“Una serie di cose strane. Il proiettile uscito dalla testa di Goober aveva colpito il soffitto. Il bossolo espulso dalla Luger era finito sul pavimento dietro di lui. E sulla sua mano c’erano tracce di polvere da sparo. E poi non ha lasciato neanche un biglietto.”
“Per me ha tutta l’aria di un suicidio,” disse Leonard.
“Il fatto è che il bossolo di una Luger viene espulso in avanti. Se tu ti puntassi la pistola alla testa, il bossolo verrebbe espulso in avanti e finirebbe sul tavolo oppure per terra. Le cose qui sono andate diversamente.”
“Forse è rotolato via,” dissi io.
“Il pavimento dietro Goober era leggermente soprelevato: sai…, la zona giorno. Impossibile che potesse rotolare in salita. E poi ci sono le tracce di piombo sul soffitto. Se Goober si fosse puntato la pistola alla testa, pur se in posizione obliqua, è difficile pensare che la traiettoria del proiettile verso il soffitto potesse essere quella. Forse possibile ma certo non probabile. Forse è stato qualcun altro a tenere la pistola inclinata in quel modo, e certo ha fatto meno fatica. È difficile farlo da soli e ottenere gli stessi risultati. Se poi si aggiunge che la cassaforte era aperta e che i soldi non sono stati toccati mentre la ricetta del chili è sparita…, allora siamo proprio in presenza di un enigma.”
“Goober aveva dei motivi per suicidarsi?” chiese Leonard.
“Era malato,” disse Charlie. “Girava voce che avesse qualche malattia grave ma a me sembra piuttosto che qualcuno lo abbia preso di sorpresa alle spalle, gli abbia sparato con la Luger, gli abbia messo la mano sulla pistola e l’abbia poi fatta scivolare in modo che sembrasse un suicidio. E che quella stessa persona in seguito abbia rubato la ricetta.”
“Hanno aperto la cassaforte facendola saltare?” chiese Leonard.
“No, ma questo non significa che non sia stata forzata da qualcuno che sapeva il fatto suo. Oppure da qualcuno che ne conosceva la combinazione. Tra i sospetti c’era un’ex fidanzata ma non se n’è fatto nulla. Comunque, la sto ancora tenendo d’occhio.”
“La Luger apparteneva a Goober?” chiese Leonard.
“Nessuno lo sa. Non era registrata. Un souvenir di guerra. Il padre di Goober ha fatto la Seconda Guerra Mondiale, per cui è possibile che gliel’avesse lasciata in eredità ma, anche se le cose stessero così, non ne discende che Goober l’abbia usata per spararsi.”
“Mio zio aveva una Luger come quella,” disse Leonard. “Un souvenir della Seconda Guerra Mondiale. Ora è in mano mia.”
“Ragazzi, me ne devo andare.”
Charlie si infilò la giacca ed io l’accompagnai alla porta. Fuori faceva un gran freddo. La stagione giusta per un piatto di chili. Charlie ed io ci stringemmo la mano e lui si allontanò in macchina nella pioggia.
Quando rientrai in casa, Leonard stava riempiendo due tazze di caffè appena fatto.
“Quella storia della ricetta…, è piuttosto strana,” disse. “Un enigma degno di Chi l’ha visto.”
“Per quel che vale…” dissi io.
“È una vita che sento parlare di Goober Smith,” disse Leonard. “E della storia del suo chili, del suo assassinio e della ricetta scomparsa, ma non mi era mai venuto in mente che potesse esserci qualcosa di vero finché Charlie non ci ha fornito queste informazioni confidenziali.”
“Ti va di guardare un film stasera? Ho letto che fanno vedere SHE CREATURE. Magari ci prepariamo un po’ di popcorn e ci compriamo qualche birra.”
Leonard sembrava assorto nei suoi pensieri ma rispose, “Certo.”
Ci preparammo i popcorn e ci guardammo il film ma non mi parve che Leonard fosse molto concentrato. Per tutta la durata del film mantenne una sorta di sguardo spento.
Ero riuscito a portarmi a letto questa meravigliosa bellezza dalla chioma corvina e lei era proprio sul punto di farmi toccare le tette quando mi afferrò per un braccio e mi diede una scossa così forte che mi sembrò di essere dentro uno sbattighiaccio.
Mi svegliai e la prima cosa che vidi fu Leonard, in piedi di fianco al divano su cui mi ero addormentato.
“Hap,” disse, scuotendomi, “ho risolto il caso.”
“Quale caso?”
“Alzati.”
“Vuoi scherzare… Stavo facendo un bel sogno: ero sul punto di fare l’amore con una bella ragazza dai capelli neri.”
“Aspetterà.”
Abbassai le coperte e mi sedetti sul bordo del divano. Mi sentivo come se mi avessero usato per fertilizzare un campo. Fuori, la pioggia suonava il proprio assolo di batteria sulla casa.
Leonard accese la luce. Mise una sedia di fronte al divano e vi si sedette. Teneva in mano una Luger.
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