Notte. Respirava piano. Senza fare rumore. Nonostante nessuno potesse sentirlo o vederlo. Era troppo lontano. Teneva l’arco in mano, la freccia già pronta a scoccare. Ma non lasciava la presa. Non ancora. Il suo sguardo - quello sì trapassava le tenebre come un dardo lanciato da mani forti ed esperte - giungeva fino all’accampamento nemico, laddove nessuno si poteva accorgere della sua presenza, mentre lui, orecchio snello e occhio profondo, li osservava pacato.
Gli umani bevevano ed erano stranamente silenziosi: erano noti per il loro carattere fracassone e irrispettoso, ma quella notte no, c’era un cupo peso sui loro capi. Li guardava, così, senza fretta, uno a uno: le barbe, le mani grosse e nodose.
Non c’era nulla di più lontano da lui e la sua stirpe. I capelli grigi-blu che parevano emanare una soffusa luminosità azzurrognola sotto la luna e lunghi fino alle scapole, l’occhio dal taglio sottile, la bocca dalle labbra fini, il mento affusolato, le orecchie slanciate a punta e la carnagione olivastra. Più basso di un umano, magro e tonico. Con quel profumo di muschio. Com'era bello, oh com'era bello! Erano secoli - ma forse anche di più, forse nemmeno gli alberi millenari ne avevano un ricordo - erano secoli che non si vedeva un elfo tanto bello.
Gli umani gli stavano quasi indifferenti. Non pareva che valesse molto la pena avere a che fare con loro. Erano sordi a molte cose, non avevano quello sguardo che percorreva chilometri, non sentivano le voci delle piante e le note dei sassi. Avevano un loro fascino, comunque. Contemplava quegli strani aggeggi a lui incomprensibili, quei mirabolanti ritrovati della tecnica, quei grovigli di leve e corde e legna e ferro, combinazioni assurde e imprevedibili. Tutte quelle cose che costruivano. Quelle sì, quelle erano interessanti. Nascondevano segreti e nascevano da chissà dove nella loro testa e nelle loro grosse mani.
Per il resto, gli umani gli erano sostanzialmente indifferenti
ne era davvero sicuro? E quando - è successo meno di due giorni fa, quando eri nascosto tra le querce, quando eri una quercia, e nessuno ti vedeva o ti sentiva, nemmeno lei, nel fiume a lavarsi, lei che ignorava che la sua nudità scintillante di acqua e sole fosse lì per i tuoi occhi, lei con quella pelle così chiara, i capelli neri, le labbra carnose eppure tanto belle, e ti pareva di sentire il suo profumo, di pelle chiara e di acqua e di sole e di corpo scintillante di acqua e sole e a un certo punto, chissà come, ma non poteva averti visto, si girò verso di te, verso la quercia che tu eri e rimase lì, a fissarla, a fissarti e ti parve che sorrise, come ti parve?, a te non è mai sfuggito alcun particolare, eppure lì, accarezzava l’acqua e mai ti sembrò tanto bello il lieve sciacquio del fiume - quando non riuscivi a fare meno di farla tua, almeno con lo sguardo, non riuscivi nemmeno a pensare “è solo un’umana” e il sangue linfa di quercia ti bruciava dentro e ti sembrava di impazzire?
indifferenti per lo più.
Un gufo sopra un ramo fissava il fuoco con le pupille rotonde e scure, voragini in cui perdersi.
- Notte strana. Mi sento fissato da ogni cosa; scommetto che uno di loro è lì, nascosto tra qualche tronco, tra i cespugli di felci e rovi... magari già con un piano per ucciderci - disse il soldato barbuto, il capo chino, in mano un piccolo bastone secco e contorto a rigare la terra.
Il suo compagno, calvo, con una grossa cicatrice sulla nuca, alzò lo sguardo dal crepitio del fuoco: - Hai ragione, non è stata una buona idea avventurarsi in territori sconosciuti, per di più se questi territori sono i loro. L’audacia non ripaga sempre i coraggiosi.
- E pensare... - continuò l’uomo barbuto - e pensare che se non avessimo trovato il ponte distrutto... saremmo giunti, un attacco improvviso e perfetto, un’azione che li avrebbe demoliti - il bastoncino si ruppe con un rumore che li fece sussultare. Buttò il pezzo che gli era rimasto in mano nella viva fiamma che gli illuminava i tratti stanchi e impauriti.
Tra quei bui sentieri si poteva aggirare la morte, una possibile morte che poteva giungere o meno, chissà che quello non fosse proprio il loro giorno, che quella non fosse proprio la loro notte. Una possibile morte. Possibile, forse sì forse no. Comunque la loro.
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