- Non può essere quello che pensi - provò a calmarlo Vallesi, ma lui stesso non era più convinto di niente.
E intanto nella loro mente, più nitida che se Oleandri avesse potuto scaricarla su hard disk direttamente dal loro cervello, passava e ripassava la scena di uno che chiede di zittire il computer e l’altro che con la mano tocca il mouse, lo screen saver che si disattiva, il frastuono che si interrompe.
- Cazzo, ragazzi, finalmente. Vai a pensare che a quest’ora eravate ancora qui.
Geraci, ispettore capo del loro reparto, aveva appena fatto capolino nella stanza. Al solito senza bussare.
- Si rifletteva su via Delle Aquile - rispose Negri laconicamente, cercando di non apparire stordito e disorientato, come in realtà si sentiva.
- Beh, meno male. E’ un’ora che vi cerco proprio a proposito di questo. Ah, Oleandri, temo anche di avere svegliato tua moglie.
Inevitabile, alle cinque del mattino.
- Vengo ora dall’obitorio - riprese subito Geraci, senza neanche aspettare il fa niente di circostanza dell’altro - i medici stavano dando una prima occhiata, uno spettacolo davvero di merda. Da attorcigliare anche uno stomaco d’acciaio come il mio.
Considerazione strana, fatta da uno dotato della sensibilità di un elefante.
- Cos’hanno detto della ketamina? - chiese Negri. - C’è già un’ipotesi per i decessi, collasso cardiocircolatorio o altro?
- Ma che kazzotamina e collassi! Negri, non so come tu abbia voglia di scherzare su un fatto del genere. Troppe ore in compagnia di Bonfrate ti hanno forse contagiato?
- Io n...
- Ma li avete visti o no quei poveretti? Dal laboratorio mi hanno anche passato le tue foto - disse rivolgendosi a Vallesi - non so se tu abbia voglia di dare ancora un’occhiata a quel macello. Agli altri lo sconsiglio di cuore.
Il pacchetto di foto era già nelle mani di Vallesi, sul cui viso calò un sipario fatto di gelo intenso.
Scorreva gli scatti di sette giovani corpi straziati, alcuni monchi all’altezza dei gomiti, un paio decapitati di netto, la pelle di uno sfilata via come un soprabito: concentrato di orrore nella cameretta di un elegante quarto piano di via Delle Aquile numero 48.
I suoi scatti. Vallesi ricordava tutte le inquadrature, ciò che gli era passato per la mente ogni volta che il flash illuminava la scena, ogni volta cioè che, senza rendersene conto, fissava su negativo qualcosa di completamente diverso da quello che impressionava i suoi occhi.
Le sue retine come pellicole sballate.
Il flash. Forse i lampi di luce nel filmato di Enrico Marini?
Bonfrate ebbe un violento conato di vomito, ma riuscì a trattenere il bolo acido in gola, mentre Cuomo e Oleandri avevano distolto gli sguardi appena in tempo.
- Il medico legale dice che sono stati mutilati quando erano ancora vivi, qualcuno scuoiato e cauterizzato a fuoco, per prolungargli l’agonia. Di sicuro mutilati altrove, nell’appartamento c’è pochissimo sangue in giro. Gesùcristo.
- Mutilati altrove - ripeté macchinalmente Negri, pensando forse a un viaggio all’inferno, ma senza ritorno.
- Dio mio, se ci vuole dello stomaco - continuò Geraci, con un tono sempre a metà fra la preghiera e la bestemmia.
- In vent’anni di schifo non ho mai visto niente di simile. Chissà chi è stato capace di tanto, e senza farsi vedere da nessuno. Guarda se non salta fuori una di quelle sette sataniche della straminchia.
Ormai aveva imboccato la via della logorrea senza ritorno, incurante della scarsa reattività dei suoi interlocutori.
- Mi devo raccomandare con ognuno di voi: non una parola, coi giornalisti, neanche in famiglia. Ordini superiori, molto superiori, di chi ci piscia in testa per intenderci, e motivi di ordine pubblico: con una notizia del genere si rischia il panico generale. E poi a culo la polizia che come sempre brancola nel buio.
- Certo, capo. Non una parola - annuì ormai completamente spento Negri, senza avere il coraggio di incrociare lo sguardo degli altri, sicuro però che anche loro erano perfettamente d’accordo.
E intanto non riusciva a staccare gli occhi da una foto in particolare, che continuava a tenere inebetito davanti a sé. L’immagine forse meno cruenta, ma di certo la più significativa in tutta quella follia.
Il dettaglio di una mano staccata via dal polso, tranciata di netto. Una mano che impugna una telecamera, ma tenendola al contrario. Una mano sinistra, come di uno che vuole immortalare se stesso con alle spalle uno sfondo indimenticabile.
- Non ne faremo parola con nessuno.
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