La trama

Harry Potter si risveglia dopo un terribile incubo in cui vede Voldemort, Codaliscia, Barty Crouch junior e un enorme serpente compiere un terribile atto, e si ritrova con Hermione (Emma Watson) e la famiglia Weasley giusto il tempo per recarsi a una passaporta che li condurrà alla coppa del mondo Quidditch. Così mentre il film inizia all'interno di uno stadio così vasto da far sembrare il Meazza un calciobalilla, quella stessa notte l’accampamento è attaccato da un gruppo mangiamorte (che indossano abiti in stile Ku Klux Klan e maschere orripilanti), riapparsi tredici anni dopo la notte in cui Voldemort ha ucciso i genitori di Harry.

L'emblema di un teschio e di un serpente, marchio di Voldemort, rischiara a giorno una notte funesta e densa di cattivi presagi. Questa volta il diretto per Hogwarts non si ferma al binario 9 e ¾, e Harry arriva alla scuola di magia dove Silente annuncia che Hogwarts ospiterà il Torneo Tremaghi, una delle competizioni di magia più eccitanti e pericolose per la comunità dei maghi. Un campione per ciascuna delle tre scuole di magia più grandi e prestigiose verrà selezionato per gareggiare in una serie di prove con pericoli mortali  cercando di vincere l’agognata Coppa Tremaghi.

Le ragazze francesi di Beauxbatons arrivano in un cocchio trainato da cavalli alati; I marziali allievi di Durmstrang a bordo di un maestoso vascello, in parte nave vikinga e in parte galeone piratesco, che emerge dalle acque del lago. Il prescelto tra i giovani maghi di Durmstrang è la star di Quidditch Viktor Krum (Stanislav Ianevski), accompagnato dal direttore della scuola che per aspetto ricorda il sinistro  Rasputin; per le bionde graziose e fascinose allieve della Beauxbatons, la scuola di magia della gigantesca Madame Maxime, la campionessa è Fleur Delacour (Clemence Poesy) e per Hogwarts il leale e generoso Cedric Diggory (Robert Pattinson).

Il calice riserva ancora una sorpresa per i partecipanti e gli organizzatori: a dispetto del numero chiuso di partecipanti, un altro biglietto, con vergato il nome di Harry Potter, viene depositato dal calice di fuoco nelle mani di Silente. Un vero colpo di scena perché per ragioni di sicurezza è stato decretato che nessuno al di sotto dei diciassette anni può partecipare al torneo. L’intera Hogwarts suppone che Harry abbia imbrogliato per raggiungere lo scopo, e si rivolta contro di lui facendogli assaporare umiliazione, isolamento, persecuzione ingiusta. 

Harry si ritrova improvvisamente in panni molto scomodi ad affrontare tre sfide che spiegano il perché del limite d’età richiesto:  

- conquistare l’uovo d’oro contenente l’indispensabile indizio per la seconda prova, strappandolo dalle adunche zampe di un fiammeggiante drago, un feroce Ungano spinato, figura minacciosa ben lontana dal tenero Norberto visto nel primo film

- salvare l’amico più caro imprigionato in una oscura e infestata laguna, lottando con sirene che hanno la coda a movimento laterale come quella degli squali e per capelli dei tentacoli di medusa.

- Entrare in un labirinto che visto dall'alto sembra infinito (e che susciterà l’invidia di Stephen King, sebbene privato delle creature minacciose di cui abbiamo letto nei libri della Rowling); un dedalo enorme e che vive di vita propria, nutrendosi e alimentando a sua volta le paure di chi lo attraversa; mutando la propria forma e trasformando quella degli avventati che lo affrontano. Al centro dell’intricato disegno di piante, la coppa attende i campioni, e riserva loro una minaccia ancora più letale di quelle già affrontate.

L'ungaro spinato
L'ungaro spinato

Commenti

Tutto ciò che le legioni di fan del piccolo mago vorranno sapere è che il film è uscito, senza badare al fatto che il calice sia mezzo pieno o mezzo vuoto; i babbani sappiano che questo è il film migliore della serie, anche se non è senza difetti.

Harry Potter e il prigioniero di Azkaban era un film cupo ed elegante. Harry Potter e il Calice di fuoco è meno lezioso, più fisico e oscuro. La magia non è più un gioco da ragazzi: è inquietante, spaventosa e per la prima, dolorosa volta uccide.

Ma Harry e gli amici dovranno affrontare è qualcosa di più imprevedibile dei labirinti dalle pareti mobili e più spaventoso di Colui Che Non Deve Essere Nominato: il tumulto della pubertà.

L’oscurità incombe su Hogwarts e il suo nome è adolescenza. Quella sì che è una magia seria.

L'infanzia si conclude per Harry, il giovane mago con il segno di zorro in fronte, e il fantasmagorico mondo di Hogwarts che l’ha protetto e coccolato per quattro anni non è più un luogo sicuro. Il paradiso dei primi due episodi sta assumendo toni sempre più cupi. Siamo in purgatorio, in questa sorta di Divina commedia a rovescio, e i gironi infernali devono ancora venire.

Un giovanissimo Harry Potter
Un giovanissimo Harry Potter

Il calice di fuoco è il libro in cui la Rowling ha infine tolto i guanti – alcuni personaggi muoiono, Voldemort ritorna alla carne e al sangue dopo la condizione di non esistenza - e il film si adatta allo scritto. La morte, la tortura, l’umorismo e perfino il germogliante erotismo sono le cifre di questo film.

Il terrore si staglia nitidamente nel lamento di un padre affranto per una perdita irreversibile, il primo momento genuinamente umano, e per questo terribile. Quello di Newell è un film intimo e reale, e la cosa aumenta l'urgenza della minaccia. Il senso della sorte avversa imminente rimane, anzi, la nube nera che incombe su Harry si fa ancora più minacciosa in previsione della tempesta vera che si scatenerà a conclusione della saga.

La pellicola è più cruda e meno preziosa delle altre (la visione di Harry Potter e il calice di fuoco è sconsigliata ai minori di 13 anni, a causa di scene violente e della morte di due esseri umani) ma l'azione non è l'irragionevole violenza di un videogioco;  ha uno scopo, uno schema e uno stile, come le prove del torneo Tremaghi, che i giovani campioni devono superare.

Harry Potter Oggi
Harry Potter Oggi

Che Harry sopravviva alle prove va da sé, poiché si sa che nel mondo della carta stampata ha già lasciato molte altre avventure alle spalle, ma "il Calice di fuoco" porta al limite di rottura la resistenza e il potere del giovane mago, con molta più azione e parecchie sequenze emozionanti (la considerevole battaglia con il drago e la scaramuccia subacquea con malefiche sirene).

Fatta eccezione per stadio di Quiddich e la lotta con il drago, gli effetti speciali non sono così evidenti. Alla base pare esserci la scelta di intrecciare con più naturalezza gli effetti cgi con il tessuto della vicenda. Tecnicamente il film è all’altezza dell’alto standard richiesto da una pellicola da 150 milioni di dollari

Il saggio Albus Silente ci dice che presto dovremo scegliere fra ciò che è giusto e ciò che è facile, e sottintende che per crescere in un mondo in cui la magia è normalità, la magia non basta.

Questo nuovo film di Harry Potter fa la cosa giusta e, come Harry fa notare alla fine del film, tutto sarà differente d'ora in poi.

La sceneggiatura

Steve Kloves, sceneggiatore di tutti e quattro i film (prossimamente scriverà e dirigerà Lo strano caso del cane ucciso a mezzanotte)  si è trovato di fronte all’impresa di adattare un romanzo voluminoso, e il lavoro di compressione ha rispettato lo spirito rimanendo fedele nella sostanza al lavoro della Rowling, ma distanziadosi notevolmente nei particolari.

Con così tanta carne al fuoco, Kloves ha dovuto necessariamente sacrificare molti elementi che potrete certamente indovinare: liquidate le prime duecento pagine del romanzo con un prologo: l’incubo di Harry Potter; assenti o ridotti ai minimi termini i quadri animati e le apparizioni dei fantasmi di Hogwarts (con un'eccezione per Mirtilla malcontento); nessuna campagna pro elfi domestici per Hermione e le visite di Sirius Black ridotte a un apparizione ardente tra le braci di un camino.

Nello sviluppare lo storyline, Kloves ha camminato su una fune tesa. Alcune scelte, apparentemente irrilevanti, sono state compiute per fare felici i numerosissimi fan (lettori) e pazienza se qualche taglio supplementare avrebbe giovato. Nel gioco di compromessi ed equilibri, in cui entrano ovviamente anche le importanti indicazioni del regista, il film si trascina di tanto in tanto, ma non al punto da spazientire chi non ha letto i libri della Rowling.

A differenza degli altri tre, questo capitolo non è autonomo e salta da un punto culminante all’altro lasciando allo spettatore giusto il tempo di prendere fiato: dall’attacco di notte all’accampamento dei maghi, alla battaglia sui tetti di Hogwarts al salvataggio subacqueo.

La regia

Con Chris Columbus, l'operaio qualificato competente delle prime due pellicole, i film sono state copie fedeli e rassicuranti dei libri.

Il dotato Alfonso Cuarón ha cercato di sciogliere i legami del convenzionale, riuscendo solo in  parte nell’intento, ma donando alla terza puntata la dose di magia necessaria (che, soddisfaceva molti, ma non gli appassionati potteriani). Il timoniere Alfonso Cuaron aveva traghettato la nave Harry Potter in acque più torbide e turbolente, il nuovo capitano Newell la conduce dritta nella tempesta (ormonale) dell’adolescenza.

Il regista britannico di Quattro matrimoni e un funerale e Donnie Brasco, è un artigiano impeccabile con quattro decadi d’esperienza cinematografica, un veterano interessato a ricavare il meglio dai suoi film. Come il suo predecessore, Newell abbraccia il lato oscuro della magia con stile e dà alla serie uno sguardo fresco senza demolire quanto di buono fatto fino a ora.  Nel regno dell'avventura fantastica, Harry Potter e il calice di fuoco lascia un segno profondo.

Osservati nell'insieme, i film di Harry Potter si stanno rivelando come costosi esperimenti cinematografici. Usando la stessa materia grezza dei libri, lo stesso sceneggiatore (l’eccellente Steve Kloves), in gran parte lo stesso cast, i film di Potter finiscono per riflettere la sensibilità del loro regista più di quella dell'autore.

I personaggi http://www.fantasymagazine.it/notizie/3646/

I protagonisti che ormai abbiamo imparato a conoscere bene sono cresciuti e si suppone che siano più saggi, ma si sa, l’adolescenza è quel periodo della vita tumultuoso e delicato in cui le inquietudini e i timori legati alle improvvise e rapide trasformazioni del proprio corpo e delle proprie funzioni, finiscono per provocare vere e proprie crisi di identità. Il che, in altri termini, significa semplicemente che il giovane non sa più esattamente né chi è né come deve comportarsi.

Per gli attori Daniel Radcliffe, Emma Watson e Rupert Grint, questo è un periodo scomodo. Come i loro personaggi, stanno lottando con la transizione dall'infanzia all'età adulta. Nessuno dei tre è  ancora maturo e ci sono momenti in cui le loro prestazioni denunciano la loro mancanza di esperienza.  Tuttavia sostituirli con attori di maggior talento non sembra essere una scelta felice e probabilmente li vedremo fino al 2010 o 2011, quando il settimo e ultimo film della serie raggiungerà lo schermo.

Il passaggio all'adolescenza, suggerisce che per la prima volta dietro il segno di zorro del maghetto si nasconda un attore, mentre il personaggio sembra più sensibile a tutto ciò che accade attorno a lui. Harry Potter s’imbroncia con abilità, ma Daniel Radcliffe ancora deve accumulare la necessaria esperienza per fare in modo che il gesto trasmetta emozioni. Le tenebre e la sorte avversa possono essere meno poetiche, ma la combinazione di eccentricità britannica, fatalismo e audacia rimangono intatte.

Hermione (Emma Watson) si sta trasformando in una donna giovane bella e attrae l’attenzione di molti ragazzi, cosa che non sfugge a Ron (Rupert Grint), alle prese con crisi di gelosia e litigi con il barbiere: sfoggia una pettinatura da moschettiere che lo fa somigliare a un cane pastore delle Shetland. Ron è stanco di essere riconosciuto come l’amico stupido di Harry Potter e questo scatena  il conflitto fra i due.

Il trio viene affiancato dai campioni delle scuole di Hogwarts, Cedric Diggory (Robert Pattinson); Beauxbatons, Fleur Delacour (Clémence Poésy) e Durmstrang, Viktor Krum (Stanislav Ianevski).  

Il film, a differenza degli schemi precedenti mette a fuoco la psicologia degli allievi, riducendo a poco più che camei le apparizioni degli storici professori. Soltanto Michael Gambon ha una parte di rilievo; al professor Piton sono riservati solo una manciata di secondi; la breve apparizione di Gary Oldman, è poco più di una presa in giro. Hagrid, come ricorderete, è un mezzo gigante molto peloso.  La gigantessa Frances, direttrice della scuola di Beauxbatons è ancora più alta, ugualmente mascolina e giusto un tantino meno pelosa (i due vengono contagiati dallo stesso morbo amoroso che infetta tutti i ragazzi a Hogwarts).

Brendan Gleeson, il professor Alastor Moody, in nuovo insegnante di Difesa contro le arti oscure, si presenta come uomo garrulo e delle parti smontabili, compreso un occhio ballerino e una gamba metallica d’ispirazione piratesca.

David Tennant, Barty Crouch junior pare un cane rabbioso nella forma umana.

E, naturalmente, c’è Voldemort (Ralph Fiennes): calvo, elegante muscolare, con narici da serpente, e molto, molto sgradevole. Come uno scorticato danzatore infernale, emerge dal paiolo in cui vengono versati gli ingredienti magici che lo riportano in vita. Vestito con un abito nero fluente che sembra galleggiare attorno al suo corpo, fornisce una scossa che promette di durare fino alla fine della serie, ovunque questa ci possa condurre.

Il suo Voldemort è senza dubbio il miglior malvagio senza naso che si sia mai visto sullo schermo.

Gli altri appaiono in alcune scene ma non sono che comprimari usati per introdurre i protagonisti