetto (davvero incredibile la rappresentazione del mare agitato) e il bidimensionale molto colorato e poco dettagliato delle scene d’azione, ottimo per focalizzare l’attenzione dello spettatore. Le voci italiane (Ale & Franz, Fabio De Luigi, Michelle Hunziker) non fanno certo rimpiangere quelle originali.
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